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Scontro sul piano per riaprire le scuole "Impossibile fare un test a settimana"

L'idea del ministro Bianchi: ai ragazzi un tampone ogni lunedì mattina Il sì dell’associazione presidi. I dubbi sui costi troppo alti e le lunghe file

26/03/2021
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la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA — Premier Draghi vuole i ragazzi in classe dopo Pasqua, ministro Bianchi prova ad allestire un piano per realizzare la cosa. Ha ancorsa diverse incertezze, il piano, alcune impossibilità e dalla sua la progressione — non priva di reazioni avverse e rinunce — della quota di personale scolastico vaccinato. Ieri, erano 857.177, intorno al 70 per cento, i docenti, i presidi e gli amministrativi della scuola che avevano ricevuto la prima dose.

Su suggerimento del neoconsulente Agostino Miozzo, il ministro dell’Istruzione ha chiesto al commissario Francesco Paolo Figliuolo se esiste la possibilità di realizzare uno screening largo tra gli studenti suggerendo la possibilità di effettuarlo ogni inizio settimana, il lunedì, e, di fronte a una prima positività accertata, passare al test molecolare per i soggetti individuati e i compagni frequentati. La richiesta di Patrizio Bianchi è stata larga e generica — non è collegata al rientro post-pasquale, non individua quale tipo di test si possa fare — e si affida alla struttura del generale per comprendere chi potrebbe realizzarlo e con quali costi.

Il commissario Figliuolo sta valutando la richiesta, ma non esiste la possibilità tecnica di realizzare otto milioni e trecentomila vaccini ogni lunedì mattina: la spesa sarebbe proibitiva (un test rapido costa intorno ai venti euro) e la fila per raggiungere le lezioni diventerebbe insostenibile. Ministri come Elena Bonetti plaudono al tentativo, l’Associazione nazionale presidi chiede test in classe da tempo, ma serve un tecnico riconosciuto come il professor Andrea Crisanti, microbiologo, per dare un letto possibile all’iniziativa ministeriale: «Non serve fare un tampone a tutti gli studenti italiani. Il nostro Paese passa con troppa facilità dal nulla al tutto per poi tornare al nulla. Serve, invece, un controllo periodico su base statistica. Nei diversi istituti, differenti per età degli alunni, per anno di costruzione, per il pendolarismo di studenti e insegnanti, si possono fare controlli a campione. Utilizzando i tamponi antigenici, quelli da farmacia. Non è importante capire quanti sono i positivi, ma dove sono. Il salivare resta un test molecolare, diciamo lento, non si presta a questo screening ». La stessa Protezione civile, allarmata, ha già fatto sapere che non è possibile gestire gli interi numeri della scuola. Non è ancora chiaro chi dovrebbe occuparsi dei controlli periodici: le Asl con medici e infermieri da inviare nelle scuole o i volontari dell’emergenza.

Si lavora, a prescindere dai tamponi di massa, a una riapertura graduale della scuola dopo Pasqua seguendo le regole attualmente in vigore: lezioni in presenza in fascia rossa solo per materne, elementari e prima media e Dad al 50 per cento (ma possibile anche al 75) in zona arancione per seconda-terza media e superiori. Il Lazio, che torna color arancio, aprirà per infanzia, primaria e medie martedì e mercoledì prossimi.

Rossano Sasso, sottosegretario all’Istruzione in quota Lega, ha annunciato che dei 335 milioni di euro previsti dal Decreto sostegno per la scuola, 150 sono destinati, «per la prima volta», alla salubrità dell’aria all’interno degli istituti: «Si parla di depuratori e impianti di ventilazione meccanica». Al question time alla Camera il ministro Bianchi aveva parlato, genericamente, di sanificazione delle aule.

Oggi Cobas e No Dad allestiranno un presidio in piazza di Montecitorio: chiedono la riapertura della scuola in presenza per ogni ordine e grado e in ogni regione, «non oltre il 7 aprile».


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