Riformista: «Caro Prodi, non ci hai convinto proprio Per gennaio aspettiamo proposte serie»
intervista a Paolo Nerozzi «Su tasse, contratti e salari pronti a iniziative di lotta»
E ora la Cgil aspetta al varco il governo. Al segretario confederale Paolo Nerozzi non è piaciuto affatto il discorso di Prodi nel consueto incontro di fine anno con la stampa e in una conversazione col Riformista spiega: «Sembrano tanti capitoli di un libro non rilegato. Manca un filo che li tenga assieme. E l'unico filo possibile è una forte concertazione con le parti sociali». E avverte: «Aspettiamo Prodi alla prova dei fatti. L'8 gennaio ci sarà l'incontro tra governo e sindacati su fisco e contratti. In quella sede non solo attendiamo proposte ma anche che il governo si presenti alla trattativa con una posizione già condivisa al suo interno. E che non si comporti come sul Protocollo. Noi abbiamo già dato». Ma se le premesse sono quelle del discorso di ieri, a giudizio della Cgil, sono tutt'altro che incoraggianti.
Primo punto: Prodi ha detto che deve esserci un accordo tra governo e parti sociali su un aumento della produttività. Dice Nerozzi: «Cosa c'entri la produttività con il calo del potere d'acquisto dei salari è un tema filosofico ignoto ai più. Prodi ha messo insieme due problemi che andrebbero esaminati separatamente». Sul primo chiarisce: «La perdita del potere d'acquisto dei salari è dovuta al fisco, alla tassazione centrale e all'aumento delle imposte locali. E, aggiungo, all'aumento incontrollato dei prezzi determinato da cattive e inefficaci liberalizzazioni, basti pensare ai combustibili e alle assicurazioni. E anche a incapacità politica, basti pensare a come il governo ha gestito l'assurdo blocco dei tir che ha causato aumenti forsennati nel settore alimentare. Tutto questo con la produttività non c'entra nulla. C'entra, e molto, con l'assenza di politiche concertative. Ma queste Prodi non le ha nominate». E la produttività? «La produttività è determinata da più fattori come quelli che riguardano la capacità di innovazione delle imprese, o quelli che investono direttamente il governo: gli investimenti in infrastrutture materiali e immateriali, in ricerca, tutti settori su cui sarebbe dovuto fare di più».
Secondo punto. Prodi ieri ha parlato della sicurezza sul lavoro come di una «emergenza nazionale». Ma Nerozzi, anche su questo, critica il premier. «C'è qualcosa che non va se il governo ha pochi ispettori e quei pochi ispettori non hanno i soldi e devono raggiungere le periferie, dove sono i cantieri, con i mezzi pubblici. O se è stato smantellato per mancanza di soldi il sistema preventivo delle Asl. O se ci sono leggi che permettono di evitare questi controlli. E aggiungo: quando chiedemmo al governo di togliere dall'indulto i reati sul lavoro fummo ridicolizzati. Perché Prodi non legge sui giornali le risposte che ci furono date allora?». Per il segretario confederale della Cgil il tema della sicurezza andrebbe affrontato in altro modo: «La mancanza di sicurezza, oltre alle norme che non vengono rispettate, è legata a fattori d'ordine più generale: una cattiva organizzazione del lavoro, i salari bassi per cui i lavoratori per guadagnare qualcosa in più di più si sottopongono a orari massacranti. E più in generale è legata a una politica che ha smarrito il senso stesso della centralità del lavoro».
Terzo punto: Prodi ha rivendicato il tasso di disoccupazione più basso degli ultimi quindici anni. Dice Nerozzi: «Oltre ai numeri c'è un problema di qualità della disoccupazione. Abbiamo troppi ragazzi che svolgono lavori non adeguati ai loro titoli di studio. E poi c'è uno squilibrio evidente tra Nord e Sud».
Al tavolo dell'8 gennaio il confronto verterà su fisco e contratti. Sul primo punto Nerozzi afferma: «Vedremo le proposte del governo sul sistema fiscale. Non entro nel merito tecnico, ma una cosa è certa: bisogna iniziare un processo che restituisca potere d'acquisto ai salari. Non servono misure episodiche e una tantum». E sul secondo: «Il governo deve dare subito risposte a milioni di lavoratori del pubblico impiego. Poi vanno chiusi i contratti dei meccanici e del commercio. Vorrei dire che i contratti pubblici riguardano le persone che nella stragrande maggioranza lavorano, altro che fannulloni: la maestra che prende milleduecento euro e svolge un lavoro fondamentale per la nazione, gli infermieri e gli spazzini che lavorano anche quando è festa». Anche sul tema salari il discorso di ieri non ha convinto la Cgil: «Non capisco che cosa intenda Prodi per salari medio-bassi. Per me c'è buona parte del lavoro dipendente, come la maestra di cui sopra. Non vorrei che il governo facesse come con gli incapienti». In che senso? «Una parte lo è davvero, e un'altra sono quelli che non pagano le tasse. Di fronte alla finestra di casa mia ho un incapiente che ha il surf…»
Conclusione? «Noi abbiamo costruito una piattaforma unitaria. Ora la parola sta al governo. Ci aspettiamo dei risultati, in tempi rapidi. Altrimenti prenderemo le nostre iniziative di lotta».