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Repubblica: Superspecialista ma precario il destino dei ricercatori diventa sempre più incerto

L´ultima vicenda a venire alla luce è quella dell´istituto di Geofisica e Vulcanologia di Roma, che studia il rischio sismico

21/10/2008
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la Repubblica

TIZIANA GUERRISI

Scricchiola la ricerca scientifica a Roma: è passato alla Camera l´emendamento del ministro Brunetta che azzera da luglio 2009 le liste di stabilizzazione nella pubblica amministrazione e negli enti di ricerca. A rischio 4.500 posti di lavoro dei ricercatori precari: 9.000 lavoratori instabili in tutta Italia, la metà nel Lazio che ospita i maggiori istituti nazionali di ricerca. Oltre all´emendamento, pesa la legge 133 approvata in agosto, che prevede la riduzione del 10% degli organici degli enti pubblici, e da luglio 2009 il blocco al rinnovo dei contratti a tempo determinato per più di tre anni. «Sono norme - spiega Maria Liberatori, responsabile ricerca per il Lazio di Flc Cgil - che hanno un impatto negativo a livello occupazionale e ipotecano la capacità del Lazio di garantire una crescita qualificata. Senza considerare il rischio di una fuga dei cervelli dalla Capitale».
I precari hanno un curriculum altamente specializzato come dimostrano i profili dei dipendenti di Cnr, Enea, Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale. E dell´Istituto di Geofisica e Vulcanologia di Roma, la più grande istituzione europea del settore, centro nevralgico del controllo dell´attività sismica e vulcanologica nazionale grazie alla sala di monitoraggio, in funzione 24 ore su 24, in collegamento con la Protezione Civile. Su 1000 dipendenti, 400 sono precari. «Molti di noi hanno quarant´anni, una famiglia da mantenere ? spiega il ricercatore Marco Moro - e una formazione qualificata». Nel 2005 l´Ingv fu prima nel mondo per le pubblicazioni vulcanologiche e l´anno scorso il 70% di queste pubblicazioni è stato firmato di un precario. «Siamo con le spalle al muro: niente contratti, stabilizzazioni né garanzia sull´avvio di nuovi concorsi», dice Raffaele Di Stefano, 37 anni, dottorato in Svizzera. «E´ uno spreco: per ottenere questi profili le università hanno investito centinaia di migliaia di euro», racconta Luigi Improta, un altro precario. «Si parla tanto di sicurezza, ma così si mette in difficoltà il funzionamento della sala sismica. Non è sicurezza?».


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