Sciopero generale dei lavoratori della scuola il 15 novembre, con manifestazione nazionale a Roma.
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Sciopero generale dei lavoratori della scuola il 15 novembre, con manifestazione nazionale a Roma.
Sciopero generale dei lavoratori della scuola il 15 novembre, con manifestazione nazionale a Roma. I sindacati rompono gli indugi e si inseriscono con forza nella maximobilitazione in corso in tutta Italia contro la riforma Moratti e i tagli all'istruzione pubblica previsti nella Finanziaria. Dopo il grande successo della giornata di protesta organizzata per lo scorso primo ottobre dal Coordinamento nazionale in difesa del tempo pieno e della scuola pubblica, con oltre cinquanta iniziative in altrettante città, Cgil Cisl e Uil hanno annunciato ieri un percorso di lotta che nelle prossime settimane avrà il compito di dar voce alla rabbia "di oltre un milione di lavoratrici e di lavoratori", tra docenti, precari dirigenti scolastici e personale Ata.
"Si comincia - spiega Enrico Panini, segretario generale della Flc Cgil - con un ottobre contrassegnato da diverse migliaia di assemblee, seguite da otto giorni di scioperi regionali e da una giornata di mobilitazione nazionale a fine ottobre". La mobilitazione culminerà con lo sciopero generale del 15 novembre, quando il confronto sulla Finanziaria in Parlamento entrerà nella fase calda. "Siamo ad ottobre - sottolinea il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna - e di rinnovo del contratto di lavoro ancora non se ne parla, la trattativa non è stata avviata e gli stipendi sono fermi al dicembre 2003".
Nelle prossime ore unitariamente i sindacati confederali avvieranno anche le modalità per la mobilitazione delle Accademie e dei Conservatori, dell'Enea e dell'intero comparto della Ricerca e dell'Università. Ma negli atenei italiani già da tempo soffia impetuoso il vento della rivolta. E' il caso di Padova, dove professori e ricercatori della locale università minacciano di bloccare l'anno accademico a tempo indeterminato per protesta contro il decreto Moratti. Da ieri mattina è partita la lotta anche all'Università di Potenza, con lezioni "alternative" in aula magna: "L'abbiamo chiamata didattica antagonista" spiega Ascanio Donadio, studente della facoltà di Filosofia e membro del coordinamento di ateneo, che riunisce ricercatori, docenti e, appunto, studenti. Sarà un'assemblea, convocata per domani, a decidere le modalità di prosecuzione della protesta.
In campo contro la politica del governo sulla scuola e contro la riforma Moratti anche i Cobas scuola: "Vogliamo capire la ragione di questo spostamento dello sciopero - premette Piero Bernocchi -, dal momento che noi avevamo accettato di farlo l'otto novembre, giorno precedentemente indicato da Cgil Cisl e Uil e riportato la settimana scorsa su tutti i giornali". In ogni caso, assicura Bernocchi "i Cobas vogliono a tutti i costi che la data dello sciopero sia unica, perché questo è quello che ci chiedono i lavoratori. Faremo perciò tutto il possibile perché l'unità si realizzi".
Come un soldato americano a Fort Apache, Letizia Moratti cerca di sottrarsi all'assedio dando i numeri: "Per il rinnovo del contratto dei lavoratori della scuola - grida disperata la ministra dell'Istruzione - sono già disponibili 413 milioni di euro da risparmi e razionalizzazioni, già certificati dal ministero dell'Economia". Ma c'è di più: "Oltre al previsto 2% di aumento della spesa, per scuola, università e ricerca - prosegue Moratti - ci sono risorse aggiuntive per 110 milioni di euro che si aggiungono ai 90 milioni dell'anno scorso. Quindi ci sono 200 milioni consolidati in più per la scuola". Mentre sono circa 150 i milioni "in più" che, sempre secondo la ministra, andranno a Università e ricerca.
Il problema di Letizia Moratti è che con le favole si fanno dormire i bambini ma non si convincono certo i sindacati: "Per la scuola - ribatte la Flc Cgil con Panini - ci si limita a stanziare 110 milioni di euro, cioé poco più dell'1% del fantascientifico piano quinquennale di investimenti promessi dal governo. Per l'università e la ricerca non vi sono risorse credibili e la situazione di prostrazione di questi due comparti è destinata ad aggravarsi". Inoltre, incalza Panini, "non c'è nessun investimento serio per i rinnovi contrattuali, non si stabilizzano le decine di migliaia di posti oggi occupati da personale precario e non si avvia un serio piano di immissioni in ruolo". A novembre, ricorda il segretario generale della Flc Cgil, arriverà la Finanziaria vera. "E la situazione - conclude - non potrà che aggravarsi".
Roberto Farneti