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Riformista: «Sul maestro unico ormai i sindacati dicono sciocchezze»

Intervista al ministro Gelmini. «Adesso ognuno vada per la propria strada: io non mi fermo su quella delle riforme. Sarà difficile trovare tavoli di confronto con loro. Sa che le dico: ognuno vada per la sua strada».

10/05/2009
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Il Riformista

di Alessandro De Angelis

«Basta con i veti dei sindacati, io vado avanti sulle riforme»: il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini risponde alle critiche sul maestro unico. E sull'Abruzzo dice: «L'Università sarà il cuore della ricostruzione: campus e modello Bicocca».
Ministro, i sindacati lombardi dicono che l'operazione maestro unico è fallita.
Negano l'evidenza. Legare il maestro unico alle 24 ore come fanno loro, è fuorviante. La scelta, come dovrebbe essere noto, non è legata a nessun modulo orario. Il maestro unico c'è anche nelle 30 ore. E dire che le famiglie non hanno scelto le 24 ore è una sciocchezza, come è una sciocchezza dire che è stato tolto il tempo pieno.
Cioè i sindacati non ragionano?
Fanno una continua opera di disinformazione. Ma questo non bloccherà il processo di riforma che abbiamo iniziato e su cui abbiamo il mandato dei cittadini.
Significa basta confronto?
Sarà difficile trovare tavoli di confronto con i sindacati. Sa che le dico: ognuno vada per la sua strada. Il governo andrà avanti sulle riforme. Ora basta. Anche il Corriere ha abboccato alla disinformazione. Ormai siamo al falso ideologico.
Non teme un autunno caldo?
Io non lavoro per compiacere qualcuno. Andremo avanti sulla strada del cambiamento. In Parlamento ci sono disegni di legge sul reclutamento e sulla governante scolastica. Non ci fermiamo. Il paese sa che la scuola è in una situazione di degrado e noi a questo vogliamo rispondere. Mentre i sindacati vogliono solo difendere il loro strapotere. Mica parlano degli insegnanti pagati poco. Vedo che anche la Cisl è sulla linea della Cgil me ne rammarico.
Su queste premesse non teme contestazioni?
Non faccio la cartomante e non so se ci saranno. Io la penso come Brunetta: si va avanti per realizzare un progetto. Non sarò l'ennesimo ministro frenato dai veti.
Dall'Onda al sisma. Lei è andata spesso all'Aquila. Sarà l'Università il volano della ricostruzione?
Sì perché è il volano dello sviluppo. All'Aquila, se muore l'Università muore la città. Ora stiamo fronteggiando l'emergenza delle case per gli sfollati. Ma dal punto di vista della prospettiva strategica l'Università sarà la mission della ricostruzione. Per questo abbiamo subito detto: nessuna delocalizzazione dell'Università.
Quale è la strategia per ripartire?
Primo: abbiamo recuperato una sede per l'Università. Non posso ancora ufficializzare quale sarà, visto che la trattativa è in corso, ma voglio ringraziare Telecom per averla trovata con noi. Secondo: abbiamo stanziato 16 milioni di euro per la casa dello studente che, come sa, non dipende dall'Università direttamente ma ci siamo sentiti in dovere di intervenire. Terzo: le 13 mila case per gli sfollati dislocate in 14 siti diventeranno, in futuro, il campus universitario. Nel frattempo stiamo individuando altre soluzioni ponte per non far morire l'università, a partire dall'individuazione degli alloggi per il prossimo anno.
E per le iscrizioni?
Aboliremo le tasse per il prossimo anno. Mercoledì firmeremo il protocollo d'intesa, in cui stanzieremo 14 milioni di euro per coprire noi le spese.
Parliamo del futuro.
Per dirla con uno slogan applicheremo all'Aquila il modello Milano Bicocca. Significa che ricostruiremo con l'intervento dei privati per cercare un circuito virtuoso per l'economia locale. Ripeto: senza dislocare nulla.
Faccia degli esempi.
Scaroni e Berlusconi hanno avuto un'idea meravigliosa. Si chiama: «Il ponte dell'innovazione». Significa che l'Eni paga la progettazione e la costruzione di un centro di ricerca su biotecnologie, ingegneria, insomma le materie di sua competenza con cinquanta laboratori e case alloggio per gli studenti. In cambio ha chiesto la proprietà intellettuale dei risultati della ricerca. Per intenderci, i brevetti restano dell'Eni. Non è una donazione a fondo perduto, ma un investimento, un business.
Questo è il modello Bicocca?
Certo e sono sicura che anche altri privati si muoveranno sulla stessa direzione di marcia. Parliamo di cifre importanti. L'intervento dell'Eni, che è di 20 milioni di euro, prevede anche un progetto di fattibilità di una centrale di teleriscaldamento sul modello San Donato Milanese.
Questo progetto sta trovando consensi o resistenze?
Susciterebbe entusiasmo anche se non ci fosse stato il terremoto.


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