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Repubblica-Università-Il cambiamento è necessario ma servono fondi, non precari"

INTERVISTA Il rettore della Statale di Milano, Enrico Decleva, che esamina il ddl per la Crui "Il cambiamento è necessario ma servono fondi, non precari" "Serve una norma che chiarisca gli ob...

06/02/2004
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la Repubblica

INTERVISTA
Il rettore della Statale di Milano, Enrico Decleva, che esamina il ddl per la Crui
"Il cambiamento è necessario ma servono fondi, non precari"

"Serve una norma che chiarisca gli obblighi dei prof esaurite le 350 previste di didattica"
MARIO REGGIO

ROMA - "Nulla da ridire sulla necessità di rivedere la legge sul riordino dello stato giuridico dei docenti e sul reclutamento dei professori universitari. La legge dell'80 ha ormai fatto il suo tempo".
Enrico Decleva, rettore della Statale di Milano, coordina la commissione della Conferenza dei Rettori che ha esaminato a fondo il testo del disegno di legge delega approvato dal Consiglio dei ministri.
Quindi la riforma è necessaria.
"La Conferenza dei Rettori lo ripete da tempo. Ma ci sono due condizioni. È inutile parlare di modelli diversi dall'attuale senza indicare quanti soldi servono e dove si prendono. Secondo: la legge delega non vuol dire, "voi dovrete fare questo". Una riforma deve essere sempre condivisa da chi dovrà metterla in pratica. Poi nel testo ci sono molti passaggi poco chiari".
Uno dei punti dolenti riguarda i ricercatori.
"Il primo problema riguarda la possibilità di attrarre verso la ricerca e quindi alla carriera universitaria giovani preparati, motivati, allo stesso livello di quelli stranieri o dei nostri che se ne vanno all'estero. Questo però implica che ci siano risorse adeguate, altrimenti anche i giovani più preparati sono costretti a scegliere altre strade. Il sistema che si è stabilizzato nel corso degli anni risponde a questo principio: ti pago poco ma ti assicuro il posto. E questa situazione va cambiata. Ma non attraverso la precarizzazione del ruolo del ricercatore. La delega parla di cinque anni più cinque, poi non si capisce che fine farà il collaboratore coordinato e continuativo".
Parla anche di ruolo ad esaurimento.
"Un esaurimento che riguarda ventimila persone, che nel corso degli anni hanno assunto senza dubbio la figura del docente, e che svolgono un ruolo essenziale nel funzionamento dell'università. Diventeranno tutti associati? E se fosse così dove stanno i fondi necessari?".
La delega parla di riduzione delle fasce da tre a due. Solo associati e ordinari.
"Il problema è quello di vedere quanti docenti andranno in pensione nei prossimi anni, quanti posti si libereranno. Qualcuno facesse questi conti. Il ministero non mi risulta l'abbia fatto".
Ci sarà l'abolizione del tempo pieno dei docenti.
"Questo punto crea, volendo usare un eufemismo, molta perplessità. Qual è il principio del tempo pieno? Stabilisce un dovere e una responsabilità diretta del professore verso la ricerca e la didattica. Ora vorrebbero passare alla formula: il professore esaurite le 350 ore annue di didattica può fare quello che gli pare fuori dall'università. Non mi scandalizzo se una facoltà sceglie un preside non a tempo pieno. Ma allora serve una norma che chiarisca quali sono gli obblighi scientifici che si devono sommare alle 350 ore. Un po' come il tempo pieno dei medici ospedalieri e dei docenti di Medicina".
La delega parla di professori a contratto.
"Ci sono già. Ma la delega aggiunge una norma alquanto strana: le imprese e le fondazioni possono pagare gli stipendi di persone di alto profilo scientifico che diventano professori ordinari a tempo, con un contratto triennale rinnovabile. Non si capisce perché si parla di ricerca scientifica e poi le imprese possono scegliere e rinnovare i contratti ad un professore ordinario anche se non ha superato nessun concorso, senza che sia stato valutato, ma con lo stesso status giuridico degli altri professori ordinari".


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