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Rossi-Doria "Soldi e doppi turni O si creano studenti di serie A e di serie B"

Ci sono famiglie senza computer né wifi: sono quelle che soffrono di più lo stop. Lezioni da settembre anche in piazza e nei giardini

15/04/2020
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la Repubblica

Corrado ZUnino

ROMA – Maestro Marco Rossi-Doria, maestro elementare intendiamo, titolo onorifico, se fosse ancora sottosegretario all’Istruzione lavorerebbe per far rientrare bambini e ragazzi a scuola? A settembre ?

«Sì. Soprattutto se penso ai figli di quei cinque milioni di italiani che per ora non sono stati tutelati da alcun provvedimento del governo. Tra poco quelle famiglie, se non usciremo bene dalla battaglia in Europa, avranno problemi con l’affitto, i distacchi elettrici. Sono le famiglie dove in casa non c’è un computer né la connessione alla rete.

A quei figli dobbiamo ridare la scuola al più presto, le lezioni a distanza stanno allargando la Serie A e la Serie B».

Come si dovrebbe agire per garantire sicurezza medica?

«Per cicli scolastici e lasciando largo spazio all’iniziativa degli istituti, mai come in questo momento deve valere l’autonomia scolastica. Ci vuole creatività. Le scuole italiane devono cambiare, per sopravvivenza e perché questa è un’occasione».

Partiamo dalle materne, le più complicate. Bambini che si assembrano per istinto naturale.

«Non possono tornare in spazi piccoli, aule anguste. Con loro si dovrà lavorare in piccoli gruppi. E costruire protocolli a cui i genitori dovranno attenersi per portarli a scuola e riprenderli. Alla materna non ci sono insegnanti dedicati alle discipline e diventa più semplice fare i turni: un docente in classe per una settimana la mattina e una settimana il pomeriggio. Bisogna dividere le classi. I turni distribuiti nell’arco della giornata nell’emergenza, solo nell’emergenza, hanno un senso».

Alle elementari?

«Bisogna provare la scuola all’aperto per diversi giorni. Le città italiane, nei piccoli comuni, nelle metropoli, hanno larghe piazze e giardini dove si può fare lezione con il giusto distanziamento. Noi siamo pionieri in questo tipo di didattica».

Per gli adolescenti delle medie e delle superiori?

«Per una scuola media la città può diventare un luogo educativo, da esplorare insieme ai docenti. E poi, qui, si possono immaginare lezioni a distanza con classi rovesciate: i lavori più complessi si fanno con i docenti, in aula, a gruppi limitati. Online il sapere più di routine. Gli insegnanti in queste settimane stanno facendo un balzo in avanti tecnologico e mentale».

Le superiori, dicevamo.

«Qui c’è una porta già aperta da sfondare: gruppi di ricerca sul tema che i ragazzi vivono da mesi. Il virus. Ne hanno scoperto la diffusione nel mondo, hanno ascoltato di statistica ed etica, religione ed economia, i sociologi, gli antropologi. Da settembre potranno studiare in maniera formale ciò che hanno fin qui appreso in maniera informale».

Per fare questo servono organizzazione e soldi.

«Leggo di tre miliardi di euro, ma è dal 2013 che non maneggio più questioni ministeriali. Le risorse servono e sarebbe intelligente premiare docenti che stanno facendo uno sforzo straordinario chiudendo il rinnovo del contratto. In modo generoso. Soldi a maestri e professori e ai singoli istituti. Ogni preside sa quanti metri quadri di verde ha a disposizione, quante aule».

I ragazzi dell’epoca del Covid-19 saranno segnati da un vuoto culturale, psicologico.

«Qualcuno deve iniziare a dire che sono stati eccezionali. In un Paese con pochi limiti hanno accettato limiti fortissimi: sono rimasti a casa.

Quasi tutti hanno partecipato a questo gigantesco sforzo e stanno facendo un’esperienza che, contenuta in alcuni mesi, è paragonabile a quella fatta dai loro bisnonni durante le guerre. Hanno aiutato i genitori in casa, cooperato tra loro e con gli insegnanti. Lo sa che con l’arrivo del Covid è crollato il cyberbullismo? C’è una generazione di un miliardo e 650 milioni di ragazzi senza scuola. Sono gli stessi che scendevano in piazza per Greta e per l’ambiente. No, non avranno vuoti, recupereranno tutto. E tra quindici anni governeranno e cambieranno il mondo».

E se in Italia si dovesse tornare a scuola in modo differenziato?

Prima una regione? Prima un istituto?

«Si può partire in tempi diversi, ma arrivare insieme al traguardo di giugno 2021. Sarà un anno di ricostruzione collettiva».


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