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Scuola: a un mese da inizio anno gli studenti ci sono, i prof ancora no

Secondo un sondaggio di Skuola.net a settembre quasi la metà degli studenti non aveva tutti i docenti al proprio posto

27/10/2016
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Un inizio di anno scolastico turbolento, soprattutto se si parla di didattica e di docenti. Il corpo insegnanti infatti, ha faticato non poco a entrare a pieno regime e, in alcuni casi, ancora non lo ha fatto del tutto. E' quanto emerge dalle risposte che hanno dato circa 3.800 studenti di medie e superiori ad un web survey di Skuola.net, che ha preso in esame il primo mese di scuola. Sin dal primo giorno di ritorno nelle classi, pare che non pochi studenti abbiano trovato delle sorprese. A partire dagli avvicendamenti, dalle cattedre lasciate vuote dai precari che erano riusciti ad avere una sede definitiva o dall'arrivo di un nuovo supplente. Solo il 30% dei ragazzi sostiene di non aver effettuato cambi, mentre un altro terzo degli studenti ha confermato di aver visto avvicendarsi addirittura più di tre professori. Nel 19% dei casi c'è stata 'solo' una sostituzione, due nel 18%. Uno dei capisaldi della Buona Scuola era proprio quello di eliminare la 'supplentite' tramite l'estinzione del precariato. Nonostante un piano di assunzioni mai visto da almeno vent'anni a questa parte, le ben note vicende degli ultimi mesi restituiscono invece un quadro simile a quello rilevato da Skuola.net a inizio anno scolastico 2014/2015. All'epoca il 31% degli studenti dichiarava di avere 3 o più docenti nuovi rispetto all'anno precedente, e almeno uno per il 70% degli intervistati, sebbene l'ordinamento degli studi non lo prevedesse.

Tutto questo ha influito sul regolare svolgimento della didattica, a partire dall'inizio ufficiale delle lezioni, che per metà degli studenti (il 51%) pare abbia preso il via con cattedre scoperte. Dati sostanzialmente in linea con quelli di 2 anni fa. Le scuole medie sono quelle che hanno avuto meno problemi, peggio invece è andata agli studenti degli istituti tecnici e professionali, in questo frangente quelli con le maggiori criticità. A metà ottobre, le cose gradualmente tornano alla normalità, anche se circa 4 studenti su 10 affermano che nella propria classe ci sono ancora cattedre senza professori. La situazione peggiore si riscontra di nuovo tra gli studenti frequentanti il biennio dei tecnici e dei professionali. Ma come si sono organizzati - o, meglio, come sono stati costretti a organizzarsi - quelli che a un mese dall'inizio dell'anno non hanno avuto la fortuna di avere in classe il docente? Il 34% dei ragazzi (particolarmente delle medie) dice di aver fatto lezione con altri professori della scuola, ma il 38%, più di 1 su 3, afferma che in classe durante le ore di 'buco' non si svolge alcuna attività. Il 28%, invece, entra dopo oppure esce prima, quando le lezioni non sono coperte dal docente. Su questo punto la situazione sembra migliorare rispetto a qualche anno fa: nel sondaggio del 2014, l'80% degli studenti disse infatti a Skuola.net che se non c'era il prof 'titolare' non si faceva lezione.

Gli studenti, però, non hanno proprio le idee chiare sui motivi che hanno portato a una situazione del genere. Il 47% degli intervistati imputa i ritardi alla riforma sulla Buona Scuola, il 15% a quei professori che non accettano il trasferimento in una sede non gradita, ma c'è un 38% che non saprebbe indicare una motivazione precisa. "C'è da notare che i problemi maggiori ci sono stati soprattutto al Centro-Nord - sottolinea Mario Rusconi, vice-presidente dell'Associazione Nazionale Presidi del Lazio - questo perché i precari che sono stati immessi in ruolo sono stati assegnati in gran parte in scuole del settentrione. Anche stavolta, però, il Governo ha concesso un'ulteriore proroga cosicché i docenti del Sud potranno rimanere provvisoriamente nelle loro zone per un altro anno scolastico". Ecco, dunque, spiegato il motivo delle difficoltà. "Indubbiamente allontanarsi da casa rappresenta un problema sociale - prosegue Rusconi - ma le esigenze di organico sono soprattutto dal Lazio in su. Gli insegnanti del Mezzogiorno, prima o poi, dovranno farsene un ragione".


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