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Retescuole: Art.21 dell'OM 30/2008

di Stefania Fabris Spero che i giornali contribuiscano ad un’informazione corretta e completa sull’argomento, chiarendo la posizione dei docenti.

01/07/2008
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Retescuole


Commento e integro le informazioni fornite da Tuttoscuola nell’articolo di oggi:

“A che serve nascondere i voti?”

Sta suscitando pareri discordanti la decisione, presa dall'ex ministro Fioroni e rafforzata dal suo successore Gelmini, di cancellare il voto dall'esposizione dei risultati finali dell'Esame di Stato.

I pareri dei docenti e delle Commissioni agli Esami di Stato non sono discordanti, ma, per quanto mi consta, decisamente contrari nel merito e nella forma all’ennesimo provvedimento preso, esso sì, in modo contraddittorio e immotivato sul delicato tema della valutazione.

Fioroni aveva disposto che sui tabelloni si scrivesse soltanto "Diplomato" o "Non diplomato", ma il ministro Gelmini ha ora disposto di sostituire queste dizioni con "Esito positivo" o "Esito negativo". In entrambi i casi i provvedimenti sono stati assunti per venire incontro alla richiesta delle associazioni dei disabili di evitare che i tabelloni rendano riconoscibili gli studenti portatori di handicap gravi, che non ricevono un diploma, ma solo un attestato, senza voto. La dizione "Esito positivo" o "Esito negativo" taglia la testa al toro perché l'esito può essere positivo anche per lo studente disabile grave che non consegue il diploma ma raggiunge gli obiettivi indicati nel suo piano di studi individuale.

L’ex Ministro Fioroni aveva modificato effettivamente l’art.21 dell’OM30/2008, firmata il 10 marzo 2008, senza alcuna esplicita motivazione. Personalmente, ho preso atto di tale cambiamento rispetto agli anni passati soltanto in occasione della riunione dei Presidenti di Commissione trovando negli stessi Ispettori notevoli perplessità. E’ importante sottolineare che l’Ordinanza non poteva avere l’intento di venire incontro alle Associazioni di candidati disabili perché comunque anche in passato non era previsto sul tabellone alcun riferimento a tali dati sensibili, mentre, al contrario, sostituendo la vecchia dizione “Ha superato/Non ha superato l’esame con la votazione di…” con “Diplomato/Non diplomato” il problema, per la prima volta, si è venuto a creare. Quegli alunni disabili, infatti, che sostengono, ormai da alcuni anni, un esame con prove differenziate coerenti con il loro progetto educativo personalizzato non conseguono, appunto, il diploma, ma conseguono un’attestazione delle competenze stilata ad hoc dalla Commissione, sulla base della relazione fornita dal Consiglio di Classe e quindi anche un voto rispetto al loro specifico percorso. Pertanto, come Presidente, ho inviato al Ministero, d’accordo con l’Ispettore regionale di riferimento, un quesito specifico sul punto, visto che sarebbe stato impossibile definire gli esiti dei candidati disabili attraverso la dizione “diplomato/non diplomato”. Nei giorni successivi è stata emessa dal Ministero una “Nota gestionale”( la cui natura giuridica francamente mi risulta ignota) che, facendo riferimento al fatto che la questione sarebbe attualmente (?) oggetto di approfondimenti da parte dello stesso Ministero, modifica l’art.21 dell’OM30/2008 imponendo alle Commissioni la sola, ma diversa dizione “Esito positivo/Esito negativo”. Tale nota gestionale ha di fatto risolto il problema venutosi a creare in relazione ai candidati gravemente disabili, ma ha confermato l’indirizzo del Ministero di far prevalere un principio di riservatezza dei voti rispetto alla pubblicità degli stessi.

Contro questa decisione hanno protestato molti insegnanti anche attraverso lettere inviate ai giornali. Il "gruppo di Firenze", noto per le sue posizioni spesso polemiche nei confronti del permissivismo postsessantottino, fautore di una scuola selettiva e meritocratica, rilancia ora queste proteste criticando apertamente la linea Fioroni-Gelmini e chiedendosi se queste decisioni facciano l'interesse dei ragazzi disabili, e se "davvero si fa qualcosa per la loro integrazione rendendoli il più ‘invisibili' possibile". Si tratta, dice il Gruppo, di provvedimenti "politicamente corretti" ma inutili per i presunti beneficiari, perché ottengono il risultato opposto a quello sperato: "più imbarazzo e ipocrisia invece di una serena e rispettosa accettazione".

Personalmente ho raccolto, come dicevo all’inizio, i pareri contrari di tutti i docenti che ho potuto interpellare sia all’interno della Commissione da me presieduta sia da molti altri nell’ambito della scuola statale. Nel merito siamo contrari al provvedimento perché riteniamo che l’Esame di Stato risponda ad un interesse pubblico e non solo privato. Lo società ha investito nella scuola e nell’esame dei ragazzi e intende conoscere gli esiti di tali percorsi di studio finalizzati non solo all’autorealizzazione personale, ma anche al contributo di ognuno al bene comune. La Costituzione italiana prevede a tutt’oggi l’Esame di Stato e prevede il valore legale del titolo di studio conseguito, che è il diploma. Personalmente ritengo che i cambiamenti introdotti lo scorso anno dall’ex Ministro Fioroni, con il ritorno ad una Commissione mista, tra docenti interni ed esterni, abbia effettivamente aiutato docenti e studenti ad uscire dal circolo vizioso di autoreferenzialità in cui di fatto erano precipitati a causa della formula morattiana con la commissione tutta interna. Da subito, già dall’anno scorso, i ragazzi hanno studiato molto di più e gli insegnanti sono tornati a confrontare i programmi svolti, nei contenuti e nei risultati, secondo criteri più oggettivi in quanto intersoggettivi e riferiti a programmi ministeriali. Per i nostri giovani è importante il riscontro pubblico dei risultati dell’Esame sostenuto come atto conclusivo di un momento formativo e non semplicemente burocratico. Nella forma, infine, il provvedimento ci appare contraddittorio, visto che i voti conseguiti negli scritti sono stati pubblicati e non sono stati sostituiti dalla semplice dizione “ammesso al colloquio orale”, oltrechè gravosi per le scuole e per le segreterie che si trovano a dover programmare modalità e tempi per la comunicazione dei risultati. Fermo restando che i ragazzi mantengono il diritto di conoscere non solo il proprio voto, ma anche quello degli altri, anche ai fini di una valutazione comparativa, risulta evidente che il principio della privacy, apparentemente sotteso al provvedimento, non è, e non potrebbe essere diversamente, rispettato.
Per quanto riguarda infine i voti negativi conseguiti da alcuni studenti è appena il caso di ricordare che essi non sarebbero stati pubblicati comunque, così come non lo sono stati lo scorso anno, motivo per cui non ritengo che il provvedimento sia stato motivato dall’impulso protettivo e permissivista (ideologie ex o post sessantottine? Dubito…) nei confronti degli studenti che non supereranno l’Esame di Stato. Sul fatto poi che sia ipocrita comunque la non pubblicazione dei voti negativi sono d’accordo in generale, ma non è questo il caso.

La scuola paga inoltre un prezzo troppo elevato in termini di mancanza di trasparenza delle valutazioni, sia degli scrutini finali che degli esami: forse non si comprende, dice il Gruppo, che "in questa completa opacità, nella totale assenza di quel controllo da parte di tutti che la pubblicità dei risultati assicura, vengono ‘segretate' anche eventuali decisioni arbitrarie, come promozioni immeritate o ingiuste bocciature". Ci sembrano tesi meritevoli di un ampio e pubblico dibattito.

Certamente, è così. Vengono segretate le decisioni, o meglio, viene coltivata nei diretti interessati e nell’opinione pubblica l’impressione di scarsa trasparenza, la burocratizzazione di numerosi passaggi, aumentando notevolmente il rischio di errori materiali, ritardi nell’informazione, fraintendimenti, disparità di trattamento derivanti anche soltanto dalla maggiore o minore efficienza delle segreterie delle scuole. Aumenta il clima di sospetto e si coltiva la cultura, da un lato, della rassegnazione nei più deboli e, dall’altro, del ricorso al Tar nei più protetti dalle famiglie: esattamente ciò che più dis-educa i ragazzi.
Nascondere i voti, persino quelli positivi, persino quelli dell’esame di maturità, serve soltanto ad erodere ulteriormente la credibilità della scuola secondaria e dei percorsi di studio dei nostri giovani. Non consentirà ai quotidiani locali di riempire alcune pagine delle cronache estive con i nomi e con i voti conseguiti dai ragazzi ( giacchè i giornali non potranno avere i dati relativi agli esiti), ma soprattutto non consentirà all’opinione pubblica di farsi un’idea sui risultati conseguiti dalle scuole pubbliche e paritarie, sui loro meriti appunto, parola tanto abusata quanto negletta negli ultimi tempi. A tutto ciò vorrei aggiungere che :
1. il nuovo governo ha già risparmiato sulla carta delle certificazioni allegate al diploma, visto che da quest’anno non arriveranno più su carta del Poligrafico dello Stato, ma saranno scaricate da Internet e compilate su carta semplice con il timbro della scuola;
2. come è noto, i diplomati che affronteranno a settembre i test d’ingresso alle Facoltà incostituzionalmente a numero chiuso, non potranno neanche contare sul 25% del punteggio derivante dal voto di maturità e dai risultati del triennio di scuola secondaria, perché il neo Ministro Gelmini, mentre parlava di principi meritocratici, provvedeva a cancellare il Provvedimento del suo predecessore in tal senso. A tutto vantaggio di chi nei test universitari sa a che santo votarsi e a tutto detrimento della scuola secondaria che evidentemente deve continuare ad apparire poco importante e assai confusa nelle sue finalità e procedure.


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