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Riformista-Contratto degli statali? Sembra un paradosso, ma forse si farà ora

SINDACALIA Contratto degli statali? Sembra un paradosso, ma forse si farà ora "Il contratto del pubblico impiego? Sono ottimista ora più di prima". A sostenerlo è il leader della minora...

16/04/2005
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Il Riformista

SINDACALIA
Contratto degli statali? Sembra un paradosso, ma forse si farà ora

"Il contratto del pubblico impiego? Sono ottimista ora più di prima". A sostenerlo è il leader della minoranza di sinistra della Cgil "Lavoro e società", oltre che segretario confederale con delega al Pubblico Impiego, Gian Paolo Patta: "La gente ha capito che degli scioperi il governo si faceva un baffo e che l'unico linguaggio utile, con la Cdl, è il voto. E hanno deciso di punirli con quello". "Dai nostri dati la scuola ha votato per il 76% centrosinistra, la Funzione pubblica al 60%. Gli spostamenti di voto più significativi sono stati quelli del ceto medio, dirigente e istruito", continua. "Baccini? Quasi mi dispiace: è un uomo giustamente ambizioso e ha voluto lui il ministero alla Funzione pubblica proprio per chiudere un contratto aperto ormai da 16 mesi ma più di un'assemblea pubblica non ha saputo fare...". I leader sindacali che per Cgil, Cisl e Uil seguono il Pubblico Impiego sono convinti che, paradossalmente, sarà più facile chiuderla ora, la partita infinita del contratto degli statali, che con una maggioranza coesa. Anche per questo, oltre che per senso di responsabilità, hanno deciso - dopo una riunione con i loro segretari generali - di limitarsi, per ora, a un'assemblea dei delegati del settore, senza indire subito nuovi scioperi. I sindacati puntano a stravincere "grazie" a un nuovo governo diviso, debole e per questo alla spasmodica ricerca di consensi perduti. Obiettivo, le percentuali del contratto precedente: 107 euro di aumento per i ministeriali e le altre categorie in proporzione.

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Brunetta cambia idea. "L'altra sera, in televisione, ho sentito dire al consigliere economico del premier Brunetta una cosa incredibile, conoscendo le sue posizioni", sottolinea Antonio Foccillo, segretario della Funzione Pubblica per la Uil: "che sarebbe stato un atto di masochismo del governo quello di non aver rinnovato i contratti degli statali alla scadenza naturale. Mi sembra un'ammissione importante. Baccini ha cercato di trasferire la trattativa sul piano della politica e da lì trovare le risorse per chiudere la trattativa ma il gioco si è rotto subito. Mi ricorda quei giocatori bravi ma che entrano in campo troppo tardi per influire sul risultato". Ora Foccillo si appella direttamente al premier affinché, magari assumendo l'interim del Pubblico Impiego, "avochi a sé la partita e sblocchi una trattativa che si trascina da 16 mesi pericolosamente e che, considerando i tempi tecnici lunghissimi (passaggi all'Aran, al ministero del Tesoro, alla Corte dei Conti) che il contratto stesso prevede, rischia di vederci arrivare a presentare la piattaforma per il prossimo quadriennio, che sarà anche normativo, senza aver chiuso prima questo, che vale solo il biennio economico 2002-'03".

Baccini impotente. Foccillo rimpiange il "metodo Fini" applicato per chiudere il contratto precedente (ministro alla Funzione Pubblica era Frattini), il segretario del Pubblico Impiego della Cisl Sergio Tarelli nemmeno quello: "Ci vollero sette scioperi per applicare quel contratto", ricorda, "perché Tremonti lo chiuse in un cassetto e se ne dimenticò. Il problema è sempre lo stesso, politico. Baccini ha cercato di fare quello che ha potuto ma fin quando, nella Cdl, prevarrà una concezione della Pa astorica, inoperosa e di pura inefficienza, quella della Lega e di una parte di Forza Italia, le risorse non le trovano. Una Pa efficiente e produttiva invece serve anche alle imprese". Il giudizio del responsabile economico dei Ds Cesare Damiano non potrebbe essere più impietoso: "Il governo ritarda i contratti perché non sa come far quadrare i conti ma la strategia del dilazionamento è stata perdente, lo dice anche la Corte dei Conti. Agli statali dovranno fare il contratto e pagare gli arretrati, con tanto di interessi". Beffa non da poco, per un governo che si voleva liberista.


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