Repubblica-Solo grazie al tempo pieno io lavoro e i bimbi sono felici"
LA STORIA Il racconto di una ricercatrice, madre di tre figli: "L'alternativa è parcheggiarli" "Solo grazie al tempo pieno io lavoro e i bimbi sono felici" la scuola Sapp...
LA STORIA
Il racconto di una ricercatrice, madre di tre figli: "L'alternativa è parcheggiarli"
"Solo grazie al tempo pieno io lavoro e i bimbi sono felici"
la scuola Sappiamo che lì non sono soltanto custoditi stanno con insegnanti che li conoscono bene
il privato L'esperienza con il nido è stata pessima Pago le tasse e voglio di meglio dallo Stato
VERA SCHIAVAZZI
"Senza il tempo pieno, mia figlia Elena non sarebbe uscita dal guscio e non si sarebbe integrata così bene con i compagni. Mio marito ed io riusciamo a farcela con tre bambini perché sappiamo che fino alle 4 e mezzo del pomeriggio non sono soltanto "custoditi", ma stanno con i loro insegnanti, persone straordinarie che non si limitano a fargli imparare l'italiano o la matematica ma conoscono i loro problemi personali, sanno giocare, sono al loro fianco anche quando si tratta di assaggiare gli spinaci?".
Silvia Baboardo fa la ricercatrice al Politecnico, si occupa di elettrochimica, il marito, Mauro Rajteri, è ricercatore al "Galileo Ferraris". Hanno tre figli, Elena di 8 anni, in terza elementare alla "Dal Piaz" di Parco Ruffini, Luca che entrerà in prima a settembre, Marco che frequenta ancora il nido. "Sono stata fortunata perché mi hanno aiutato i nonni - racconta Silvia - Ma solo il più piccolo ha potuto frequentare un nido comunale e per un anno soltanto. Elena non ci è andata, Luca l'ho inserito in un nido privato, pagando molto e ricevendo in cambio un servizio peggiore. Poi è arrivata la materna, ottima, tempo pieno anche lì. Ho cominciato a frequentare il Coordinamento genitori dopo la prima figlia, quando ho capito quanto è difficile lavorare ed essere madre in una grande città. Vede, noi siamo fortunati, abbiamo stipendi statali da 1.500 euro al mese ciascuno, molto più di tanti altri, anche se non sempre bastano e anche se la ricerca scientifica è minacciata da tagli disastrosi. Ma io voglio mandare i miei figli alla scuola pubblica proprio perché è di tutti. Voglio che sia laica, uguale per chi ha mezzi economici e per chi non ne ha. E non basta?". Come non basta? "Voglio che sia di alto livello, che prepari i nostri figli a essere alla pari con gli altri ragazzi europei. Per questo ho scelto il tempo pieno: inglese, informatica, insegnanti preparati e motivati che seguono i bambini per più anni di seguito. Se questa scuola diventa uno "spezzatino" sarà un danno gravissimo per tutti".
Ma il tempo pieno, 40 ore alla settimana come quelle di un operaio o di una segretaria, non rischia di essere troppo pesante a sei anni o anche a nove? "Per noi è stato il contrario. Bisogna distinguere tra un "parcheggio" utile solo ai genitori ed educazione dei bambini. Io come madre me la sono cavata grazie a questo orario dei bambini, ai nonni, al fatto che nel mio lavoro non si timbra il cartellino. Ci siamo organizzati con altri genitori della scuola, così porto i miei bambini solo due mattine alla settimana, insieme a dei compagni, gli altri giorni tocca ai nostri amici. Quando il tempo lo permette ci spostiamo in bicicletta: Marco sul seggiolino, gli altri due seguono pedalando, perché viviamo sopra una pista ciclabile. Ma dentro la scuola non vogliono tenere le rastrelliere, così leghiamo le bici dei bambini fuori. Finora hanno rubato la mia, molte volte, mai quelle piccole? Poi vado a lavorare, alle 4 "stacco" e vado a prenderli. Due volte alla settimana c'è ginnastica in una palestra privata (una volta tocca a me, un'altra a un'altra mamma). Quando arriviamo a casa io cucino e Elena studia un po': grazie al tempo pieno i compiti si fanno perlopiù a scuola e ai bambini resta anche qualche ora per non fare nulla. Nel week-end, finalmente, si sta tutti insieme. La sera e la notte scrivo e cerco di seguire i miei lavori scientifici. Ma mi va bene così, dico sempre che questo è il prezzo dell'emancipazione. Adesso però sono andata a scuola a iscrivere Luca in prima e non si capisce più niente: non ci sono più le 40 ore, non ci sono più neanche i moduli che permettevano ad altri genitori di fare scelte, sacrosante, diverse dalla mia. Si finirà col fare 36 ore per tutti, spezzettate in tante parti, con interlocutori diversi. Poi saranno ancora di meno? Ad esempio, la mensa verrà data solo a chi la chiede, così i bambini dovranno farla con chi trovano, non col loro insegnante. Chi ha scritto questa riforma forse non sa che cosa vuol dire per i bambini il momento di mangiare o quell'ora libera che viene dopo la mensa o il fatto di fare gruppo con gli stessi compagni che fanno tutti insieme le stesse cose. I loro insegnanti li conoscono a uno a uno, sanno se hanno un problema, sanno farli parlare".
Nel quartiere di Silvia e dei suoi bambini, la richiesta di tempo pieno continua a crescere. "E invece la risposta che riceviamo assomiglia a quella della sanità: livelli minimi per tutti, chi vuole di più paghi, vada da un'altra parte, nel privato. Mi dispiace, io non ci sto: allo Stato pago le tasse, sarei disposta anche a pagarne un po' di più, ma dallo Stato, per i miei figli, voglio qualcosa di meglio".