Scontro sul ritorno a scuola. Zingaretti: “Rischio da correre”
Lazio, Piemonte, Emilia e Molise ripartono con le superiori in classe. Ma altre si oppongono: "Il Covid risale". Il Friuli sfida l’ordinanza del Tar e la Puglia rinvia il rientro di una settimana. Riprende il concorso straordinario
Corrado Zunino
ROMA - Domani riaprono le scuole superiori in quattro e, come dice Nicola Zingaretti, presidente di una delle regioni che riportano il 50 per cento degli studenti del secondo ciclo in classe, "il rischo c'è". Quattro presidenti e le loro giunte hanno deciso di correrlo: sono, oltre al Lazio, il Piemonte ("abbiamo messo a punto un sistema dei trasporti come mai si era fatto"), l'Emilia Romagna (che esegue un'ordinanza del Tar) e Molise (che riporta in aula anche il primo ciclo). Queste amministrazioni si vanno ad aggiungere alle tre ripartite giovedì 7 con gli alunni grandi: Valle d'Aosta, Toscana e Abruzzo. Sono sette, da domani, le regioni con rientri in presenza, 600 mila ragazzi, e nella conta dei territori che hanno deciso di lasciare, almeno in parte, la didattica a distanza, resta il Trentino, ma si arrende la Provincia autonoma di Bolzano, segnata con la matita rossa nella tavolozza epidemiologica.
Che fatica riportare il quadro a unità e che paura per il "driver scuola" quando un governo, spinto dall'Istituto superiore di sanità, richiude il resto del Paese e annuncia una risalita della terza ondata in corso. I numeri di questi giorni, per ora, non lo certificano, ma sono molti gli esperti - l'infettivologo Massimo Galli, il matematico Giovanni Sebastiani, il virologo Giorgio Palù - che chiedono un surplus di prudenza in questa fase.
Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, accoglie la richiesta seguendo, tra l'altro, i report coordinati in casa dal suo assessore Pier Luigi Lopalco, professore di Igiene all'Università di Pisa. E sposta di una settimana il ritorno a scuola delle superiori, mantenendo aperta, invece, l'opzione "casa o banco" per il primo ciclo: saranno le famiglie a scegliere, ma i presidi pugliesi contestano con forza. Massimiliano Fedriga, che guida il Friuli Venezia Giulia, ha deciso di non seguire l'ordinanza del Tribunale amministrativo che gli impone il rientro. "Domani non riapro le scuole", ha assicurato. "Ho motivato la mia ultima ordinanza con un ulteriore supporto di dati scientifici. Di fronte al peggioramento della curva in queste ultime due settimane, il riavvio delle lezioni in aula non è compatibile con la salvaguardia della salute di tutti". In Friuli si tornerà in presenza a metà - a meno che il Consiglio di Stato non ribadisca il giudizio del Tar - il primo febbraio. Questa data, indicata anche per il ritorno in Veneto, ora è messa in discussione dallo stesso presidente Luca Zaia. Ha detto, di recente: "Il primo febbraio accadrà che, se non ci sono rischi, si apre, altrimenti prenderemo i provvedimenti". Gli stessi rischi che cita Zingaretti, pronto, però, a ripartire adesso. Le Marche, ancora, sono intenzionate ad accorciare di una settimana il ritorno: dall'1 febbraio a lunedì 25 gennaio. "Da oltre un mese restiamo sotto il valore 1 di indice di contagio", dice il presidente Francesco Acquaroli. La Campania domani riporta in classe solo le terze elementari. Il presidente Nello Musumeci, in una Sicilia rossa come la Lombardia, dice: "Sono pronto a chiudere anche elementari e prima media".
Il Decreto del presidente del Consiglio spiega, in verità, che chi torna può provare anche l'aliquota al 75 per cento. La maggior parte delle scuole si limiteranno al cinquanta e cinquanta, ma c'è chi lo farà settimana per settimana, chi sceglierà giorni alterni. I docenti sono spaesati, dovranno cambiare orario, lo dice il Dpcm. Gli studenti sono sfiancati dall'incertezza, i presidi continuano a contestare il doppio turno. E se la Toscana parla di una prima settimana positiva, altre aree del Paese - il Veneziano e la provincia di Catanzaro - contano i nuovi contagi con le ripartenze dei cicli minori.
Continua la protesta degli studenti delle scuole superiori a Milano e si allunga la lista degli istituti occupati. Anche a Roma per molti liceali domani sarà un giorno di sciopero della didattica in presenza e a distanza. Proteste a Trieste. Riparte, intanto, il contestato concorso straordinario per docenti precari, sospeso il 5 novembre, come abbiamo raccontato nella nostra newsletter "Dietro la lavagna".