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Resto del Carlino/Il Giorno: Scuola, Fioroni batte cassa «Siamo alla bancarotta»

Sos del ministro:«O si paga il debito o si chiude»

07/06/2007
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Il Resto del Carlino

— ROMA —
DOPO il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, tocca al responsabile della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, battere cassa. Nelle mire resta il «tesoretto» che Padoa-Schioppa dovrà utilizzare per tappare uno dei tanti buchi. E se il Viminale piange e rivela di avere debiti per milioni di euro, viale Trastevere non sta meglio.
Vigili del fuoco in mutande, professori anche senza. Nel senso che potrebbero anche, un domani, restarsene a casa per dichiarato fallimento della scuola pubblica.
«Oggi — ha spiegato il responsabile di viale Trastevere — c’è la necessità, a fronte di un debito accumulato dal 2002 al 2006 di 1,2 miliardi di euro, di ripianare questa somma anche con l’intervento attivo del ministero della Pubblica Istruzione. Ma la cosa più urgente è garantire nell’assestamento di bilancio una cifra che consenta alla scuola di non dover sospendere la propria ordinaria attività». Una denuncia che il ministro ritiene indispensabile e doverosa: «Credo che difendere il diritto costituzionale all’istruzione sia un dovere».

PAROLE dure che devono arrivare a destinazione, ovvero alle orecchie del collega che governa l’Economia. Con la convinzione, chiaramente espressa da Fioroni, che a questo punto non si tratta più di «ricevere segnali». «I segnali di fumo erano stati lanciati prima. Qui ormai c’è la certezza di un’operazione che va fatta, di un problema che va risolto».
Le colpe dei bilanci dissestati, dice Fioroni, vanno tutte ascritte al precedente governo ma resta il dato, attuale, su un cumulo di debiti che occorre pagare. Amato, per usare esempi calzanti, aveva detto di aver consigliato ai vigili del fuoco di non pagare l’affitto ma di regolare le bollette della luce. Fioroni, ieri, ha previsto un futuro da istruzione uguale a zero, con istituti chiusi per debiti. Perché questo ripianamento, ha specificato in modo manzoniano «s’ha da fare».

INUTILE o pleonastico, di conseguenza, affrontare il problema del tempo pieno e di quello prolungato. Per Fioroni non è il momento di creare «false aspettative». «L’attivazione concreta e pratica del tempo pieno e prolungato è connessa ai fondi e alle risorse che il Parlamento, di anno in anno, affiderà al ministero della Pubblica istruzione». A questo riguardo Fioroni auspica che si possano predisporre piani triennali che consentano di avviare il tempo pieno su tutto il territorio nazionale. Il problema restano i soldi.

PER IL RESTO, il ministro ha già richiesto l’ampliamento dell’organico di fatto di 1000 unità per dare una risposta concreta alle aspettative delle famiglie. Ma, appunto, bisogna fare i conti con il fattore denaro. In questo senso un suggerimento importante il ministro l’ha dato parlando di un possibile coinvolgimento delle regioni e degli enti locali. «In questo modo — ha spiegato Fioroni — potremmo ripristinare il principio e far fronte all’emergenza e, insieme, avviare un piano di realizzazione nel paese dove le comunità locali e le regioni diventano parte attiva non nella redistribuzione delle risorse ma nella corresponsabilità dell’attuazione di un progetto».
Silvia Mastrantonio


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