Restano tutte le classi pollaio
In arrivo il decreto: mille posti di potenziamento nell'infanzia e 5 mila per il sostegno
Carlo Forte
Organici invariati per i posti comuni. Dunque, classi pollaio anche per il prossimo anno. Ma 1.000 posti in più di potenziamento nella scuola dell'infanzia e 5 mila posti di sostegno in più in organico di diritto. Tagli nei professionali: 486 cattedre e 164 posti di insegnante tecnico-pratico in meno. Questo il quadro che emerge dalle tabelle predisposte dal ministero dell'istruzione, allegate alla bozza del nuovo decreto sugli organici, di cui si sta discutendo oggi a viale Trastevere tra i rappresentanti dell'amministrazione e delle organizzazioni sindacali. Dunque, la riduzione del numero di alunni per classe, più volte auspicata per migliorare la qualità del processo didattico-apprenditivo e ridurre il rischio dei contagi da Covid-19, non ci sarà. Salvo una lieve riduzione del rapporto tra il numero degli alunni e il numero delle classi derivante dal calo demografico.
Nel corrente anno scolastico, peraltro, vi sono 69.256 alunni in meno rispetto allo scorso anno. Il trend è costante ormai da alcuni anni e non accenna a diminuire. Quest'anno, però, vi sarà comunque un lieve aumento del numero dei docenti di circa 5.400 unità. Che deriva da un incremento di 5 mila posti di sostegno e dalla costituzione di 1.000 posti di potenziamento nella scuola dell'infanzia, a fronte della diminuzione del numero di docenti laureati (-486) e Itp (-164) negli istituti professionali. Resta il fatto, però, che si tratta di scostamenti irrilevanti rispetto alla media del numero degli alunni per classe, che resta comunque elevata. Oltretutto va fatto rilevare che la media non è un dato utile a tastare il polso alla situazione. Perché i dati sul territorio sono disomogenei.
Molto spesso, infatti, per evitare di chiudere plessi e sezioni staccate nei piccoli paesi, vengono autorizzate classi con pochissimi alunni. E ciò viene compensato sovraffollando le classi ubicate nelle sedi centrali delle istituzioni scolastiche. Pertanto, non sono rari i casi in cui la stessa istituzione scolastica comprenda classi al di sotto dei parametri minimi e classi sovraffollate. Quanto ai numeri in senso stretto, il ministero dell'istruzione prevede che il prossimo anno i posti comuni in organico di diritto rimarranno sostanzialmente invariati.
Sono previsti 620.623 cattedre su posto comune. Salvo i tagli da apportare comunque nei professionali (-486 docenti laureati e -164 Itp). I posti di sostegno saranno complessivamente 106.170, compreso l'incremento di 5 mila unità disposto dalla legge di bilancio (legge 178/2020). Infine, i posti comuni di potenziamento saranno pari a 50.202 unità. Dato che comprende anche i 1.000 posti in più previsti dalla legge di bilancio, che dispone l'introduzione di queste figure anche nelle scuole dell'infanzia. L'organico di diritto previsto per il prossimo anno scolastico, dunque, assommerà a circa 770 mila docenti. A questi bisognerà aggiungere, dal 1° settembre prossimo, 14.412 posti in più, in massima parte docenti di sostegno. Che andranno a costituire la dotazione aggiuntiva che sarà attribuita in organico di fatto. Vale a dire, il contingente in più che viene assegnato a livello territoriale per fare fronte alla copertura dei posti di sostegno effettivamente necessari e a garantire, in via meramente residuale, i docenti necessari quando si verifica qualche sdoppiamento di classi all'ultimo momento. La novità di quest'anno, dunque, è data dall'incremento dei posti di sostegno (+5 mila) e dall'introduzione dei posti di potenziamento (1.000) nella scuola dell'infanzia.
La distribuzione di questi ultimi avverrà in modo direttamente proporzionale al numero degli alunni frequentanti. Il criterio individuato dal ministero, infatti, è il rapporto tra gli alunni di scuola dell'infanzia della regione e il numero degli alunni su base nazionale. Più complesso, invece, il criterio adottato per la distribuzione tra regioni del contingente dei 5 mila docenti di sostegno in più. Il principio che il ministero dell'istruzione intende applicare, infatti, prescinde dalla gravità dei casi (la gravità dell'handicap di cui gli alunni sono portatori). E prevede l'assegnazione dei posti in più nelle regioni dove il rapporto alunni disabili-docenti di sostegno è più alto. Per esempio, nella sola Lombardia è prevista l'assegnazione del 20,28% dei 5 mila docenti aggiuntivi. Ciò perché in Lombardia il rapporto alunni-sostegno è pari a 3,56.
La regione governata da Attilio Fontana, dunque, assorbirà ben 1.049 dei 5 mila docenti di sostegno in più previsti a livello nazionale, a fronte di 48.589 alunni disabili. Al Sud, invece, alla Campania, con un rapporto pari a 2,23, e alla Sicilia, che ha un rapporto di 2,36, a fronte, complessivamente, di 57.882 alunni disabili, andrà il 19,4% del contingente, pari a 970 docenti: 495 in Campania (9,9%) e 475 (9,5%) in Sicilia. In buona sostanza, dunque, il criterio previsto dal ministero non tiene presente che agli alunni più gravi viene assegnato un docente (rapporto 1:1) e a quelli meno gravi un docente ogni due alunni (rapporto 1:2) o un docente ogni 4 alunni (1:4).