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Repubblica-Via alla scuola modello Moratti

Si parte a settembre, previsti inglese e computer dalla prima elementare, seconda lingua per le medie. Sindacati in agitazione Via alla scuola modello Moratti Opposizione critica sul ...

24/01/2004
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la Repubblica

Si parte a settembre, previsti inglese e computer dalla prima elementare, seconda lingua per le medie. Sindacati in agitazione
Via alla scuola modello Moratti
Opposizione critica sul tempo pieno. Il ministro: "Garantito per tutti"
Il Cdm ha approvato il primo decreto. Ora ci sarà il tutor scolastico niente esame di quinta
"Riforma necessaria, i soldi ci sono". E il premier interviene sulla protesta
MARIO REGGIO


ROMA - Il Consiglio dei ministri ha approvato il primo decreto della riforma Moratti. E per la prima volta dopo un mese il premier Silvio Berlusconi ha fatto la sua apparizione nella sala stampa di Palazzo Chigi. Spinto ad intervenire, come ha spiegato, dalle grida "giù le mani dal tempo pieno" scandite nei cortei dei giorni scorsi. "Oggi il 27 per cento dei bambini delle elementari - ha detto il presidente del Consiglio - fa il tempo pieno, con il decreto potranno arrivare al 100 per cento". Poi giù bacchettate ai giornali che raccolgono le proteste e "fanno disinformazione".
Ma è stata Letizia Moratti, rassicurata dalla presenza del premier, a spiegare i motivi dell'ineludibilità della riforma. "Assolutamente necessaria perché i livelli di apprendimento degli studenti italiani non sono buoni". Nessun problema per i soldi. "Ci sono, nella Finanziaria abbiamo 500 milioni per la scuola e 100 solo per la riforma". Non c'è alcun doposcuola al posto del tempo pieno come paventa l'Opposizione: "Prima il tempo pieno era residuale, 27 ore più 3 di inglese, non c'era altro. Si chiamava tempo pieno ma dava meno opzioni di quelle che vengono date ora". Ma non basta. "Più analisi logica e geometria che erano scomparse dai programmi". E per finire il tutor: "Nessun ritorno al maestro unico, abbiamo valorizzato l'équipe dei docenti introducendo la funzione di tutoraggio come elemento di orientamento, guida nei confronti del bambino e raccordo con le famiglie". Il decreto prevede, inoltre, l'informatica e l'inglese a partire dalla prima elementare. E la seconda lingua straniera dalla prima media. Viene abolito l'esame di quinta elementare. E confermata la possibilità di iscrivere al primo anno della scuola primaria i bambini nati entro il 28 febbraio del 2005.
Ma alcuni aspetti del decreto restano ancora poco chiari.
Partiamo dal tempo pieno. "Dai Centri di servizi amministrativi dei Provveditorati informano che raddoppiano le richieste d'iscrizione al tempo pieno", afferma Gianluca Gabrielli, del Coordinamento nazionale in difesa del tempo pieno e prolungato. Se va avanti così c'è il rischio che molte famiglie rimarranno deluse dalla campagna mediatica lanciata dal governo. Il ministro, infatti, ha dichiarato il diritto prioritario delle famiglie a scegliere quale tipo di scuola vogliono per i figli e che il tempo pieno sarà gratuito. Oggi il 22.5 per cento degli studenti delle elementari usufruiscono delle 40 ore a settimana, ma tutto dipende dal numero dei docenti che ogni scuola ha a disposizione. Ed anche il prossimo anno, come nel 2003, saranno tagliati 12 mila e 500 cattedre. Dove prenderanno i maestri necessari?
Passiamo all'anticipo per la prima elementare. In tutto 80 mila bambini. Ma i soldi ci sono solo per 30 mila iscrizioni e lo ha ricordato anche la Commissione Bilancio del Senato.
Chiudiamo con la nuova figura del tutor. Il ministro non dice che per dare il via all'operazione deve inviare un atto d'indirizzo all'Aran, nel quale indica cosa fa, chi lo sceglie, come e quanto verrà pagato. Il tutto dovrà essere contrattato con le organizzazioni sindacali. E proprio i sindacati, dopo l'approvazione del decreto, hanno proclamato lo stato d'agitazione nella scuola. "È un provvedimento inaccettabile - afferma Enrico Panini, segretario della Cgil - crea una scuola pubblica più povera, aumentano le diseguaglianze, si umiliano gli insegnanti. La battaglia comincia adesso". La Gilda annuncia che "si va diritti allo sciopero generale". I Cobas lo invocano a gran voce: "La partita è ancora aperta - dichiara il portavoce Piero Bernocchi - in queste ore centinaia di comitati di genitori si stanno mobilitando per chiedere il ritiro del decreto".


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