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Resto del Carlino: «I blitz antidroga a scuola? Solo se li chiediamo noi»

Il direttore generale: «In Emilia non c’è emergenza»

01/06/2007
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Il Resto del Carlino

di FEDERICA GIERI
— BOLOGNA —

L’ASPRA querelle Turco-Fioroni, forze dell’ordine antidroga nelle classi sì o no, porta le nostre scuole a schierarsi per l’uno o per l’altro ministro.
A cominciare dal ‘capo’ dell’istruzione emiliano romagnola, Luigi Catalano che si allinea sulle parole del ’suo’ ministro, Giuseppe Fioroni.
Ma prima ancora di entrare nel merito della questione, sgombra il campo dagli equivoci. E, attraverso il suo addetto stampa, Luigi Catalano fa sapere che «nelle nostre scuole non c’è assolutamente un’emergenza droga».
Quanto, invece, al nodo spinoso dell’ingresso in classe dei cani in divisa, Catalano ributta la palla in mano ai presidi stessi. Anche se si dice convintamente favorevole ai controlli fuori, nei dintorni degli edifici.
In epoca di autonomia scolastica, sottolinea con forza il direttore generale dell’Usr, devono essere i presidi a decidere quando e come alzare il telefono per chiedere a poliziotti o carabinieri di fare un controllo.
E, comunque, chiarisce Catalano l’eventuale intervento degli uomini in divisa non deve mai essere disgiunto da un approccio didattico-educativo. Perchè la scuola nella lotta allo spinello investe infinite energie sotto forma di progetti.
E i presidi? Pur con sottili distinguo si allineano quasi tutti sull’interventismo del ministro della Sanità, Livia Turco. E, anche se non pensano proprio ai Nas come ha ipotizzato il ministro, vedono di buon occhio gli interventi antidroga dentro le classi. A patto che ciò si integri con il lavoro di sensibilizzazione e di educazione compiuto dagli insegnanti.
La presenza dei poliziotti, spiega Laura Villani del professionale Aldrovandi Rubbiani di Bologna, «non può essere il solo ’strumento’ di lotta alla droga. Certo aiuta i ragazzi a capire che i controlli ci sono, ma bisogna spiegare loro il perchè e che ci prendiamo cura di loro».
«Non si può sempre lasciar correre — le fa eco la collega del liceo scientifico Sabin, Simonetta Rastelli —. Ancora di più ora che il problema sta dilagando. Si devono mettere dei paletti, ma al tempo stesso — precisa — si devono informare i ragazzi».
Preside di due licei, il classico Minghetti e lo scientifico Righi, Ivana Summa, ricorda come queste ’visite’ vengano fatte da tempo. Ma è «fondamentale lavorare anche sull’educazione. Si devono contemperare i due aspetti: quello formativo e quello repressivo».
Chiude Vittorio Biagini, preside dell’Istituto d’arte e del liceo artistico che, prima invita i due ministri a mettersi d’accordo «essendo entrambi dello stesso Governo». E poi invoca sistematicità al ricorso alle forze dell’ordine. «Ogni preside — avverte — ha una sua sensibilità e quindi può avere una percezione non proprio corretta di quanto sta accadendo nelle classi. Inoltre non possiamo sapere tutto».


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