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Repubblica-Starnone: Peggio non si poteva così si ritorna agli anni Cinquanta

L'INTERVISTA Lo scrittore, per trent'anni insegnante alle superiori, boccia la riforma Starnone: "Peggio non si poteva così si ritorna agli anni Cinquanta" come al mercat...

02/02/2002
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la Repubblica

L'INTERVISTA
Lo scrittore, per trent'anni insegnante alle superiori, boccia la riforma
Starnone: "Peggio non si poteva così si ritorna agli anni Cinquanta"
come al mercato Ho l'impressione che vogliono imporci un modello in cui l'istruzione possa diventare una merce
MARIA NOVELLA DE LUCA


ROMA '#8212; "Una riforma peggiore di questa non se la potevano inventare. La scuola che il Governo disegna ci riporta agli anni Cinquanta, alla scuola vuota e classista che ho fatto io, figlia del fascismo e dell'idea che istruzione volesse dire, soltanto, disciplina e nozionismo". Domenico Starnone, 59 anni, ex professore e oggi scrittore a tempo pieno, trent'anni di insegnamento alle superiori, boccia la riforma Moratti con severità e amarezza insieme. "Ho la sensazione che si siano seduti attorno ad un tavolo non per replicare la riforma Gentile, ma per imporci un modello in cui l'istruzione possa diventare una merce. Ci sono voluti anni ma ci sono riusciti...". Un giudizio duro quello di Starnone, a tratti ironico, che ricorda uno dei suoi primi libri, le corrosive "cronache scolastiche" di "Ex cattedra", racconti senza pietà di studenti e professori.
Starnone, perché parla di un ritorno agli anni Cinquanta?
"Perché mi sembra che il punto centrale di questa riforma sia quello di tornare a ratificare tra gli studenti le diseguaglianze della società. Esattamente come quando andavo a scuola io e al contrario di quanto in tanti anni di insegnamento si è cercato di fare, perché l'istruzione diventasse un prodotto culturale per tutti. Tante volte abbiamo fallito e tante abbiamo vinto. Adesso no. Chi nasce destinato a studiare studierà, gli altri a 13 anni dovranno già scegliersi il lavoro che faranno da grandi. E la crescita? E la formazione? E' un disastro. siamo tornati alla scuola di De Amicis".
Cioè alla scuola di "Cuore", di Bottini, Franti e compagni?
"Esattamente. In quella terza elementare c'erano cinquantaquattro allievi. Ma per tutto il libro noi sentiamo parlare soltanto delle imprese di una decina di bambini, perché sono soltanto dieci i bambini a cui il maestro si rivolge. Gli altri non esistono. Non ci sono. Forse non continueranno a studiare. Cancellati. Negli anni in cui ho fatto il professore, anni tormentati e confusi, insieme a tanti altri insegnanti noi abbiamo cercato di formare non solo quei dieci allievi del libro Cuore ma anche gli altri quarantaquattro. La differenza è qui. La scuola di Berlusconi invece darà un futuro soltanto a pochissimi. Che potranno pagarsi l'istruzione".
Qui però parliamo di scuola pubblica.
"No, questo è l'inizio di uno smantellamento progressivo della scuola pubblica a favore di scuole private dove le famiglie pagheranno qualunque cifra pur di assicurare una buona istruzione ai loro figli. All'inizio ci sarà la divisione tra studentistudenti e studentilavoratori. Poi via via anche l'istruzione non professionale sarà ridimensionata. Il processo è già iniziato: l'accorpamento delle classi, il taglio delle cattedre, aule sempre più piene di studenti, così che il dialogo con il professore diventa impossibile. Risultato: college, università private, e fuga degli insegnanti".
Chi sceglierà l'avviamento professionale d'estate potrà lavorare nelle aziende.
"Potrà cioè andare a fare il lavoro nero... La verità è che i "professionali" diventeranno le scuoleghetto per bianchi poveri e per immigrati. Ma in realtà la cosa peggiore di questa riforma è che si tratta di una nonriforma".
Una nonriforma?
"Sì, nel senso che non cambia nulla ma peggiora la situazione attuale. Il risultato è che la scuola continuerà a vivacchiare così, recuperando dal passato il sette in condotta e tagliando fuori tutti i ragazzi che non applicheranno le famose tre I di Internet, Inglese e Impresa".
I ragazzi appunto. La riforma l'hanno già bocciata.
"Una reazione naturale, ma non credo che la loro vita cambierà molto. Perché, appunto, nella sostanza la rivoluzione non c'è. Qualche professore magari applicherà il richiamo alla "serietà", aumentando interrogazioni e compiti scritti, e riducendo ancora di più lo spazio di dialogo con gli studenti".
Starnone, ma qualcosa è cambiato da quando lei pubblicò le famose "cronache scolastiche" nel libro Ex cattedra?
"No. La scuola è la stessa di diciassette anni fa, ma con qualche peggioramento, e la grande disillusione di quanti, come me, hanno creduto in un progetto diverso. Siamo tornati indietro. Ogni progetto di riforma si è arenato, compresa quella di Berlinguer che pure tra tanti difetti aveva degli elementi positivi".
Il suo è un "no" senza appello
"Credo veramente che questa riforma così come è stata annunciata sia un disastro per la scuola italiana che già è in cattive condizioni. Hanno ragione gli studenti quando dicono che l'istruzione non si può trasformare in merce. Ma forse anche questa riforma si fermerà a metà strada...".


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