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Scoppia la mina delle graduatorie

Su 245 mila prof precari, 31 mila hanno cambiato provincia

26/07/2011
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ItaliaOggi

Quella che era una battaglia solo virtuale ora che le assunzioni si stanno per fare è esplosa in tutta la sua virulenza. I precari in testa alle graduatorie provinciali, da cui si faranno le 30 mila immissioni in ruolo di docenti (36.488 gli Ata), dopo l'accordo Aran-sindacati della scorsa settimana (si vedano le anticipazioni di ItaliaOggi di martedì scorso), si stanno mobilitando per evitare di soccombere davanti all'avanzata dei cambisti: su 245 mila iscritti in graduatorie, 31 mila hanno chiesto il cambio di provincia.

 

Sulla sola Roma sono 5 mila. E i vecchi iscritti temono che saranno proprio i nuovi arrivati, in virtù di punteggi più sostanziosi, a fagocitare gran parte dei posti disponibili. I prof romani si sono rivolti alla Lega Nord, nello specifico al senatore verde Mario Pittoni, perché intervenga presso l'amministrazione centrale ed eviti la beffa. La vertenza sta prendendo piede un po' in tutte le regioni centro-settentrionali e sta diventando politica. Nel Veneto, per esempio, il Pd e tutti i gruppi consiliari hanno firmato una mozione per chiedere al presidente della giunta di muoversi nei confronti del governo per congelare le graduatorie 2010/2011 evitando inserimenti a pettine di personale docente proveniente da altra province. Insomma, proprio quanto aveva a lungo chiesto la Lega Nord e lo stesso ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini, aveva poi provato a fare con una proposta di congelamento delle graduatorie che però fu bloccata in parlamento, complice il Pd. «La riapertura delle graduatorie», spiega il consigliere democratico del Veneto Franco Bonfante, «ha generato uno scenario caotico, determinando una storpiatura dell'essenza vera e propria delle legge, tutelando all'interno della classe docente solo i diritti di alcuni, ledendo quelli della stragrande maggioranza degli insegnanti veneti ed italiani, che, sulla base della normativa precedente, avevano fatto scelte di vita con la garanzia di ottenere prima o poi la stabilità lavorativa». La palla è in mano al ministero. In verità c'è una norma del decreto sviluppo che parla di assunzioni da fare anche utilizzando le vecchie graduatorie, povero quelle non aggiornate del 2009/2010. Una formulazione ritenuta però insufficiente dai vertici di viale Trastevere. Tanto che i rumors dell'ultima ora parlano di un decreto interministeriale istruzione-economia come unica strada utile per autorizzare l'utilizzo delle vecchie graduatorie. Il problema è che utilizzando le graduatorie dello scorso anno andrebbero retrodata anche le assunzioni. Operazione che può a vere dei costi ma soprattutto dare la sponda per un nuovo contenzioso da parte dei controinteressati. Che già stanno brandendo (si veda la situazione siciliana) l'arma del ricorso. Insomma, un bel ginepraio che potrebbe indurre alla fine viale Trastevere a scegliere la strada più semplice, utilizzando le graduatorie aggiornate. Il tempo, per immettere in ruolo i 67 mila al primo settembre prossimo, stringe. L'accordo sottoscritto all'Aran deve ottenere l'ok della Corte dei conti prima di ottenere via libera definitivo. Intanto però il ministero si sta portando avanti con la definizione del decreto che suddivide i posti tra gradi di scuola e classi di concorso. Non sono mancate code polemiche tra i sindacati. La Flc-Cgil ha preso tempo per firmare l'accordo. «Ci siamo riservati di valutare la pre-intesa con il direttivo perché ai neo assunti si chiede il blocco dello stipendio per 9 anni, uno scambio inaccettabile che manomette i diritti contrattuali», spiega il numero uno Mimmo Pantaleo. «I precari hanno tutti più o meno anni di servizio pregresso che entrano nella ricostruzione di carriera, per cui il blocco del primo scatto durerà molto meno dei 9 anni previsti sulla carta», ribatte Massimo Di Menna, segretario Uil scuola. «È un sacrificio, ma un sacrificio limitato ai neossunti e limitato nel tempo», ragiona Francesco Scrima, segretario Cisl scuola, «in cambio di un obiettivo di stabilità che per noi è decisivo».

 


 


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