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Ricercatori, la Cgil: mille contratti sono a rischio

La riforma dell’università. I rappresentanti chiedono di avviare confronti con la Regione e le università di Udine e di Trieste

22/10/2010
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MessaggeroVeneto

Sindacato contro l'ateneo friulano: «Inaccettabili le prese di posizione contro la lotta»

UDINE. «L'università di Udine ha una posizione ambigua. Non si capisce se è a favore o contro la riforma. Le posizione assunte dal Senato accademico e dal rettore dell'Università di Udine nei confronti della protesta dei ricercatori porrebbero l'ateneo friulano in una posizione che non trova riscontro a livello nazionale». La segreteria della Flc-Cgil chiede all'ateneo di fare chiarezza, perché così com'è sembra «preoccupata a non disturbare il manovratore» più che temere le sorti dei ricercatori. E chiede anche di avviare dei tavoli, con la Regione, l'università di Udine e l'università di Trieste. «Apriamo tavoli di confronto. Il sistema regionale potrebbe mantenere le prerogative esistenti - ha detto ieri il ricercatore componente della segreteria Sergio Zilli - senza che uno assorba l'altro, ma l'importante è che prima se ne ragioni».
La soluzione potrebbe essere quella di prendere a modello altri atenei. «Ci sarebbe piaciuto di più che la Regione - ha aggiunto il segretario regionale Natalino Giacomini - mutuasse l'esperienza di Macerata e Camerino, dove da una sinergia si è ottenuto un finanziamento». Il problema sarebbe quello dei fondi insufficienti. «Già l'Università per gestirsi ha solo il 10 per cento dei Fondi che arrivano dallo Stato, perché il 90 per cento va alla spesa per il personale - ha continuato Zilli - per il 2011 si prevede un'ulteriore diminuzione del 20 per cento».
Se i numeri della manovra verranno confermati, le due università subirebbero un taglio di circa 40 milioni di euro. «Non sappiamo ancora - ha detto Zilli - se il bilancio fatto per il 2010 sarà rispettato». A rischio sono soprattutto le posizioni dei ricercatori. Tra Udine e Trieste ci sono circa 530 assunti a tempo indeterminato, ma un migliaio di altre posizioni potrebbero non essere rinnovate. «I ricercatori hanno insegnato gratuitamente finora anche se non dovrebbero farlo», ha continuato Zilli.


Ilaria Gianfagna


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