Salvini: a scuola i bimbi non vaccinati
Ma la Sanità non apre a una deroga I presidi contrari. La ministra Grillo: legge Lorenzin da cambiare, ma in Parlamento
Margherita De Bac
ROMA Mancavano solo i vaccini per distanziare Lega e M5S. A pochi giorni dall’ultima scadenza (lunedì i ritardatari devono essere a posto con le profilassi indicate dal calendario, pena l’esclusione da asilo e nido) il vicepremier Matteo Salvini lancia un’altra provocazione chiedendo per lettera alla collega della Salute un decreto. Evitare che gli alunni inadempienti vengano mandati via, questo l’obiettivo: «L’intento del procedimento — scrive Salvini — è quello di garantire la permanenza dei bambini nel ciclo della scuola dell’infanzia 0-6 anni evitandone l’allontanamento e la decadenza dalle liste scolastiche, essendo ormai giunti alla fine dell’anno. Occorre evitare ai piccoli alunni traumi e quindi è necessario prorogare la scadenza del 10 marzo».
In Calabria e Sicilia per una serie di incontri, Giulia Grillo avrebbe volentieri evitato di affrontare la scomoda polemica. Con un giro di parole fa capire che no, non ci saranno ulteriori deroghe, che tutto resta come è adesso e che tocca al Parlamento cambiare le regole dell’obbligo di vaccinazione per l’ingresso a scuola fissate nell’agosto del 2017 dalla legge Lorenzin: «L’intento comune è di superarla, noi riteniamo che abbia importanti lacune». Il cambio di marcia è un nuovo ddl in discussione in Senato: «Sarà il Parlamento a superare l’attuale normativa. Sono convinta che riusciremo ad approvarla alla Camera entro aprile. Otterremo buoni risultati». Quindi la risposta a Salvini è no. Significa che lunedì i bambini da 0 a 6 anni non a posto con i certificati tornano a casa. Quelli di elementari, medie e primo biennio delle superiori possono comunque restare in classe anche se inadempienti, pena sanzioni per la famiglia.
E l’Istruzione? Il ministro Marco Bussetti non si intromette, è una questione di salute, dice facendo sponda con Salvini. L’obbligatorietà dei vaccini è un principio indigesto per la Lega che preferisce puntare sulla persuasione dei genitori. Nel testo in lavorazione in Parlamento è previsto che si possa far ricorso all’obbligo solo quando sono in corso epidemie. Il tema non era comunque nell’accordo di governo.
Il virologo Roberto Burioni replica al vicepremier col solito humor pungente: «Speriamo non abbia la stessa indulgenza nei confronti di chi guida ubriaco. Chi deve tutelare i più deboli se non lui?». E Giorgio Trizzino, deputato M5S: «Io sto dalla parte della scienza, i vaccini sono efficaci e senza controindicazioni».
Le ipotesi
In Aula c’è un testo che prevede l’obbligatorietà solo in caso di epidemie
Per il governatore della Toscana Enrico Rossi, l’intento è «strappare il consenso dei no vax ai suoi gregari del M5S e chissenefrega della salute dei bambini». L’assessore della Lombardia Giulio Gallera boccia «le proposte di retroguardia». I presidi considerano prioritaria la tutela dei bimbi fragili: «Rischierebbero la vita stando in classe con i figli dei no vax mossi da questioni ideologiche».