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Repubblica: "Tagli alla spesa pubblica ma salvando scuola e sanità"

Massimo Calearo, leader di Federmeccanica: ci sono ancora tanti enti inutili

24/04/2006
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la Repubblica

le riforme L´Istituto per il commercio estero è un doppione. Abbiamo ottimi ambasciatori
ROMA - «Se il Fondo monetario lancia un monito è bene fare quello che chiede». Massimo Calearo, leader di Federmeccanica e presidente degli industriali di Vicenza è convinto che sia necessaria una manovra-bis per mettere ordine nei conti, come ha chiesto l´Fmi.
Tagli alla spesa o nuove entrate?
«So che mi farò tanti nemici ma penso che siano necessari interventi drastici e veloci sulla spesa pubblica».
Da dove iniziare?
«Ovunque tranne che in tre settori che sono intoccabili e sono la sanità, la sicurezza e la scuola, che rappresenta il futuro. Su tutto il resto è necessario iniziare un´opera di monitoraggio e controllo di gestione. Ciò che è inutile, ciò che è superfluo, ciò che rappresenta un doppione va eliminato. Ci sono enti inutili, che ci portiamo dietro dalla seconda guerra mondiale come i consorzi di bonifica che altro non sono che consigli di amministrazione che servono a pagare i politici. Vanno chiusi. Via anche l´Istituto per il commercio estero che è un doppione perché girando per il mondo mi sono reso conto che abbiamo ottimi ambasciatori. L´Ice non serve. Va riesaminato anche il ruolo delle Province e delle Camere di commercio. E poi se l´obiettivo è pensare al sistema Paese è necessario riportare sotto un controllo centralizzato sia il commercio estero che il turismo».
Togliendo la delega alla Regioni?
«Sì perché bisogna eliminare tutte le spese che vanno dal centro verso la periferia e viceversa. E anche il federalismo non deve diventare un alibi per creare altri enti inutili. Va usato semmai per cercare di tagliare le spese».
Misure però che richiedono del tempo. Sta emergendo invece l´ipotesi di un aumento dell´Iva...
«Ben venga. Sono anni che ripeto che un leggerissimo aumento dell´Iva potrebbe servire per spostare il costo del welfare da chi lavora a chi consuma».
(b.ar.)


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