Repubblica-Tasse, braccio di ferro nel governo
Tasse, braccio di ferro nel governo Moratti e Martino contro i tagli alla spesa, slitta il Consiglio Il ministro dell'Istruzione e dell'Università punta i piedi e minaccia di dimettersi Marti...
Tasse, braccio di ferro nel governo
Moratti e Martino contro i tagli alla spesa, slitta il Consiglio
Il ministro dell'Istruzione e dell'Università punta i piedi e minaccia di dimettersi
Martino: "Ho detto che sopporterò come Seneca questo dissanguamento"
Fini: "Il blocco del turn over permetterà il rinnovo dei contratti degli statali"
ROBERTO PETRINI
ROMA - Finale con brivido e con mini-stangata di fine anno per la riforma dell'Irpef. Il consiglio dei ministri, riunito con il compito di varare l'emendamento alla Finanziaria 2005 finalizzato al taglio delle tasse, si è riunito con un ritardo di circa due ore. Motivo: la ferma protesta del ministro dell'Istruzione e Università, Letizia Moratti, per i tagli al suo settore. La Moratti, che è stata per più di un'ora a colloquio con Berlusconi, ha puntato i piedi e minacciato di dimettersi per almeno un paio di misure non concordate: il blocco del turn over con la conseguente riduzione di 14 mila docenti previsto dalle misure di copertura e il rinvio delle assunzione dei professori universitari vincitori di concorso. Sul piede di guerra anche il ministro della Difesa Martino: "Sacrifici gravi: ho detto a Berlusconi che sopporterò come Seneca questo dissanguamento". Anche in questo caso, come nell'intero comparto della sicurezza, è il blocco del turn over con la regola di un nuovo assunto per ogni cinque pensionati, a provocare il malessere. Colpita anche la Sanità: assunzioni dimezzate fino al 2006 ad eccezione degli infermieri. Senza contare la sventagliata trasversale di tagli alle spese intermedie del 10 per cento nel 2005 e del 20 nei due anni successivi.
Solo alle 21 il governo, parzialmente sedate le rimostranze dei ministri colpiti, con la garanzia per la Moratti di 300 milioni (la metà di quanto aveva chiesto) del fondo per l'Università, si è riunito per varare la "coda" della manovra di aggiustamento dei conti del luglio scorso che da 2 miliardi sarebbe salita a 2,9 miliardi più 900 milioni di misure amministrative. Si colpiscono particolarmente banche, poste e società finanziarie che subiranno anticipi di versamenti fiscali. La parte più consistente del decreto è costituita dallo slittamento al 2005 delle rate per i versamenti del condono edilizio previste per dicembre e che consentiranno di incassare 2 miliardi per il taglio delle tasse.
Confermate fino alla fine le risorse, circa 6 miliardi per l'Irpef, e la struttura delle aliquote e delle deduzioni che per il governo favorirebbero in particolare i redditi più bassi e con carichi familiari e che, per le opposizioni, dirotterebbero il 70 per cento delle risorse verso i più ricchi. Braccio di ferro fino a notte sull'Irap: l'emendamento previsto dal vertice di maggioranza destina alle imprese 500 milioni mentre la Lega ne vuole almeno 800.
Uno dei nodi più delicati, quello del contratto degli statali, è sembrato superato sin dal pomeriggio, quando il neo ministro degli Esteri Fini ha confermato che per il 2005 il blocco del turn over nella pubblica amministrazione sarà dirottato al rinnovo. Nel biennio successivo tuttavia 900 milioni andranno alla riforma fiscale berlusconiana. Fa un primo bilancio il ministro per le Politiche Agricole Alemanno: "Riforma solida e equa, ha vinto Berlusconi ma anche An".
Nel menù anche un pacchetto di rincari fiscali che nel biennio 2006-2007 dovrebbero rappresentare buona parte della copertura dell'Irpef: da sigarette, giochi e bolli verranno più di 5 miliardi. Dai tabacchi verranno 2 miliardi di euro; 900 milioni nello stesso biennio dalle tasse sui giochi; 2,2 miliardi dall'aumento di bolli e concessioni governative.