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SCUOLA/ CGIL: E' BOOM ALUNNI STRANIERI, SERVONO NUOVI PROGRAMMI

Convegno 'Altri e noi: la sfida dell'educazione interculturale'

27/02/2006
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Roma, 26 feb. (Apcom) - La scuola non è pronta a gestire i 430 mila alunni che frequentano oggi gli istituti italiani: occorre promuovere una scuola interculturale investendo su nuovi programmi e sensibilizzando insegnanti e dirigenti. La richiesta giunge al termine della prima giornata del convegno, svolto oggi a Roma ed organizzato dalla Flc-Cgil, "Gli altri e noi: la sfida dell'educazione interculturale".

Per raggiungere una sana coesistenza di culture diverse passa è stato chiesto, in particolare, di puntare ad una maggiore valorizzazione sia dei fondi interprofessionali che delle 150 ore per frequentare i corsi d'istruzione.

"Oggi le 150 ore - ha detto Piero Soldini, responsabile immigrazione Cgil - sono un istituto dormiente che potrebbe essere utilmente riattivato per promuovere la conoscenza della lingua e non solo, per i lavoratori immigrati. Forse anche la Rai con un po' di fantasia potrebbe fare qualcosa mutatis mutandis del tipo di quella fantastica trasmissione degli anni '60' 'Non è mai troppo tardi' del grande maestro Alberto Manzi".

Tra le proposte emerse durante il convegno c'è anche la realizzazione di una conferenza nazionale sull'Immigrazione: l'obiettivo è riaggiornare complessivamente l'analisi del fenomeno attraverso una migliore connessione di tutti gli aspetti che riguardano il lavoro, la scuola, la salute, lo stato sociale, diritti di cittadinanza sociali, civili e politici, l'accoglienza e l'integrazione.

Il responsabile immigrazione Cgil, rivolgendosi al ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero ha chiesto di "riattivare tempestivamente la consulta nazionale sull'immigrazione per avere un luogo di approfondimento e di proposta soprattutto di promozione e progettazione delle politiche d'integrazione".

Ma la realizzazione di nuovi obiettivi nazionali non basta: "Occorre che ad una diversa programmazione nazionale - ha concluso Soldini - si integrino politiche territoriali che qualifichino le relazioni interistituzionali fra scuola, enti locali e alzino il livello di partecipazione dei soggetti sociali".

Oggi in Italia, è stato ricordato, la percentuale degli alunni stranieri si avvicina al 5% sul totale della popolazione scolastica, mentre dieci anni era meno dell'1%. L'incremento maggiore si avuto però nell'ultimo anno, con l'arrivo di 70 mila nuovi alunni. I relatori hanno anche parlato del pericolo delle scuole ghetto (l'80% degli studenti stranieri delle superiori frequenta istituti tecnici e soprattutto professionali) e del ritardo scolastico di alunni non italiani.

Nella scuola primaria un alunno su dieci ha problemi a raggiungere gli standard minimi; alle medie quasi uno su due; alle superiori addirittura sette su dieci non hanno la sufficienza. "E importante - ha spiegato Vinicio Ongini, esperto di intercultura del ministero della Pubblica Istruzione - il rispetto del criterio di inserire l'alunno secondo l'età anagrafica, ma nello stesso tempo accertando livelli di competenze e abilità e considerando, laddove vi è ritardo, la possibilità di eventuali slittamenti di un anno".

Per Graziella Favaro, docente presso l'università la Bicocca di Milano, non si può più nascondere la testa sotto la sabbia: "il 48% dei minori stranieri - ha detto Favaro - è nato in Italia: si tratta di futuri cittadini italiani cui dobbiamo destinare un percorso d'istruzione di qualità".

Domani pomeriggio, giornata conclusiva del convegno, prenderanno parte alla tavola rotonda il ministro dell'Interno Giuliani Amato, il ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero e il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani.


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