Scuola, alla lotteria dei tirocini
A luglio previste in molte università le prove per l’accesso ai corsi per l'abilitazione all’insegnamento. Per alcune classi i posti sono aumentati, mentre per altre non sono stati nemmeno banditi. Caos per migliaia di precari
di Sara Picardo
Un percorso a ostacoli degno dei giochi olimpici. Solo che al termine non si vincerà nessuna medaglia, ma solo una tenue speranza. Nel mese di luglio si svolgeranno in molte delle principali università italiane le prove preselettive per l’accesso al Tirocinio formativo attivo (Tfa) per l’abilitazione all’insegnamento nelle scuole medie inferiori e superiori: 60 quiz a risposta multipla riguardanti le principali materie di ogni classe di concorso, a cui farà seguito nei prossimi mesi un compito scritto e un esame orale.
Pochi posti in tutta la penisola: 4.275 nella scuola secondaria di primo grado e 15.792 in quella di secondo grado. I più fortunati – o i più bravi, a seconda dei punti di vista –, coloro che supereranno le tre prove, pagheranno tasse dai 2.200 ai 3.000 euro e seguiranno per un anno corsi e lezioni al termine dei quali ci sarà un altro esame. Per quelli che resisteranno, ci sarà l’attesa di un altro concorso. Sì, perché l’abilitazione ti concede di iscriverti alle graduatorie di istituto di seconda fascia, ma non ti permette di essere assunto da nessuna parte, se prima non superi un concorso pubblico, di cui al momento non si vede traccia alcuna.
“L’ex ministra Gelmini – spiega Anna Fedeli, della segreteria nazionale Flc Cgil –, tramite regolamento del dicembre 2010, ha licenziato i percorsi abilitanti, che stanno alimentano la speranza di tutti coloro che, laureati da tempo o neolaureati, aspirano a un posto di docente. Quello che bisogna però tener presente è che la scuola in questi anni è stata privata di parti sostanziali di organico e di risorse e i tagli hanno aumentato i numeri del precariato, invece di diminuirli”. I risultati di questo continuo depauperamento sono sotto gli occhi di tutti: migliaia di scuole tenute letteralmente in vita da docenti “a termine”, progetti innovativi non realizzati per mancanza di fondi, scolaresche intere costrette a veder mutare nell’arco di pochi anni docenti e metodi d’insegnamento.
“I numeri del precariato della scuola hanno nelle graduatorie a esaurimento il loro emblema, ma si alimentano anche di coloro che, pur non essendo abilitati, vantano un percorso professionale di interi anni scolastici – continua la sindacalista –. La Gelmini ha sperato che gli aspiranti al Tfa rompessero in modo conflittuale il variegato mondo del precariato, ma noi abbiamo da subito sottolineato la contraddittorietà di una politica della formazione iniziale che, da una parte, vuole presentarsi rigorosa, arrivando a imporre la selezione anche a chi ha maturato anni di servizio nelle scuole, e dall’altra allarga le maglie dei tirocini per accordi clientelari, determinando aspettative e speranze che troveranno ben poche risposte in una situazione di tagli e di blocco delle pensioni”. Il profilo medio dell’aspirante al Tfa non depone a favore della giovane età sbandierata dall’ex ministra prima e dall’attuale titolare del dicastero Profumo dopo, visto che si tratta di persone che in media hanno 30-35 anni e molta esperienza, ma piuttosto mette in luce una mancata programmazione economica da parte dei governi che si sono succeduti negli ultimi 20 anni, una programmazione che fosse in grado di diversificare le aspirazioni degli iscritti alle università e facilitarne l’inserimento nel mondo del lavoro.
“Chi oggi si accinge alle prove preselettive per l’accesso al Tfa affronta un sacrificio economico che rischia di non avere un riscontro nell’esito finale – afferma Corrado Colangelo, anche lui della Flc Cgil nazionale, che ha seguito fin dall’inizio il difficoltoso percorso delle abilitazioni –. Chi supererà l’esame conclusivo potrà partecipare al concorso a cattedre, per il quale l’abilitazione è necessaria, e potrà entrare nella graduatoria di seconda fascia di istituto. Ma se il risultato non dovesse essere positivo, non ci sarà nessuna graduatoria di transito in cui spendere un’eventuale idoneità”. Insomma, l’essersi abilitato o meno sarà totalmente inutile ai fini di un lavoro stabile. “Soltanto un piano di stabilizzazione pluriennale può rendere esigibili i Tfa – osserva ancora Fedeli –, nella prospettiva di una tornata concorsuale che risponda a reali esigenze di organico e non impedisca comunque l’esaurimento delle graduatorie”. Per meglio chiarire: nelle graduatorie a esaurimento ci sono oggi circa 200.000 persone, a queste si aggiungono i docenti non abilitati che però lavorano, 50-100.000 unità, a seconda dei periodi. Circa 250.000 docenti precari che prestano servizio a orario totale o parziale per periodi più o meno brevi. “Il primo obiettivo che dobbiamo porci – precisa Colangelo – è arrivare alla stabilizzazione della maggior parte di queste persone. Il problema rimangono tuttavia i numeri, visto che le assunzioni in ruolo sono considerate sui posti liberi in base ai pensionamenti, solo 20.000 il prossimo anno e senza considerare la modifica della legge sui pensionamenti dell’attuale governo. In base ai nostri calcoli, per assorbire tutti i precari, ci vorranno almeno 10 anni, non includendo nel computo i nuovi che si formeranno in questo lasso tempo. È ridicolo ipotizzare un’attesa del genere, se si pensa che ci sono persone precarie anche da più di un decennio”.
La proposta della Flc per uscire dall’impasse è semplice: si vadano a individuare tutti quei posti che esistono negli organici di fatto e li si consolidi come organico di diritto – stiamo parlando di 35.000 insegnanti di sostegno, che rientrano in una clausola che già prevedeva la loro stabilizzazione nella misura del 70 per cento e il restante in deroga –. A questi si possono aggiungere i posti “non interi” di docenza, quelli con orari spezzati – circa 10.000 persone. Siamo così già a 45.000 posti recuperati, a cui vanno sommati altri 10.000 di organico funzionale (inseriti con il decreto semplificazioni), presente in ogni scuola. “Se si facesse questo – dice Colangelo –, lo svuotamento delle graduatorie verrebbe velocizzato e, con un piano pluriennale, si darebbe spazio anche a nuovi docenti”. A oggi, invece, le uniche cose sicure sono che a questi Tfa sono iscritti in media dieci volte più partecipanti dei posti previsti, che per alcune classi di concorso i posti sono aumentati sotto spinte e sollecitazioni di vario tipo, mentre per altre discipline non sono stati nemmeno banditi, e che non esiste alcuna seria prospettiva di assunzione per questi docenti in un prossimo futuro.