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Riformista: La concertazione che non c’è

PUBBLICO IMPIEGO

19/09/2006
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Il Riformista

«Il ministero della Funzione pubblica si è ridotto a un sottoscala di quello dell’Economia e il ministro dell’Economia non sa nemmeno far di conto, visto che i conti li sbaglia. Questo governo sta giocando con il fuoco e, soprattutto, se crede di presentarsi solo con politiche di tagli allo stato sociale e ai servizi pubblici e d’incassare il via libera del sindacato commette un grossissimo errore. Che pagherà molto caro». Parole del potente e solitamente moderato segretario della Funzione pubblica della Cisl Rino Tarelli. Dal palco dei direttivi unitari di Cgil, Cisl e Uil che si sono tenuti ieri, il segretario della Funzione pubblica della Cgil, l’altrettanto potente e politicamente radical (ma nient’affatto “trinariciuto”) Carlo Podda, non è stato da meno, anzi: «Il governo vuole solo accontentare altri interessi, Confindustria in testa, e colpire i lavoratori, in testa a tutti quelli del pubblico impiego, non ha i soldi per rinnovare i contratti, scaduti da nove mesi, e minaccia il blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione mentre non intende neppure affrontare la questione enorme dei 350 mila precari. Io ai miei iscritti mi rifiuto di chiedere altri sacrifici, oltre ai tanti già fatti. E se credono di chiuderci in una stanza l’ultima notte prima del varo della Finanziaria e chiederci i sacrifici in nome del bene del Paese beh, si sbagliano e tanto». In sovrannumero, il segretario della Cgil Epifani ha seccamente chiarito che «14 miliardi per lo sviluppo sono pochi».
Cosa accade? Una cosa semplice. Da un lato, la concertazione - data per morta in cinque anni di governo della Cdl - sembra essere rinata come araba fenice, con tanto di “tavoli” buoni per tutti gli usi. E cioè per far dire al governo che la coperta è troppo corta e al sindacato che, in un modo o nell’altro, bisogna trovare il modo di allungarla. Dall’altra, il comparto dei lavoratori pubblici, dove il governo conta di ritagliare quattro miliardi di tagli, alza la voce e arriva a minacciare, nei fatti, lo sciopero di categoria. Preludio di una «mobilitazione generale». Nel frattempo, i lavoratori di Telecom sono (da oggi) in agitazione per i guai di casa e quelli di un’Alitalia sull’orlo del baratro pure. La concertazione è iniziata, sì. Col piede sbagliato.


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