Scuola, corsa agli spazi Il rebus delle lezioni in caserme, orti e musei
Azzolina punta su tremila edifici dismessi. I dirigenti: non siamo agenti immobiliari
Ilaria Venturi
Non ci stanno tutti dovendo stare a distanza. E dunque è caccia agli spazi per far entrare a scuola un milione e 135 mila alunni, dalla primaria alle superiori, che ad oggi sono fuori. I presidi s’affrettano a prendere le nuove misure, accorciate dal distanziamento di un metro bocca-a-bocca tra studenti previsto nelle linee guida. La corsa è a inserire i dati nel sistema informativo del ministero all’Istruzione che sfornerà, sulla base dei metri quadrati disponibili, il numero di alunni che ci stanno. L’algoritmo la fa semplice. Invece è un rompicapo. E mentre la ministra Lucia Azzolina tira fuori dal cilindro tremila edifici scolastici dismessi a causa del calo demografico e del dimensionamento — sono sulla carta, se ne discuterà ai tavoli con gli enti locali — le opposizioni attaccano con Salvini che chiede le sue dimissioni. Mentre le chat dei presidi sono sempre più bollenti: "Non siamo agenti immobiliari".
Spazi che mancano
In grandi difficoltà sono le città metropolitane. Negli istituti comprensivi di Milano manca il 20% degli spazi, alle superiori di Bologna rimangono fuori tremila studenti, ed è una stima prudenziale. Su 245 istituti superiori romani almeno una cinquantina sono in forte sofferenza, denuncia Mario Rusconi, voce dell’Anp del Lazio. La ministra scivola sulla gaffe delle scuole in appartamento a Scampia, che non ci sono, poi si scusa. Assicura: "Quella di settembre sarà una scuola innovativa e aperta". La realtà è a macchia di leopardo e la palla passa agli enti locali: i Comuni sono responsabili degli edifici di materne, elementari e medie, le Città metropolitane dei muri delle superiori. Tra i presidi c’è chi cerca soluzioni innovative e chi è costretto a gettare la spugna. I dirigenti scolastici toscani minacciano: "Consegneremo le chiavi delle scuole ai prefetti".
Orti, teatri e caserme
La corsa a prenotare il teatro o il museo è partita. Molti pensano alle caserme e agli oratori, ma il nodo è: se non sono vicino alla scuola? E poi sono spazi da allestire, realisticamente manca il tempo. Daniela Mercante, preside dell’istituto comprensivo Portella della Ginestra, a Vittoria in provincia di Ragusa, per la primaria punta sul giardino, "scienze sarà fatta nell’orto". Per la materna ha ricavato spazi dal laboratorio informatico, "tanto il wi-fi è in tutta la scuola", creando un ambiente con sedute morbide e angoli lettura. Alessandra Rucci, che dirige l’istituto Savoia Benincasa ad Ancona, immagina zattere che calano dall’alto per dividere l’aula magna, "e vorrei costruire verande nel terrazzo".
Tempo pieno a rischio
Eugenio Tipaldi, preside nei quartieri spagnoli a Napoli, non sa come fare senza il raddoppio dei docenti e l’intervento del Comune. Le aule non bastano, il tempo sarà dimezzato alla primaria: chi andrà dalle 8 alle 12 e chi dalle 13 alle 16. "Sarà un problema per i genitori, soprattutto per chi dovrà venire al pomeriggio". Anche a Torino sono a rischio le 40 ore in molti istituti. Alle superiori, per non tagliare le ore, si ricorrerà alla didattica a distanza. "Gli spazi non saranno sufficienti, dovremo mantenere una quota di lezioni online" spiega Cristina Costarelli, preside del liceo Newton di Roma.
Le reazioni
Ad attaccare a testa bassa la ministra è Salvini che la bolla come "peggior ministro possibile e immaginabile". Forza Italia con Maristella Gelmini chiede che "Azzolina venga in Parlamento". I 5Stelle la difendono ricordando il miliardo in più per la scuola. "Bene, ma non basta" per Cgil e Cisl.