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Repubblica: "Sulla scuola decide il Parlamento"

Decreto Gelmini, Napolitano risponde al popolo delle mail

14/10/2008
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la Repubblica

GIORGIO BATTISTINI

ROMA - Non basta un passaparola, per quanto elettronico e davvero martellante, a far cambiare idea al presidente della Repubblica. I cui comportamenti restano strettamente "correlati" al copione costituzionale, come lo stesso Giorgio Napolitano non si stanca di ripetere ad ogni occasione.
Dal 9 ottobre scorso un passaparola tenace e dilagante interno al mondo della scuola (studenti, insegnanti e genitori) invita a convincere il capo dello Stato (via mail elettronica, blog, sms, o quant´altro) a non firmare il testo della riforma voluta dal ministro Mariastella Gelmini, quella del maestro unico (testo che fino a questo momento ha avuto solo il via libera della Camera ed è stato messo in calendario dal Senato). Rinviando alle Camere quella legge perché ne vengano corretti i contenuti.
Sono già migliaia i messaggini elettronici, una vera catena di sant´Antonio, inviati al Colle. E´ la prima volta che succede. Tanta foga meriterebbe forse una miglior conoscenza della Costituzione. Ed è in questa direzione che va la replica del presidente a un assedio elettronico così entusiasta. Un´immediata messa a punto alle pressanti parole con cui si chiede al presidente di «non firmare il decreto legge 137, o più propriamente la legge di conversione di tale decreto». Protesta alla quale ha aderito anche la scrittrice Dacia Maraini, «assolutamente contraria ai tagli alla scuola in genere e a quella elementare in particolare, un bene prezioso per il nostro Paese che tutti ci invidiano».
Pur nella «viva attenzione e comprensione» del presidente, si legge nella nota, «per le motivazioni di tali appelli» (come dire che Napolitano non è affatto disturbato da quel corteo elettronico che si è spinto fin dentro il Quirinale, direttamente nel sito della presidenza della Repubblica), quasi una moral suasion di massa, dalla base verso il vertice istituzionale, si osserva anzitutto che «il Parlamento non ha ancora concluso l´esame del provvedimento in questione».
E la firma del capo dello Stato (concessa o negata) si porrà solo al termine, non durante, l´iter parlamentare. Inoltre, spiega Napolitano, secondo la Costituzione, «è il governo che si assume la responsabilità del merito delle scelte politiche e dei provvedimenti di legge sottoposti al Parlamento, che possono essere contrastati, respinti o modificati solo nel Parlamento stesso».
Il capo dello Stato infatti, spiega il presidente con una precisazione che è quasi una lezione di diritto costituzionale, «non può esercitare ruoli che la Costituzione non gli attribuisce, La stessa facoltà di chiedere alle Camere una nuova deliberazione», spiega ancora, «incontra limiti temporali oggettivi nel caso della conversione di decreti-legge. E il presidente in ogni caso ha l´obbligo di promulgare le leggi, qualora le stesse siano nuovamente approvare, anche nel medesimo testo».

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