Residui attivi: il Miur "invita" le scuole a cancellarli
L'invito è rivolto per ora alle scuole destinatarie di finanziamenti straordinari. Ma non si esclude che in fase di gestione del programma annuale del 2015 tutti si debbano adeguare.
Reginaldo Palermo
La questione dei residui attivi delle scuole si ripropone periodicamente ma finora non ha trovato una soluzione definitiva e adeguata.
Secondo una notizia divulgata dal sito retescuole.net nelle ultime settimane, utilizzando forse alcuni avanzi di bilancio, il Miur avrebbe fatto pervenire un po’ di soldi alle scuole più indebitate.
In pratica si tratta di scuole che, a suo tempo, in particolare negli anni 2007/2009 avevano pagato le supplenze utilizzando risorse proprie in attesa che arrivassero i fondi del Miur.
In realtà – però - non sempre il Miur ha onorato gli impegni, anzi in molti a casi ha fatto un discorso molto semplice alle scuole interessate: “Se avete pagato le supplenze con i vostri soldi è perché li avevate, quindi non vi dobbiamo restituire proprio nulla”.
Ma adesso il Miur è arrivato addirittura a mettere nero su bianco e, accreditando questi fondi straordinari alle scuole, ha inviato anche una lettera in cui sta chiaramente scritto: “Si auspica che con progressiva e ragionata programmazione i residui attivi possano essere radiati nell’ambito della autonoma gestione amministrativo contabile e nel rispetto di quanto previsto dalla normativa vigente, tramite mirate delibere dei consigli di istituto”.
“Ciò al fine – scrive sempre il Miur – di rendere i bilanci delle scuole più coerenti con la effettiva situazione finanziaria e anche per consentire all’Amministrazione una analisi più dettagliata e orientata a soddisfare le esigenze effettive, predisponendo gli interventi finanziari più idonei”
Insomma, nell’arco di poco tempo, forse un anno al massimo, la questione dei residui attivi dovrebbe risolversi, secondo la massima del “chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto” che sembra essere ormai il leit-motiv tipico di una Amministrazione Centrale che non sembra più in grado di governare un sistema scolastico sempre più complesso e articolato.