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Repubblica-Un'offesa". "No, strada giusta" e la sentenza divide l'Italia

LE REAZIONI Dal mondo della scuola al Parlamento, scoppia la polemica. Burani (Fi): "Così non si rispetta la nostra cultura" "Un'offesa". "No, strada giusta" e la sentenza divide l'Italia St...

26/10/2003
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la Repubblica

LE REAZIONI
Dal mondo della scuola al Parlamento, scoppia la polemica. Burani (Fi): "Così non si rispetta la nostra cultura"
"Un'offesa". "No, strada giusta" e la sentenza divide l'Italia
Storace: adesso vogliamo dare il voto a Smith?

PAOLA COPPOLA

ROMA - A poche ore dalla decisione del tribunale dell'Aquila che impone di rimuovere il crocifisso dalle aule della scuola frequentata dai figli di Adel Smith, scoppia la polemica. Un giudizio negativo lo esprime subito il cardinale Ersilio Tonini: "Rimango stupefatto, senza parole. Come si fa a ordinare la rimozione dalle aule scolastiche del crocifisso, che è il simbolo dei valori di fondo del nostro Paese? Non si può eliminare un simbolo dei valori religiosi e culturali di un popolo, solo perché può dar fastidio a qualcuno. Mi sembra una strada pericolosa". Poi Tonini aggiunge: "Con questa sentenza si offende la maggioranza del popolo italiano e lo spirito della costituzione".
La sentenza scatena reazioni anche nel mondo della scuola. "Con la decisione del tribunale si ribalta l'ordinamento concordatario che non riguarda solo i crocifissi", dice Giorgio Rembado, presidente dell'associazione nazionale presidi. Anche se il suo non è un rifiuto totale: "La questione può essere vista positivamente perché riafferma la laicità dei servizi pubblici", ma precisa che "sul piano dell'ordinamento interno richiede una riflessione sulle norme di revisione costituzionale".
E' molto critico invece il Forum delle associazioni familiari. La presidente, Luisa Santolini, parla di "battaglia di religione fuori luogo" e di "una vera e propria provocazione. Le radici cristiane dell'Europa e dell'Italia sono una realtà - continua Santolini - che non si può negare. Il nostro è uno Stato laico, ma con le sue radici e la sua storia".
Per Enrico Panini, segretario generale della Cgil scuola, si tratta di "una sentenza moderna e laica", perché la scuola deve essere "un territorio neutro, fatto soltanto di segni di accoglienza". Poi Panini aggiunge: "La sentenza è un passo avanti verso una dimensione di laicità della scuola italiana, apre una questione che va affrontata con attenzione. Le aule accolgono bambini e bambine di religione diversa, e quindi non dovrebbero contenere segni che non siano rispettosi delle posizioni e del credo di tutti".
Anche il mondo politico si unisce alla bagarre scatenata dal tribunale dell'Aquila. Maria Burani, presidente della Consulta per i problemi etici e religiosi di FI, parla di "non rispetto della nostra cultura". Burani ha annunciato che convocherà la Consulta a breve per decidere un'eventuale protesta formale contro chi "vuole cancellare dalla storia dell'Europa, e quindi dell'Italia, un simbolo che anche i più laici riconoscono e che è alla base della cultura cristiana". E continua: "Non c'è alcuna voglia di integrazione da parte di queste persone".
Per Titti De Simone, capogruppo di Prc alla Commissione cultura della Camera, la sentenza va bene "ma la questione non si esaurisce qui. Anzi, è solo l'inizio di una necessaria riflessione sulla convivenza multiculturale e su quale ruolo rivesta in questo la scuola".
Una sentenza "fuorilegge e inconcepibile", la definisce Riccardo Pedrizzi, responsabile per le politiche della famiglia di An. Mentre, sempre da An, il governatore del Lazio Storace reagisce alla notizia lanciando una provocazione: "Ad Adel Smith vogliamo dare anche il diritto di voto?".


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