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Riformista: Una «rivoluzione» un po’ confusa

forse la scuola meritava un provvedimento ad hoc, lontano dal fritto misto che la infila tra ricariche e telefonini

26/01/2007
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Il Riformista

SCUOLA

Tra una lite sull’Afghanistan e una sulle liberalizzazioni, nel consiglio dei ministri di ieri è passata, in modo sostanzialmente indolore, la «rivoluzione Fioroni» che cancella, di fatto, la riforma Moratti delle scuole superiori, fa tornare in auge istituti tecnici e professionali, porta l’obbligo scolastico a 16 anni ed equipara le scuole alle Fondazioni, dal punto di vista fiscale. Una vera «rivoluzione», appunto, che però appare molto singolare per il metodo seguito, infilandola all’interno del decreto sulle liberalizzazioni. Un modo di procedere «bizzarro», come lo definisce la senatrice del Prc Rina Gagliardi, che inserisce in un decreto omnibus che parte dai benzinai e arriva alle ricariche dei telefonini. La riforma, s’intende, è importante e si articola in due punti fondamentali: agevolazioni fiscali a favore delle istituzioni scolastiche e potenziamento dell’area tecnico professionale della scuola superiore. Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola, pur mantenendo perplessità sul metodo («era meglio un disegno di legge organico») condivide la riproposizione dell’area tecnico-professionale, che la Moratti aveva cancellato disegnando in otto licei la struttura della scuola superiore, al fine di riportare nel suo alveo naturale l’istruzione tecnica, «spina dorsale della scuola superiore italiana», nonostante i rischi di «ingorgo legislativo». Gli istituti tecnici e professionali, infatti, sono quelli che destano le maggiori preoccupazioni in relazione agli alti tassi di dispersione scolastica.
Le scuole italiane, inoltre, che in base all’ultima Finanziaria riceveranno (senza più passaggi intermedi) direttamente nelle loro casse le somme del cosiddetto Fondo d’istituto, utilizzate per le attività integrative, saranno equiparate dal punto di vista fiscale alle Fondazioni «per consentire le stesse agevolazioni di incentivi delle Fondazioni e per destinare nuove risorse all’innovazione didattica e al miglioramento del patrimonio edilizio». Uno dei primi effetti sarà per gli istituti scolastici la possibilità, finora espressamente vietata, di ricevere donazioni da parte di soggetti privati. Per la gestione del patrimonio delle scuole sarà riformata anche la composizione del consiglio d’istituto. Si tratta di una vera e propria rivoluzione copernicana che in passato ha trovato parecchie resistenze nel mondo scolastico. Ma - assicurano da diversi punti di vista sia la Gagliardi che Scrima - «il donatore non potrà vantare diritti di ingresso negli organi di gestione, una clausola di salvaguardia molto importante per il mondo della scuola». Rimangono, per atti così importanti, le perplessità di metodo: forse la scuola meritava un provvedimento ad hoc, lontano dal fritto misto che la infila tra ricariche e telefonini.


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