Scuola, Bianchi annuncia l’assegnazione delle cattedre. Ma glissa sul caos supplenze e sostegno: i buchi dell’algoritmo lasciano posti scoperti, con precari e famiglie nell’incertezza
Il sistema per assegnare le supplenze annuali ha fatto cilecca: l’elaborazione delle 450mila domande fatte con l’algoritmo ha presentato diverse criticità dalla Sicilia alla Valle d’Aosta. “La fretta è cattiva consigliera. Il ministro ha dato il preciso mandato politico di completare le nomine entro il primo settembre. Non si sono presi il tempo di sperimentare quanto il sistema informatico ha elaborato"
Alex Corlazzoli
“L’impegno che ci eravamo presi era quello di ripartire con tutti i docenti designati dal ministero al loro posto: questo impegno sarà realizzato per la prima volta nella storia della Repubblica”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, nel corso di un’audizione a palazzo Montecitorio, in commissione Istruzione, sulle iniziative di sua competenza in vista dell’avvio del nuovo anno scolastico. Un successo che va registrato sulle assunzioni dei posti di ruolo ma non sulle supplenze annuali e tanto meno sui docenti di sostegno. A meno di una settimana dalla prima campanella, infatti, il caos regna sovrano in tutt’Italia, per quanto riguarda le nomine dei docenti che avranno un contratto fino al 30 giugno o al 31 agosto: in commissione non è mancato chi nella discussione l’ha fatto notare al ministro che nella risposta ha sorvolato sulla questione mostrando solo una faccia della luna.
Certo è che i supplenti, quest’anno, non arriveranno a ottobre o novembre come accadeva gli altri anni, ma nessun dirigente e nessun sindacato è certo che il 13 settembre saranno tutti al loro posto visto che in molte province stanno rifacendo le graduatorie a seguito dei reclami. Non solo. La fretta di Bianchi per mostrare al mondo il suo personale traguardo ha imposto un lavoro immane agli uffici scolastici che ora si ritroveranno numerosi ricorsi ai tribunali amministrativi e se qualcuno dovesse vincerli potrebbero esserci problemi a metà anno.
L’ALGORITMO PER LE SUPPLENZE – Se vediamo l’altra faccia della medaglia, i sindacati parlano di “fallimento”. Gli aspiranti maestri e professori sono in agitazione. Il sistema 2.0 voluto dal ministro di assegnazione delle supplenze annuali fino al 30 giugno o al 31 agosto, per quest’ultimi, ha fatto cilecca: l’elaborazione delle 450 mila domande fatte con l’algoritmo (per coprire 112 mila posti autorizzati dal Mef) ha presentato diverse criticità. Dalla Sicilia alla Valle d’Aosta non c’è regione che non abbia avuto problemi nell’assegnazione di queste cattedre. A Palermo alcune insegnanti si sono presentate a scuola ma hanno scoperto che il posto per loro non esisteva perché il “cervellone informatico” aveva attribuito più posizioni rispetto a quelle reali. Un caos che ha mandato in tilt gli uffici scolastici provinciali che hanno dovuto fare i conti con Gps (Graduatorie provinciali per le supplenze) zeppe di errori provocati dall’algoritmo. “Dei 112mila posti a disposizione – spiega Rino Di Meglio della Gilda Scuola – ne risultano coperti appena 42 mila a cui vanno aggiunte le nomine da Gps che ammontano a 10/12mila. La promessa del ministro di avere tutti i docenti in cattedra il primo settembre non è stata mantenuta”. A oggi – secondo “Orizzonte Scuola” sarebbero state pubblicate le graduatorie solo in una settantina di province. A Torino, l’ufficio scolastico, ha fatto le nomine il 2 settembre ma qualche ora più tardi ha dovuto mettere a disposizione apposite caselle mail per le richieste di chiarimenti. Il Cub Scuola , nel capoluogo piemontese, chiede di “fermare la giostra impazzita dell’algoritmo”. La Uil ha ricevuto quaranta segnalazioni in un solo giorno, la Cisl una cinquantina. In Sicilia, il segretario regionale della Flc Cgil ha parlato di “algoritmo impazzito che ha leso i diritti dei lavoratori”. A Latina molti docenti si sono visti superare da colleghi con un punteggio inferiore.
IL BUCO DEGLI INSEGNANTI DI SOSTEGNO – Ma non basta. Ad aggravare il problema è l’assenza degli insegnanti di sostegno: se quelli specializzati sono pochi (120 mila su 180 mila posti) e sono soprattutto al Sud, non si vede l’ombra ancora nemmeno delle nomine dei docenti precari non specializzati che andranno anche quest’anno a coprire i “buchi”. I dirigenti sono ormai rassegnati e assuefatti a questo sistema ma le famiglie dei disabili sono come sempre preoccupate. Nessuno è in grado di dire se al suono della prima campanella questi maestri e professori saranno in aula ma tutti sanno, invece, che quel giorno non ci saranno tutti i docenti di sostegno necessari, soprattutto gli specializzati. Nemmeno Bianchi è riuscito a metter mano ad un problema atavico. Il più preoccupato è Salvatore Nocera, presidente dell’osservatorio sull’integrazione scolastica della Fish, federazione italiana per il superamento dell’handicap: “Non cambia mai nulla per i nostri ragazzi. Non si sono fatti concorsi e i corsi per la specializzazione sono in numero sufficiente. A quel punto vengono nominati dei precari, docenti non specializzati. Anche quest’anno ne avremo almeno 60 mila”. Nocera punta gli occhi su questioni concrete che nessun Governo ha mai voluto risolvere: “Purtroppo gli insegnanti specializzati spesso dopo cinque anni di sostegno passano sul posto comune. L’anno scorso hanno fatto questo transumanza in cinque mila”. Un ultimo aspetto lo solleva Pino Turi: “L’obbligatorietà, introdotta da Bianchi, di fare un corso sull’inclusione per tutti i docenti non specializzati che hanno in classe un alunno disabile potrebbe portare ad un taglio dei docenti specializzati che saranno sostituiti dai colleghi di posto comune”. GLI SPEZZONI ORARI – Nel Lazio qualcuno si è visto affidare un’ora sola quando il minimo consentito è di sette. A Bologna, gli elenchi delle supplenze, sono stati pubblicati venerdì scorso nella notte per essere poi sospesi fino a ieri. A La Spezia i sindacati confederali parlano di “assegnazioni di sedi e tipologie di incarichi non rispettose della norma e delle reali preferenze espresse dai candidati”. A Viterbo, invece, hanno subito fatto ricorso di fronte a tre bollettini che riportavano dati errati: c’è chi non compariva in elenco pur avendone diritto; altri sono apparsi nel secondo elenco per sparire nel terzo; c’è anche chi si è visto assegnare un istituto scolastico diverso tra una comunicazione e l’altra. Ma cosa è successo? Bisogna partire da Ferragosto. In quel periodo i supplenti hanno dovuto indicare, online e nel giro di poco tempo, le preferenze in base alle cattedre rimaste disponibili. Il “cervellone” del ministero ha proceduto all’abbinamento e all’invio delle mail a chi ha fatto domanda con il risultato della cattedra assegnata. I problemi si sono verificati fin dai primi passi quando nelle maschere da completare mancavano proprio le informazioni sugli spezzoni orari. Giovanna D’Agostino, insegnante e presidente dell’associazione palermitana “Insieme per il sostegno” racconta al Fatto Quotidiano.it: “Alla scuola “Partanna” di Mondello stamattina cinque colleghe si sono presentate per la presa di servizio ma hanno scoperto che i posti disponibili erano otto anziché tredici. A quel punto hanno fatto un reclamo ma non sappiamo come procederà l’ufficio scolastico”. RISCHIO RICORSI E “RIBALTONI” – C’è un’altra questione che sottolinea D’Agostino: se da una parte i dirigenti scolastici sono contenti di avere prima delle lezioni il personale dall’altro canto non si rendono conto che in corso d’anno potrebbero esserci dei ribaltoni qualora piovessero, come previsto, i ricorsi al Tar da parte degli insegnanti. Per la presidente dell’associazione palermitana “c’è stata anche una mancanza di trasparenza visto che non si sa se il sistema informatico abbia tenuto conto delle richieste formulate con la Legge 104”. Dalla Sicilia alla Toscana dove si sta verificando un paradosso. A raccontarcelo è Luigi Sofia, docente precario: “È assurdo che una tale procedura informatica richieda una correzione manuale, se non altro perché l’algoritmo avrebbe dovuto garantire il massimo risultato e non la massima confusione. Davanti a questa approssimazione a pagarne le conseguenze sono i docenti precari”. A prendere le difese dei lavoratori a livello nazionale sono i sindacati confederali che ieri hanno inviato una lettera al ministero nella quale chiedono “un incontro urgente con l’amministrazione al fine di effettuare approfondimenti sul funzionamento della procedura e individuare gli strumenti per attivare a livello territoriale tutte le misure di confronto e collaborazione utili a risolvere le criticità”. Francesco Sinopoli, segretario della Flc Cgil definisce l’operazione di Bianchi un “fallimento” e una “forzatura” che non ha portato da nessuna parte. Ancora più esplicita Manuela Pascarella, responsabile nazionale dei precari della Flc Cgil: “La fretta è cattiva consigliera. Il ministro ha dato il preciso mandato politico di completare le nomine entro il primo settembre. Non si sono presi il tempo di sperimentare quanto il sistema informatico ha elaborato. C’è stato molto pressapochismo, hanno scaricato sugli uffici provinciali e questi sono i risultati”. Mascarella guarda anche più in là: “Alcuni Ust hanno proceduto nonostante i reclami che esamineranno in un secondo momento dopo la ripartenza della scuola. A quel punto potrebbe accadere che chi oggi ha una cattedra potrebbe perderla se il collega dovesse vincere un ricorso”. Dal ministero assicurano che prima dell’inizio delle lezioni le carte saranno in regola. Scettico Pino Turi della Uil Scuola: “Serviva una sperimentazione prima di passare a un sistema nazionale. Ora torneranno a farlo a mano”.