FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3915455
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Scelta di facoltà: l’esame più difficile per i nostri studenti

Scelta di facoltà: l’esame più difficile per i nostri studenti

È la causa del numero più alto di cambi e abbandoni

09/09/2014
Decrease text size Increase text size
La Stampa

Flavia Amabile

Si fa presto a dire fuoricorso e pensare che si tratti dei soliti bamboccioni che ilmondo della politica ritrae come quelli che riempiono le aule delle università perdendo tempo e denaro. I fuoricorso che emergono da una ricerca condotta da Cepu e Skuola.net sono molto diversi, sono ragazzi che hanno sbagliato la prima scelta, alla fine delle superiori, hanno pensato ad un corso di laurea che poi si è rivelato un errore. È così per il 22% di chi è in ritardo, il gruppo più numeroso, quattro volte più nutrito di quelli che ammettono di non amare lo studio. Più numeroso anche di quelli che lavorano e non hanno tanto tempo per studiare, il 20% secondo la ricerca Cepu-Skuola.net «Giovani e metodo di studio». Le storie sono tante: c’è chi cambia una, ma anche due o tre volte corso di studio senza trovare qualcuno che gli dia il consiglio giusto. Nel frattempo, gli anni passano e le opportunità anche. Che cosa porta tanti ragazzi a sbagliare una scelta così importante? Maria Chiara Carrozza, da ex rettore e da docente universitaria, difende gli atenei. «Credo che il problema sia da imputare alle scuole non alle università, ne ho esperienza diretta. Molti studenti mi dicono che nelle loro scuole di provenienza non sono mai stati preparati». Ma è ben consapevole della gravità del problema, quando era alla guida del ministero dell’Istruzione aveva predisposto un piano che prevedeva 6,6 milioni di stanziamento e una campagna specifica. Ora che il governo è cambiato, e una nuova riforma è alle porte, Maria ChiaraCarrozza si chiede dove sia finito l’orientamento. «Nella riforma manca il capitolo sull’orientamento che dovrebbe essere al primo posto. Credo, invece, che sarebbe giusto che una parte dei professori che entrano in ruolo svolgano attività di aiuto ai ragazzi, sia negli ultimi tre anni delle superiori, sia in terza media per contrastare il picco della dispersione che si ha proprio nel passaggio alle superiori». Dal ministero fanno sapere che il piano sull’orientamento del governo precedente sta comunque andando in vigore proprio da quest’anno scolastico e che, se dalla consultazione lanciata dal governo Renzi dovesse emergere che si considera necessario un ulteriore aiuto ai ragazzi nelle scelte, il Miur sarebbe pronto a venire incontro alla richiesta. Il principale imputato è il governo anche secondo Andrea Cammelli, docente di Statistica e direttore di AlmaLaurea, un consorzio di università nato nel 2000 proprio per facilitare le scelte dei ragazzi. «E’ vero che nel 2000 non riusciva a laurearsi in tempo nemmeno il 10% degli studenti universitari e oggi siamo al 40%. In questi 14 anni molto lavoro è stato fatto, ma c’ è ancora molto da fare.Ho scritto una lettera al presidente Renzi per fargli capire la portata del problema ma non mi sembra che nella sua riforma della scuola ci sia una sola parola dedicata all'orientamento. Noi comunque andiamo avanti per conto nostro, abbiamo i dati sul sito e abbiamo anche costruito dieci anni fa un sito AlmaOrientati per supplire a queste mancanze delle istituzioni. Non dimentichiamo però che il 33% di chi si iscrive ha genitori che non sono laureati e, quindi, fanno fatica ad indirizzare i figli negli studi. Come possono scegliere bene se nemmeno a scuola si dà loro una mano E come possono scegliere bene se anche le università, a volte, ne approfittano, come denuncia Gianluca Scuccimarra, coordinatore nazionale dell’Udu, l’Unione degli universitari. «Troppo spesso l’orientamento viene concepito come lotta al reclutamento sfrenata da parte delle università. Ormai è più marketing che un aiuto ai ragazzi. Alcuni atenei, pur di accaparrarsi nuovi studenti, arrivano a organizzare delle truffe» In realtà anche quando si fanno incontri di orientamento non è detto che funzionino, denuncia Cristina Palazzolo di Palermo, un’iscrizione a Biotecnologie alle spalle, un test di ammissione a Medicina vinto ma ora in procinto di iscriversi a Scienze Politiche. «Per essere utile, ed evitare a noi ragazzi di capirlo sulla nostra pelle, l’orientamento non deve diventare una discussione su che cosa studiare all’università ma su che cosa si vuole fare nella vita altrimenti continueremo sempre a fare errori su errori».


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL