Resto del Carlino: Timore di contestazioni E il ministro Fioroni non arriva al convegno
Scuola: genitori e prof imbufaliti per l’assenza
L’INVITO al convegno sul tempo pieno è partito a inizio luglio. Quando la macchina organizzativa di Flc-Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola ha incassato il sì dei relatori. Tra cui quello dei tre segretari nazionali di categoria (Panini, Scrima e Di Menna) e dei due ministri Fioroni (Istruzione) e Bindi (Politiche familiari).
Nell’aula absidale di Santa Lucia, Fioroni, però, non è mai arrivato. Rosy Bindi sì. Un’assenza clamorosa su cui in molti erano pronti a scommettere. Il motivo del forfait è scritto in blu su un cartoncino ministeriale con cui la segreteria ‘passava la palla’ ad Emanuele Barbieri, responsabile del dipartimento Programmazione del ministero. «A causa di un disguido nella gestione dell’agenda — cita Barbieri — l’appuntamento non è stato inserito». Poi, rigirandosi il biglietto tra le mani, aggiunge «l’invito non è mai arrivato».
Sorridono sornioni i sindacati. Imbufaliti i genitori. Voci raccontano di una telefonata di Fioroni che si diceva certo del clima ostile con cui sarebbe stata accolto. Forse, con questo, temendo il bis del marzo scorso. Quando, sotto le bordate di «Ti abbiamo votato ci hai fregato» dei genitori, sgusciò dentro Palazzo Re Enzo.
«Ha rifiutato il confronto» accusano i ‘difensori’ del tempo pieno già al lavoro per ritornare in piazza. Una mobilitazione che incassa l’appoggio dei confederali (anche se, per l’Flc-Cgil, «la piazza sarà Roma»). Per i genitori, il decreto con cui è stato ripristinato il tempo pieno, in realtà, «alimenta false speranze». Le 40 ore tradizionali, si legge all’articolo 1, saranno concesse solo nei limiti dell’esistente e dei tetti imposti dalla Finanziaria. In effetti, sottolinea Enrico Panini (Flc-Cgil) se è vero che ora, «grazie a Bologna il tempo pieno ha riconquistato diritto di cittadinanza», è innegabile come «ci sia un problema immediato di risorse nelle legge Finanziaria». «Quello — spiega il ministro Bindi — è un provvedimento normativo non finanziato. Mi auguro che in Finanziaria gli si possa dare gambe». Su come garantire il tempo pieno, Barbieri invita ad «aprire subito una riflessione sia in termini di programmazione di risorse sia per individuare quale soluzione trovare rispetto ad una domanda crescente».
Questo per il futuro, ma la scuola apre la prossima settimana e la pesante potatura di insegnanti si sta facendo sentire. «Di insegnanti ne mancano un po’ — conferma l’assessore regionale alla Scuola, Paola Manzini —. Ci auguriamo che vengano prontamente reperiti. Immaginiamo che il governo abbia scienza e coscienza». Per l’ex provveditore, Paolo Marcheselli all’appello mancano 10 maestri per il tempo pieno e 30 insegnanti di inglese riducibili a 20. «Con poche risorse aggiuntive si risolvono situazioni difficili. Le elementari hanno raschiato il fondo del barile». Salve le superiori con più di 100 cattedre sciolte e classi corpose. Rimane un ultimo nodo: l’alto tasso di bidelli certificati che, non potendo essere integrati con nuovi arrivi, mette a rischio l’apertura delle scuole.