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Riformista: La solitudine degli insegnanti

SCUOLA E NON SCUOLA

08/03/2007
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Il Riformista

Non c'è solo la «non scuola», cioè quella rappresentazione della scuola come sua negazione di se stessa, non luogo di formazione, educazione, socializzazione. Non l'ha detto un sociologo, uno di quelli che si inventa categorie antropologiche come «non luogo», appunto, ma uno studente, che ha diciotto anni ed è stufo di sentir parlare di una scuola in mano a bullismo, vandalismo, violenze sessuali. Degenerazioni che spesso trovano in YouTube una ribalta e una risonanza che rischiano di screditare tutta la realtà della scuola, dal corpo docenti agli studenti. Così Giuseppe ha scritto ai giornali chiedendo «Perché parlate solo di questa “non scuola” fatta di bullismo e vandalismo che finisce su You Tube? Perché non parlate quasi mai di quella vera, della “scuola che c'è”, dei ragazzi che si danno da fare che scrivono sui forum, che stanno, per esempio, scrivendo il manifesto degli studenti?».
Intanto, una ricerca della Fondazione Iard del Nord Italia ha sottolineato come anche il mestiere di insegnante sia logorante, con patologie fisiche e mentali. I dati sono preoccupanti: il 67 per cento dei dirigenti scolastici di alcune regioni del Nord Italia hanno dovuto far fronte, almeno una volta in prima persona, a un insegnante con forti segni di disagio o di squilibrio. Nel caso che il dirigente sia in servizio da più di dieci anni, la percentuale sale addirittura al 71 per cento. Ci sono insegnanti con «disturbi» mentali e altri a rischio di cancro, ma nessuno se ne rende conto e, soprattutto, nessuno comprende che queste patologie possono riverberarsi negativamente sugli studenti. Come alcuni recenti casi di cronaca nera testimoniano, spesso queste patologie possono essere pericolose persino per l'incolumità degli studenti. La colpa, in questi casi, comunque circoscritti, è da attribuire anche all'atteggiamento impreparato e leggero con cui alcuni dirigente scolastici affrontano il disagio.
L'opzione più condivisa, il 30 per cento delle preferenze, è quella di suggerire al docente «di prendersi le ferie». Il 60,8 per cento di quei dirigenti che non hanno avuto a che fare con insegnanti affetti da disturbi, ritiene che il disagio mentale professionale degli insegnanti possa portare solamente a disservizi, non a episodi più gravi. I colleghi che invece hanno avuto esperienza del problema, sostengono che i centri servizi amministrativi (gli ex provveditorati) e le direzioni scolastiche regionali non appoggiano nessun tipo di politica d'aiuto. Il quadro che ne deriva è che molti professori sono lasciati soli a se stessi - oltre che non gratificati sul piano economico - anche all'interno della stessa struttura scolastica in cui operano.


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