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Repubblica: "Sui lavoratori un clima esagerato così si nascondono i veri problemi"

Epifani: l´autunno sarà durissimo ma il governo pensa ad altro

20/08/2008
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la Repubblica

MARCO PATUCCHI

ROMA - «C´è un clima che non mi piace. Si licenzia gente che guadagna 1500 euro al mese, mentre manager che non hanno brillato nella gestione delle aziende tornano a casa ricoperti d´oro...». Guglielmo Epifani è preoccupato. Non bastasse la prospettiva di un autunno difficilissimo per l´economia e le famiglie italiane, ora c´è anche il caso dei licenziamenti alle Ferrovie ad angustiare gli ultimi giorni di ferie del leader della Cgil. «Non mi stancherò mai di ribadirlo: il sindacato non difende fannulloni e lavoratori scorretti, che peraltro danneggiano prima di tutto i propri colleghi. Abbiamo ben chiaro qual è il giusto equilibrio tra rivendicazione dei diritti e rispetto dei doveri. Così come l´esigenza di lasciarci alle spalle ogni esperienza di sindacato consociativo. Ma ora ci troviamo di fronte ad un clima esagerato, come a voler scaricare sui lavoratori la responsabilità delle cose che non vanno nel Paese e che, nel caso delle Fs, sono una politica generale del trasporto sbagliata, l´inefficienza dei servizi, l´assenza di trasferimenti da parte dello Stato, la minaccia della concorrenza».
Crede davvero che ci sia tutto questo dietro ai licenziamenti decisi dai vertici delle Ferrovie? Nel caso degli otto dipendenti di Genova l´azienda parla di infrazioni molto gravi. Non sarebbe un errore in certe eventualità usare il guanto di velluto?
«Se è stato alterato il rapporto tra ore lavorate e timbratura del cartellino si tratta di un´infrazione grave, passibile di licenziamento. Se, invece, i lavoratori hanno solo chiesto ai colleghi di timbrare al posto loro il cartellino ma senza assentarsi dal lavoro, allora si tratta di un caso che andrebbe affrontato con sanzioni meno pesanti».
Che idea si è fatta dell´altra vicenda, quella del macchinista licenziato per aver denunciato possibili rischi sulla sicurezza dei treni?
«Lì qualcosa evidentemente non torna, come dimostrano anche le reazioni degli schieramenti politici e degli osservatori imparziali. Come fanno Cipolletta e Moretti a parlare di lesione dell´immagine dell´azienda quando i veri problemi sono altri? Che dire, allora, della pulizia dei treni e delle inefficienze del servizio? Come si fa a licenziare una persona che, magari esagerando, non fa altro che difendere gli interessi degli utenti? E se poi accade un incidente che fine fa, davvero, l´immagine dell´azienda? La linea adottata dai vertici delle Fs inverte causa ed effetto ed è controproducente, anche se mi sembra dettata dalla voglia di spostare l´attenzione dai problemi reali».
Secondo l´amministratore delegato Moretti bisogna attraversare il guado che separa il pubblico impiego da una vera impresa. Lei non teme di ancorare il sindacato a posizioni anacronistiche?
«Guardi, le Fs sono passate nel giro di pochi anni da 200mila a meno di 100mila dipendenti. E´ stata la più grande ristrutturazione aziendale nella storia del Paese ed è stata fatta con il consenso del sindacato. Se ora l´esigenza è quella di diffondere il più possibile la cultura del dovere, mi chiedo perché non si cerchi un rapporto positivo con i sindacati piuttosto che risolvere il tutto sul fronte degli attacchi individuali».
In realtà non si tratta solo di un caso Fs. Ormai da qualche mese in Italia ha trovato solide radici la riflessione sulla licenziabilità dei lavoratori, nel solco delle misure varate dal ministro della Funzione Pubblica, Brunetta. Non crede che nel Paese sia ormai un sentire comune l´esigenza di rivalutare concetti come meritocrazia ed efficienza?
«Già ho detto come la penso sul ruolo del sindacato nella lotta ai fannulloni e alle irregolarità. D´altro canto, nella pubblica amministrazione i licenziamenti di lavoratori per giusta causa ci sono sempre stati, senza che nel Paese si scatenassero particolari dibattiti. Ma ora esiste un clima generale alimentato da anni di campagna ideologica contro la pubblica amministrazione, motivata in fondo dagli interessi di chi vuole mettere in discussione i servizi pubblici, a partire dalla sanità e dalla scuola».
Non pensa che sinistra e sindacato si siano inseriti con ritardo e con qualche contraddizione in questo dibattito?
«Non abbiamo chiuso gli occhi. E´ evidente che esistono sacche di inefficienza e forti esigenze di modernizzazione. Ma mi sembra che Brunetta abbia lisciato il pelo a questo comune sentire usando però strumenti indifferenziati che penalizzano anche chi ha sempre fatto il proprio dovere, cioè la stragrande maggioranza dei lavoratori: ci sono dipendenti pubblici che negli ultimi anni non hanno mai fatto un giorno di assenza per malattia e che se lo fanno ora si vedono decurtare lo stipendio...».
Che autunno attende i lavoratori italiani? Il governo non prevede di integrare la manovra economica varata a luglio, anche se la congiuntura internazionale continua a peggiorare...
«E´ vero, l´esecutivo tende a minimizzare. Ma sarà un autunno difficile. Dopo la pubblicazione dei pessimi dati sul Pil nella Ue molti governi europei hanno interrotto le ferie per riunioni d´urgenza sulle contromisure da adottare di fronte alla crisi. Il nostro, invece, non ha dato segni di vita. Davanti ai venti di recessione, dimostra che l´unica cosa che gli sta a cuore è il federalismo. Mi dispiace anche per l´enfasi dimostrata dal ministro Sacconi per i dati sull´aumento delle ore di straordinario determinato dalla defiscalizzazione: in realtà il vero problema è lo spaventoso incremento delle ore di cassa integrazione nelle aziende! Il fatto è che le misure del governo nel breve periodo hanno effetti depressivi, perché non sostengono i redditi e gli investimenti oltre a tagliare fondi per settori chiave come la ricerca e l´innovazione».
Il sindacato ha già prefigurato una mobilitazione in vista di settembre. Vi spingerete fino allo sciopero generale?
«In effetti ci sono forti rischi per la coesione sociale, con l´aumento della precarietà per i giovani e l´ulteriore abbandono del Sud. Noi chiediamo al governo di cambiare la politica economica, con un vero sostegno al reddito di famiglie e pensionati, detrazioni al lavoro dipendente, restituzione del fiscal drag. L´indicazione che arriverà la valuteremo unitariamente con Cisl e Uil: è chiaro che riteniamo necessarie risposte nel segno dello sviluppo e della giustizia sociale. Le prossime settimane saranno decisive».


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