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Repubblica-Sì ai docenti di religione in ruolo

Il disegno di legge va al Senato: prevede l'immissione di 20mila insegnanti Sì ai docenti di religione in ruolo Primo via libera alla Camera, l'Ulivo si spacca SILVIO BUZZANCA ROMA -...

06/12/2002
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la Repubblica

Il disegno di legge va al Senato: prevede l'immissione di 20mila insegnanti
Sì ai docenti di religione in ruolo
Primo via libera alla Camera, l'Ulivo si spacca

SILVIO BUZZANCA

ROMA - Al Senato la devolution, alla Camera il sì ad una legge che concede ai 20 mila insegnanti di religione, sempre scelti dai vescovi, gli stessi diritti degli altri colleghi. Avranno gli stessi soldi e saranno tutelati dalle stesse norme. Saranno assunti a tempo indeterminato e in caso di esubero potranno passare ad insegnare altre materie. Tutto previsto dal disegno di legge presentato lo scorso 6 maggio dal ministro dell'Istruzione Letizia Moratti con il concerto dei colleghi La Loggia, Frattini e Tremonti. Una proposta abbinata a diverse proposte di deputati. Proposte trasversali, visto che all'idea di sistemare in ruolo gli insegnanti di religione avevano pensato in molti: un gruppone di Forza Italia, quelli di An, il diessino Lumia, i popolari della Margherita.
Uno schieramento composito che ha finito per spaccare l'Ulivo, ricreando la vecchia contrapposizione fra laici e cattolici sulla concezione dello Stato e della scuola pubblica I Ds, infatti, hanno votato no insieme a Rifondazione, Verdi. socialisti dello Sdi e repubblicani. Solo due diessini si sono detti favorevoli: Lumia e Olivieri. Il centrodestra, l'Udeur e la Margherita hanno detto hanno detto sì e sul tabellone sono comparsi 235 voti favorevoli e 105 contrari. Undici deputati hanno scelto l'astensione. Fra questi i socialisti del Nuovo Psi, alcuni cattolici come Franca Bimbi. Dalla Margherita sono arrivati sette no: fra di loro Antonio Maccanico e Roberto Giachetti.
Adesso il provvedimento passa al Senato e nelle aule di Palazzo Madama si ripeterà lo scenario e lo scontro di Montecitorio. Da una parte i partiti favorevoli dicono che la legge mette finalmente fine allo stato di precarietà in cui vivono adesso gli insegnanti di religione. Dall'altra i laici che protestano sulle modalità di scelta di questi insegnanti: un potere che rimane al vescovo della diocesi dove sorge la scuola. Agli impieghi statali si accede per concorso e in condizioni di uguaglianza e non è questo il caso: un'autorità terza, lo stato del Vaticano, effettua sulla base di assoluta discrezionalità le assunzioni. Una volta entrati in ruolo i docenti di religione potranno, con questo provvedimento, insegnare anche altre materie scavalcando così colleghi precari in attesa del ruolo da anni", denuncia la diessina Gloria Buffo.
"I docenti revocati dalla diocesi - osserva il socialista Roberto Villetti - o quelli in esubero potranno accedere ad altri insegnamenti che nulla hanno a che vedere con l'insegnamento della religione. Una sorta di cassa integrazione a vita. Non c'è lavoratore precario che possa vantare simili paracadute, men che meno i precari della scuola". Secondo Villetti, "solo nel caso degli insegnanti di religione il centrodestra, che è andato a testa bassa contro l'articolo 18 in nome della flessibilità, riscopre il valore del posto fisso".


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