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Repubblica: Università in piazza: "No ai tagli"

Epifani: primo sciopero contro il governo. Protestano studenti e cub

18/11/2006
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la Repubblica

Tensione al corteo dei Cobas: volevano raggiungere Palazzo Chigi
In 25 mila a Roma hanno partecipato alla mobilitazione organizzata dai sindacati confederali
MARIO REGGIO


ROMA - L´università scende in piazza contro i tagli della Finanziaria agli atenei ed agli enti di ricerca. A Roma, 25 mila docenti, ricercatori e studenti, mobilitati dai sindacati confederali hanno attraversato il centro della città. La manifestazione è stata chiusa a piazza Navona dal segretario della Cgil Guglielmo Epifani. Ma la mobilitazione ha coinvolto anche i giovani delle scuole superiori: in 250 mila, secondo l´Unione degli studenti, hanno manifestato a Roma, Napoli, Milano e Firenze ed in altre città per rivendicare il diritto allo studio. Ma non basta.
Sit in e cortei in tutto il Paese contro la Finanziaria e il precariato organizzati dai Cobas, i Comitati unitari di base e le Rappresentanze unitarie di base. Secondo gli organizzatori, allo sciopero avrebbero aderito un milione e mezzo di lavoratori del settore pubblico e privato. Momenti di tensione a Roma, in piazza Barberini, quando i Cobas hanno chiesto di raggiungere in corteo Palazzo Chigi. Poi la situazione è tornata alla normalità.
«Questo è stato il primo sciopero contro questo governo, non è stato facile, ma è stato giusto per il futuro del Paese - ha dichiarato dal palco di piazza Navona Guglielmo Epifani - è stato l´atto conclusivo di una protesta che saliva dalla scuola, dall´università, dai ricercatori precari. Bisognava assumere il tema degli investimenti in ricerca e formazione come punto fondamentale della Finanziaria, ma questo non è stato. Così è una Finanziaria senza anima».
Il ministro dell´Università e della Ricerca Fabio Mussi non ha mai negato la sua opposizione ai tagli previsti dal decreto Bersani e dalla Finanziaria, e attraverso un paziente lavoro con il ministro dell´Economia è riuscito a rosicchiare 230 milioni di euro per il 2007. Ma il rilancio della ricerca scientifica e dell´università resta una chimera. «Se qualcuno mi chiedesse cosa dovremmo fare io rispondo: ci vorrebbero miliardi e miliardi di euro - commenta Mussi - il governo condivide questo richiamo e conosce bene l´importanza del tema sollevato. In tutto il mondo c´è uno sviluppo tumultuoso delle università e della ricerca scientifica, ma questo è un anno difficile per tutti in cui il risanamento della finanza pubblica è la priorità. Ma dal 2008 la musica dovrà cambiare».
Intanto il prossimo anno sarà tutto in salita. La Conferenza dei rettori ha fatto due conti: per tornare al valore reale del Fondo di finanziamento ordinario delle università di 5 anni fa servirebbe un miliardo di euro. Ma anche gli enti di ricerca se la passeranno male. «Rischiamo di chiudere e bloccare la nostra attività quotidiana di laboratorio - commenta Roberto Petronzio, presidente dell´Istituto nazionale di fisica nucleare, che è intervenuto a piazza Navona - oltre agli importanti progetti di collaborazione internazionale. Colpire la ricerca per un anno, attraverso una manovra come quella del 2007, significa avere conseguenze disastrose per gli anni futuri. A partire dal piano quadro europeo sulla ricerca che parte a gennaio del 2007 e stanzia 53 miliardi di euro. Noi rischiamo di essere tagliati fuori». Ma la protesta degli enti di ricerca non si ferma ai soldi che mancano. Nel decreto fiscale, infatti, è prevista una delega in bianco al ministro Mussi per chiudere, accorpare, modificare le strutture decisionali degli enti.
«Contrastiamo decisamente questo metodo dirigista - afferma il Gianni Baratta, segretario confederale della Cisl - e auspichiamo che sia lo stesso ministro Mussi a proporre una modifica a questa parte del decreto».


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