Scuola al 70%, l’ultima giravolta "Nulla di fatto per la sicurezza"
Il governo cede alle Regioni e a una quota crescente dei prof: si rinuncia all’idea di chiudere le lezioni in presenza Dopo un anno, tanti i nodi ancora irrisolti: dai trasporti ai tamponi, dal distanziamento in aula ai sistemi di aerazione
Corrado Zunino
ROMA — A proposito di scuola, come dice la Uil, il governo ha sbattuto la faccia contro la realtà. Dopo nove settimane e mezzo di amministrazione, all’afflato del discorso d’insediamento del premier Draghi, «la prima cosa è riportare tutti gli studenti in classe», e la rincorsa del ministro Bianchi («ma la scuola non ha mai chiuso»), i decreti legge via via firmati dai Consigli dei ministri hanno delineato un percorso avanti e indietro come era accaduto nei mesi precedenti. E le scelte fin qui fatte non danno ancora tranquillità ai docenti, certezze alle famiglie, possibilità di programmazione agli studenti disorientati.
Dal lunedì prossimo, 26 aprile, e fino alla fine dell’anno scolastico, nelle scuole superiori (secondarie di secondo grado) la presenza è così garantita: in zona rossa sarà tra il 50 e il 75 per cento, questo si sa. In zona gialla e arancione, e questa è la novità nel passaggio del decreto da bozza a testo ufficiale, si starà tra il 70 e il 100, tenendo conto dei parametri scientifici indicati da un mese. Con il giallo e l’arancione, la soglia minima di presenza in classe è risalita ma solo dal 50 al 70 per cento (non più al 100 come promesso).
Rispetto al "tutti in classe", il governo ha ceduto alle Regioni e quindi a una platea crescente di docenti che, nonostante il crescere delle vaccinazioni, ha sempre indicato l’impossibilità di tornare in aula a pieno regime. I sindacati hanno difeso questo punto di vista e ora Mariastella Gelmini, ministra agli Affari regionali e dal mondo dell’istruzione mai dimenticata ministra dei tagli dolorosi, attacca: «Sarebbe bastato allungare l’anno scolastico come aveva detto il premier in Parlamento, invece i sindacati non hanno voluto. Per colpa loro ci dobbiamo inventare le metropolitane che volano».
Le metropolitane non volano e i bus restano stipati, di studenti e pendo-lari, nei due orari critici: 7,30-8,10 e 13-14. È un punto fondamentale, che porta Bianchi a teorizzare un altro piano a lunga scadenza quando manca un mese e mezzo alla fine dell’anno scolastico: «Non possiamo più essere un Paese che si muove tra le 8 e le 8.30», dice. Riflessione tardiva, visto che i manager della mobilità insediati nelle Regioni lo dicono dall’estate e che un tavolo dicembrino dei prefetti aveva già individuato nello scaglionamento radicale una possibilità concreta per togliere densità ai mezzi pubblici. Ma la scuola, a partire dai presidi, si è opposta alle lezioni di pomeriggio: «Non ci sono bidelli, non possiamo aumentare le ore di lavoro». Così lo scaglionamento delle lezioni si è ridotto a due fasce — 8 e 10 —, per ora insufficienti. Non è solo un problema di aumento dei mezzi su strada, spiegano le agenzie regionali dei trasporti: quello c’è stato. Spesso i bus nelle grandi città girano vuoti. È una questione di concentrazione in due finestre orarie. Lo dice Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna: «Si potevano diluire le lezioni al pomeriggio, come in alcuni territori accade». Lo dicono Zingaretti (presidente Lazio) e Decaro (presidente dell’Anci, i Comun i italiani).
L’Associazione nazionale presidi con Antonello Giannelli sottolinea le «criticità non risolte». Pino Turi, segretario Uil scuola, dettaglia: «Non è stato fatto nulla o quasi, abbiamo investito su banchetti a rotelle e mascherine di dubbia qualità. E non si sono nemmeno spesi tutti i fondi a disposizione». Ancora: «Abbiamo il 75 per cento di personale scolastico vaccinato con differenze significative fra regioni, in alcuni territori la copertura è ancora bassa ».
Gli altri nodi non risolti, ecco: più che banchi corti, metà dei quali non è stata utilizzata, serviva un investimento sull’aerazione in classe. Il ministro in carica annuncia che ha 150 milioni totali per la sanificazione, il sottosegretario Sasso assicura che arriverà l’aria condizionata, ma per ora la si è vista solo in scuole pilota. E poi i tamponi, annunciati in vari modi (una corsia preferenziale con le Asl, staffette di Protezione civile sul territorio). Annunciati, ecco.
Le Regioni provano a concentrare l’attenzione sui maturandi: il rientro al 100% è riservato a loro.