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Riformista: Bambini, adesso vi insegno le famiglie gay

SPAGNA. SCONTRO TRA CHIESA E ZAPATERO PER L’EDUCAZIONE CIVICA NELLE SCUOLE

13/02/2007
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Il Riformista

DI SONIA ORANGES
La materia, obbligatoria e dai contenuti assai laici, ha sostituito l’ora di religione, che diventa facoltativa
La chiesa spagnola lancia una nuova offensiva contro il governo Zapatero. Oggetto del contendere, stavolta, è l’introduzione dell’educazione civica tra le materie d’insegnamento che, peraltro, avevano già visto declassare la religione a opzione facoltativa. E forse è proprio in questo maldigerito provvedimento che va ricercata la motivazione della battaglia contro la presunta illegalità dei contenuti dell’educazione civica, che rischia di essere combattuta a colpi di istanze giudiziarie sia a livello nazionale, sia in sede europea.
La guerra delle materie scolastiche, tra chiesa (appoggiata dall’opposizione di centrodestra) e governo socialista, comincia lo scorso anno, con l’approvazione della nuova legge sulla scuola che, tra le altre cose, ha introdotto l’educazione civica, declassando la religione a insegnamento non obbligatorio e quindi senza alcuna influenza sulla valutazione dei risultati e del curriculum degli alunni. Su questo provvedimento, che il Partito popolare era riuscito in un primo momento a emendare, Zapatero ha mantenuto il punto, nonostante le accuse di voler limitare la libertà d’istruzione e di religione rivoltegli dalla destra e dalla chiesa che sono arrivate finanche a sostenere che così erano stati violati gli accordi con la Santa Sede.
Dal canto suo, papa Ratzinger, a un mese dall’approvazione della legge, ricevendo le credenziali dell’ambasciatore spagnolo presso il Vaticano, aveva espresso soddisfazione per «la gran richiesta d’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche spagnole», sottolineando come «la popolazione riconosca l’importanza di tale materia d’insegnamento per la crescita e la formazione personale e culturale dei giovani». Ma, anche in questo caso, Zapatero non ha fatto sconti e, per bocca del suo portavoce, ha risposto seccamente che l’esecutivo socialista «non può occuparsi più del catechismo che del programma» e che, essendo la Spagna «uno stato aconfessionale», non imporrà mai «l’insegnamento della religione ai bambini che non lo vogliono». A stemperare i toni ci aveva pensato proprio l’ambasciatore presso la Santa Sede, annunciando un possibile accordo in proposito entro la fine della scorsa estate. Ma le cose, evidentemente, sono andate diversamente.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’introduzione dell’educazione civica che da gennaio è materia scolastica. Materia obbligatoria, per di più, al contrario della ridimensionata religione. Oggetto dello scandalo sono i contenuti del nuovo corso. A cominciare dall’insegnamento (secondo i dettami della riforma sul matrimonio che permette l’unione di coppie omosessuali) che due mamme o due papà formano comunque una famiglia. Che i bambini dai dieci anni in su debbano imparare a scuola che esistono diversi tipi di famiglia, inclusa quella omosessuale, proprio non è parso accettabile alla chiesa spagnola. E tantomeno al foro della famiglia che ha invitato i genitori all’obiezione di coscienza, rifiutando che i propri figli seguano le lezioni di educazione civica, perché troppo inclini alle idee del governo Zapatero su matrimonio e sessualità e quindi in contrasto con il diritto costituzionale che riconosce ai genitori il diritto di decidere liberamente sull’educazione morale e religiosa dei propri figli. Insomma, cattolici e foro della famiglia dipingono i nuovi corsi curriculari di educazione civica al pari dei campi di rieducazione in stile polpottista e dunque minacciano di stampare e distribuire gratuitamente libri di testo alternativi a quello di «imposizione ideologica» socialista, che garantisca una giusta (dal loro punto di vista) formazione delle coscienze dei pargoli.
Ora si annuncia la resa dei conti. La chiesa spagnola sta preparando un manifesto (che sarà reso pubblico al termine della riunione della commissione permanente della conferenza episcopale, in programma dal 27 febbraio al primo marzo) incentrato sulla contestazione dell’educazione civica. Molti prelati hanno già sollecitato i fedeli all’obiezione di coscienza, e la proposta è stata fatta propria anche dalla associazione dei professionisti per l’etica che starebbe studiando come denunciare «l’illegalità dei contenuti di questa materia», appellandosi a una decisione del consiglio di stato, secondo cui «non può formare parte degli aspetti fondamentali del sistema educativo, la diffusione di valori che non siano consacrati dalla costituzione». Insomma, il conservatorismo più rigido al contrattacco. Cui, nonostante tutto, fa da controcanto una parte della conferenza episcopale spagnola che, invece, cercherebbe una soluzione attraverso il dialogo con il governo. O, quantomeno, attraverso documenti un tantino più soft.


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