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Repubblica: Test d´intelligenza: "E´ vero, non servono"

Da Settis a Beccaria, gli accademici italiani d´accordo con il saggio di Enzensberger: "Premiano la velocità"

29/08/2007
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la Repubblica

DARIO PAPPALARDO

ROMA - Test d´intelligenza? No, grazie. Gli esponenti di punta del mondo accademico italiano plaudono alle parole di Hans Magnus Enzensberger. Come anticipato ieri da Repubblica, l´intellettuale tedesco, nel nuovo saggio (in Italia uscirà da Einaudi), condanna senz´appello i questionari per misurare il quoziente intellettivo. «Test del genere non servono a nulla - dice Salvatore Settis, direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa - Il talento si intuisce solo attraverso lo specifico e non per mezzo di quesiti attitudinali generali. Credo che questi test siano molto manipolabili e forniscano risultati deboli. La loro unica funzione è quella di deresponsabilizzare il momento della scelta. Le scelte, invece, sono importanti: rappresentano un incontro di persone su dati di fatto».
Non misuratori di intelligenza, ma di nozionismo, li definisce Piergiorgio Odifreddi, ordinario di Logica Matematica all´Università di Torino: «Spesso questi test sono fatti a tempo e l´intelligenza è poco collegata con la velocità. Albert Einstein era lento ma, quando poi raggiungeva un obiettivo, superava di gran lunga i colleghi più veloci di lui. Essere veloci e brillanti non significa avere profondità di pensiero». «Mozart non avrebbe superato un test d´ingresso di una qualsiasi azienda di oggi», scherza, ma non troppo, il linguista Gian Luigi Beccaria, professore di Storia della lingua italiana all´ateneo torinese. «Sono pienamente d´accordo con Enzensberger, anzi aspetto con ansia di leggere il suo libro». Beccaria si dice contrario anche ai test d´ingresso nelle università: «Certo, per alcune facoltà il numero chiuso ha lo scopo di arginare la quantità di domanda. Ma i test sono il prodotto del nostro mondo burocratizzato in cui tutto è bianco o nero. Preferisco l´ampio ventaglio di risposte prospettato dall´antica sofistica. Mi auguro comunque che i compilatori di test siano convinti di sapere quello che fanno: ormai ci propinano anche quiz per sapere di che sesso siamo».


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