Repubblica: Tra istituti fatiscenti e burocrazia malata
Una su due non ce la fa. Una su due è potenzialmente a rischio
PAOLO GRISERI
TORINO
Sicurezza, l´allarme di Bertolaso "Un istituto su due è a rischio"
"Troppa burocrazia, non sappiamo come spendere i soldi"
Secondo i nostri calcoli servirebbero quattro miliardi di euro per rimettere in sesto tutti gli istituti italiani
Dopo San Giuliano stanziati 500 milioni. Ma solo dopo 6 anni quei fondi sono stati spesi. Uno scandalo
Una su due non ce la fa. Una su due è potenzialmente a rischio. I tecnici della Protezione civile disegnano una mappa inquietante: 22.800 scuole pubbliche su 42.000 non sono a norma. Sono edifici progettati senza tenere conto dei criteri antisismici in zone dove i terremoti sono frequenti.
Un elenco di cui non fanno parte licei come quello di Rivoli, che non è in zona sismica, dove si è verificata la tragedia di sabato. Mariastella Gelmini ha promesso di intervenire subito sulle 100 scuole più a rischio. L´elenco, dicono alla Protezione civile, si sta definendo in questi giorni. E si capisce che non verrà reso noto per evitare di moltiplicare la paura. Ma quanto costa rimettere in sesto tutte le scuole italiane? Guido Bertolaso, sottosegretario alla Protezione civile, allarga le braccia: «Secondo i nostri calcoli ci vogliono 4 miliardi di euro. Sa qual è il problema principale? Se oggi ci fossero tutti insieme, quei soldi non sapremmo come spenderli». Un paradosso: è la storia di questi anni a confermarlo.
Per spiegare l´assurdità Bertolaso parte da un drammatico ricordo personale: «Non dimenticherò mai la notte di San Giuliano, il 31 ottobre del 2002. Ero là con i soccorritori. Il vigile del fuoco davanti a me estraeva i corpi da sotto le macerie. Diceva solo ´vivo´ quando c´era qualche speranza di salvare un bambino. Non ce l´hanno fatta in 27. Quella notte ci siamo detti tutti che non si poteva accettare quella tragedia senza reagire». Tra il 2002 e il 2003 vennero stanziati 500 milioni di euro «ma solo all´inizio di quest´anno quei fondi sono stati spesi concretamente». Sei anni, uno scandalo. Il sottosegretario racconta: «Prima abbiamo dovuto attendere che i due ministeri competenti, quello della Pubblica istruzione e quello dei Lavori Pubblici, si mettessero d´accordo sui criteri per scegliere le scuole da ristrutturare. Poi è stato necessario il via libera del Cipe. Poi la palla è passata alle Regioni, alle Province, ai Comuni e alle Province autonome. Così i lavori sono partiti tra la fine del 2007 e l´inizio di quest´anno. Lei ha idea che cosa succederebbe se arrivassero domani i 4 miliardi necessari?».
La scorciatoia per superare le lungaggini ci sarebbe. Proporla a Bertolaso, commissario per i rifiuti di Napoli, è scontato. Ma il sottosegretario non ci sta. Parafrasa Brecht: «Beato il paese che non ha bisogno di commissari». E spiega: «Più che un unico commissario per le scuole, sarebbe utile che gli assessori regionali ai lavori pubblici venissero nominati responsabili della sicurezza. Se si individua un responsabile in ogni regione i tempi si accorciano». L´altro accorgimento «è quello che si sta seguendo: invece di un unico stanziamento si tratta di destinare una quota significativa ogni anno per precedere gradualmente alla messa in sicurezza delle scuole». Dal 2002 a oggi sono state censite 3.000 scuole sulle 57 mila italiane (a quelle pubbliche vanno aggiunte le 15 mila private). E gran parte di quelle 3.000 scuole sono a norma solo per il 30-40 per cento dello standard previsto dalle leggi. Un quadro preoccupante. Tra tante cifre Bertolaso sintetizza: «Dovremmo poter intervenire in tempi brevi su almeno 15 mila scuole per metterle in sicurezza. Ma non possiamo mai abbassare la guardia. Quella di Rivoli non è una scuola fatiscente: forse non sarebbe mai rientrata nei nostri elenchi».