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Repubblica: Statali, la Cgil abbandona il tavolo

"Grave errore di metodo". Brunetta dà 48 ore ai sindacati sul piano industriale

29/05/2008
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la Repubblica

Il ministro ufficializza il dirigente-manager e il recupero, entro 3-5 anni, del 20 per cento di produttività fino a 40 miliardi di risorse

LUISA GRION

ROMA - L´inizio non è stato dei migliori: ieri il primo incontro sulla riforma della pubblica amministrazione fra il ministro Renato Brunetta e le parti sociali è partito decisamente in salita. A quindici minuti dall´inizio del vertice, la Cgil si è alzata e se n´è andata, in polemica con quello che è stato ritenuto «un grave errore di metodo nella convocazione». Le cose, in realtà si erano messe male fin dal mattino, un po´ perché il ministro aveva parlato della pubblica amministrazione come di una «palla al piede», un po´ perché Brunetta aveva insistito nel voler incontrare un solo rappresentante per sigla, quando è invece prassi che per il settore pubblico si presentino i titolari delle varie categorie. Da lì il precipitare della situazione: «Non si decide unilateralmente chi deve partecipare e chi no» ha commentato Michele Gentile della Cgil tanto più, ha sottolineato «che il ministro ci ha messo nelle mani dei fogli dicendo che abbiamo 48 ore di tempo per studiarne il contenuto e rispedire via mail gli eventuali rilievi da sottoporre alla sua valutazione».
Un metodo che in realtà non è piaciuto nemmeno ai colleghi di Cisl e Uil che pur sono rimasti seduti al tavolo. «Il problema sollevato dalla Cgil è reale - ha detto Paolo Pirani della Uil - ma abbiamo ritenuto di non segnare subito una rottura per una questione di metodo». Cgil, Cisl e Uil, comunque, sono intenzionate a mantenere una linea comune e già oggi partiranno le verifiche incrociate sul documento ricevuto.
Non che le «linee programmatiche» comunicate da Brunetta scendano molto nel concreto: il testo consegnato alle parti sociali elenca principi generali e impostazioni politiche e non fa alcun riferimento alle iniziative trapelate nei giorni scorsi (la licenziabilità del medico compiacente o la possibilità per l´ufficio di non accettare il reintegro del dipendente licenziato). Il ministro intende scendere nei particolari solo attraverso decreti legislativi: per adesso ha ufficializzato la figura del dirigente-manager e l´intenzione di recuperare, entro 3-5 anni, il 20 per cento di produttività fino a 40 miliardi di risorse. Ma se il «come» è quello che trapela dalla bozza circolata nei giorni scorsi, par di capire che la strada non sarà facile. Anche l´opposizione si fa sentire: «Non servono più leggi, che anzi finirebbero per indebolire lo strumento della contrattazione, ma bisogna applicare le regole che ci sono già e farle valere a partire proprio dai contratti» ha detto il ministro-ombra Linda Lanzillotta che domani incontrerà i sindacati.
L´inizio traumatico del confronto è destinato a pesare: «Se il buongiorno si vede dal mattino, pare a noi che tiri aria di tempesta - ha detto Carlo Podda della funzione pubblica Cgil - escludere la possibilità di un negoziato vero e proprio è un modo certo per rendere molto impervia la strada verso l´obiettivo». Ancor più netto il giudizio di Enrico Panini, Cgil scuola: «Il ministro cambi o comincia il conto alla rovescia per la mobilitazione». Spezza invece una lancia a favore del collega, il ministro del Welfare Maurizio Sacconi: «Chi si alza dal tavolo ha sempre torto. Ha torto in sé, ma soprattutto si isola rispetto alle altre organizzazioni sindacali».


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