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Repubblica-Una macchina da 360 milioni bloccata col motore imballato

IL CASO Dopo l'archiviazione del nucleare un Enea senza ruolo preciso che lavora al di sotto delle sue possibilità Una macchina da 360 milioni bloccata col motore imballato Legambiente: "U...

16/07/2005
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la Repubblica

IL CASO
Dopo l'archiviazione del nucleare un Enea senza ruolo preciso che lavora al di sotto delle sue possibilità
Una macchina da 360 milioni bloccata col motore imballato

Legambiente: "Una patata bollente e qualcuno propone di annetterlo al Cnr"
ELENA DUSI

ROMA - Una macchina da 360 milioni di euro all'anno che va avanti con il motore al minimo. Un ente nato per occuparsi di energia nucleare e rimasto con un deficit di identità dopo il referendum del 1987. Impantanato da mesi a causa di uno scontro al vertice fra il presidente Carlo Rubbia e il consiglio d'amministrazione, l'Enea viene messo ora nelle mani di Luigi Paganetto. Il nuovo commissario straordinario non nasconde una punta di timore. E ammette: "E' un compito che mi metterà alla prova".
Su un solo punto all'Enea sono tutti d'accordo: con i suoi 3 mila dipendenti, la metà dei quali laureati in materie scientifiche, l'ente rappresenta una straordinaria risorsa per il paese. Soprattutto se consideriamo l'attuale sete di ricerca nel settore energetico. Da qui in poi, iniziano le discordie. Il primo fra i problemi che affliggono l'Ente per le nuove tecnologie, l'energia e l'ambiente è la mancanza di una politica coerente. Se Rubbia ha dato impulso all'ambizioso progetto del solare termodinamico, per il resto ci si accontenta troppo del piccolo cabotaggio quotidiano, con i singoli capi-unità che si muovono alla ricerca di finanziamenti come cacciatori solitari.
Dei 360 milioni di euro circa che l'Enea costa ogni anno, circa 190 arrivano dallo stato a fondo perduto. Gli stipendi ne portano via 170 e altri 80 servono per il funzionamento delle strutture. L'ente non potrebbe andare avanti senza i finanziamenti ottenuti con i singoli progetti, che portano in cassa circa 100 milioni di euro. Il resto arriva da economie degli anni precedenti o dall'attivazione di fondi rimasti nel frigorifero. Per risparmiare (ma c'è chi teme che l'Enea verrà abbandonato sulla via di un lento e malinconico tramonto), nel corso degli anni è stato ridotto il numero di dipendenti da 5 mila a 3 mila (di cui 600 precari). E l'equilibrio fra scienziati e tecnici si è definitivamente spezzato. Di fronte a 1.400 scienziati ci sono oggi poco più di 400 tecnici. E il grosso serbatoio di cervelli deve sempre più spesso rivolgersi a ditte esterne per vedere le proprie idee messe in pratica.
Roberto Della Seta, presidente di Legambiente, punta il dito: "L'ente lavora molto al di sotto delle sue possibilità, se consideriamo le risorse di cui dispone. Si muove senza una direzione precisa. A volte viene trattato solo come una patata bollente, e qualcuno propone addirittura di scioglierlo e annetterlo al Consiglio Nazionale delle Ricerche. Assurdo, con la sete che abbiamo di innovazione tecnologica al servizio dell'energia e dell'ambiente". Pierangelo Guermani, da vent'anni dirigente dell'Enea e oggi a capo del Consorzio Antartide, spiega: "L'arrivo di uno scienziato importante come Carlo Rubbia nel 1999 fu accolto con molto entusiasmo. Pensavamo fosse arrivata l'occasione del rilancio. Oggi, a sei anni di distanza, ci troviamo con un bilancio di discordie fra i vertici dell'ente, dimissioni, ricorsi, commissariamenti e una situazione di paralisi che blocca ogni progetto di ampio respiro. L'ultimo esempio: ci è sfuggita di mano la possibilità di partecipare al Centro Euromediterraneo. Giustamente, quale amministratore sensato si fiderebbe di un ente nelle nostre condizioni?". Fabio Troiani, esperto di energia nucleare, era stato proposto da Rubbia come direttore generale, ma la sua nomina ha incontrato l'opposizione del consiglio d'amministrazione. "Abbiamo nelle mani un potenziale scientifico di primo valore. E invece siamo bloccati a causa della mancanza di programmazione".


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