Scuola, dodici regioni in classe: "Abbiamo paura di richiudere subito"
Altre quattro con le superiori in presenza al 50 per cento. Si è aperta una settimana di scioperi bianchi e dei docenti. Il preside Squillace di Milano: “Un altro passo falso sarebbe un disastro". Un istituto occupato a Napoli. E a Palermo molte famiglie tengono gli studenti a casa per timore del contagio
Corrado Zunino
Sono un milione gli studenti rientrati oggi in classe. Le classi superiori (al 50 per cento) presenti in Liguria, Umbria e Marche, le medie e superiori in Lombardia, solo le medie in Campania. E ora sono dodici le regioni con metà del ciclo finale in presenza. La voglia di tornare a vedersi è stata accompagnata, in tutti e cinque i territori, dal timore logico dei ragazzi: "Non vorremmo riprendere la Didattica a distanza entro un mese". Lo dicono i genitori del comitato milanese "A Scuola!", che hanno organizzato tre presidi mattutini in tre istituti. Lo dice Domenico Squillace, dirigente scolastico del Liceo Volta, sempre a Milano: "Un altro passo falso sarebbe un disastro". E ragazzi del Caravaggio come Alice che, per raggiungere l'istituto di Via Prinetti evitando i mezzi pubblici, due giorni fa si è comprata un motorino: "Sono contenta di rivedere i miei compagni, ma sono sicura che tra un mese ricominceremo tutti la Dad".
Lucia Azzolina, ministra dell'Istruzione, ha il mantra innestato da aprile 2020: "Oggi ci sono le condizioni per tornare in classe, invito gli studenti a rientrare in aula". In ventiquattro città però, e anche sotto il ministero dell'Istruzione, Cobas e sindacati e il Comitato Priorità alla scuola sono scesi in piazza per chiedere presenza e sicurezza, due nomi che sono la questione della scuola italiana in questo inizio 2021, questione fin qui irrisolta.
Poi ci hanno pensato gli stessi studenti. Quelli del Liceo Visconti di Roma, in presidio davanti al portone e poi in Campidoglio. Salvano l'organizzazione del loro istituto, ma raccontano che a una settimana dal rientro ci sono tre nuovi contagi e temono di riprecipitare all'incubo ottobre, "quando i docenti erano in quarantena e noi viaggiavamo con tre ore di buco al giorno". Ismaele, Gabriele, Giulia, Ruben hanno queste certezze: "Cerchiamo di muoverci a piedi perché la situazione autobus è esattamente quella del 14 settembre, sono affollati". Citano il 160, il 51 che si prende in Piazza Venezia: "Pieni alle sette e trenta di mattina e all'una del pomeriggio, quando usciamo".
Il dirigente scolastico Mario Rusconi, presidente dell'Associazione nazionale presidi del Lazio, mostra foto di assembramenti sulla linea B e sulle tratte degli autobus di Roma orientale: "La Regione non ha cambiato nulla". In verità, superate le otto di mattina, in città viaggiano mezzi vuoti e l'assessore all'Istruzione della Regione Lazio, Claudio Di Berardino - che oggi ha incontrato alcuni studenti romani -, rivendica: "Abbiamo messo più corse in strada". Quanti? Se il computo di bus ordinari più mezzi subaffittati più vetture di Roma Tpl è lo stesso, prima e dopo il piano prefetti, va detto che a Roma ci sono 150 bus turistici Astral in più, "spesso gli studenti non li riconoscono e quindi non li prendono". Comunque, spiegano all'azienda Atac, "abbiamo rinforzato il servizio con 100 bus rispetto a inizio dicembre. A regime, avremo una crescita di 1.500 corse".
All'Enriques, liceo di Ostia, alcuni studenti hanno preso l'assenza sul registro perché i treni della ferrovia urbana Roma-Lido erano pieni e non sono saliti. I docenti del Liceo scientifico e delle scienze umane Teresa Gullace, quartiere Don Bosco di Roma, hanno attivato uno sciopero bianco: attività didattiche ordinarie sospese per approfondire temi legati all'Educazione civica e al diritto all'istruzione. Quelli del Liceo Dante hanno coordinato una protesta in piazza Oderico da Pordenone, davanti alla Regione Lazio. Righi, Mamiani, Virgilio e Socrate hanno programmato riunioni dei collettivi. Resta in occupazione, dopo il mancato sgombero da parte della polizia, il Liceo Kant. Lo sciopero prossimo, e non bianco, è quello di venerdì, proclamato dai Cobas.
Si è rientrati anche a Genova, con gli stessi dubbi dal presidente regionale Giovanni Toti agli studenti. A Napoli i ragazzi dell'Osservatorio popolare studentesco hanno occupato il Liceo Labriola. A Palermo, invece, i genitori timorosi dei contagi continuano a tenere lontani dalle aule i ragazzi a Boccadifalco al Cep (Istituto comprensivo Tomasi di Lampedusa), a Medaglie d'Oro alla Noce (Istituto comprensivo Montegrappa Sanzio). E da Cosenza il preside del Liceo classico Telesio, Antonio Iaconianni, ha scritto al presidente della Regione Calabria Antonino Spirlì: "Oggi non ci sono le condizioni per una ripartenza in sicurezza. Se accadesse, dopo poco si ricadrebbe nel caos che abbiamo vissuto a livello nazionale e locale a ottobre. Ad oggi nella scuola che dirigo abbiamo casi, diretti o indiretti, che impongono quarantene".
A Pescara, tra scuole dell'infanzia, primarie e medie, si registrano problemi in cinque istituti comprensivi, per un totale di oltre 800 persone - alunni, docenti e collaboratori - in isolamento fiduciario. Il sindaco di Fermo, infine, ha chiuso la scuola elementare di Ponte Ete, dove in questi giorni sono stati riscontrati almeno otto positivi tra gli alunni e tre tra docenti ed educatori.