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Repubblica-Scuole superiori, ecco la riforma stage in azienda anche per i liceali

Scuole superiori, ecco la riforma stage in azienda anche per i liceali E l'ultimo anno si studia per l'università. I sindacati: troppa confusione Sul sito del ministero dell'...

19/01/2005
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la Repubblica

Scuole superiori, ecco la riforma stage in azienda anche per i liceali
E l'ultimo anno si studia per l'università. I sindacati: troppa confusione
Sul sito del ministero dell'Istruzione, la bozza del decreto di riordino Dure le critiche
Cambiano nome gli istituti tecnici. Spetterà alle Regioni la gestione della formazione professionale
MARIO REGGIO


ROMA - Generico, ambiguo, fumoso. Questi i commenti più teneri alla bozza di decreto di riforma della secondaria superiore, apparso ieri senza annunci ufficiali su sito del ministero dell'Istruzione. Il ministro Letizia Moratti chiede ora la collaborazione di tutti, sindacati, Regioni, associazioni dei docenti e via discorrendo, ma è proprio da lì che arrivano le critiche più dure. Per il ministro il decreto è sì modificabile ma assicura che i percorsi liceali e quelli della formazione professionale avranno pari dignità. Agli studenti di entrambi i percorsi sarà data la possibilità di effettuare stage e tirocini esterni alla scuola". Ma non basta. "Un'altra novità importante è la personalizzazione dei programmi didattici, con approfondimenti mirati delle varie discipline, a scelta dello studente". Il tutto dovrà servire, secondo la Moratti, "a innalzare i livelli culturali, superare le diseguaglianze sociali, garantire pari opportunità di scelta e contrastare la dispersione scolastica".
Basta aggiungere due ore di Filosofia nei programmi degli ultimi tre anni degli otto licei, ridurre a un'ora a settimana l'educazione fisica, assottigliare i programmi professionali negli ex tecnici, ora licei, per fare tutto questo? L'architettura delle "nuove superiori" cancella infatti con un colpo di spugna gli ex istituti tecnici e commerciali. Tutti diventano licei. I percorsi vengono divisi in due bienni e un ultimo anno nel quale si riduce l'orario delle lezioni e si cerca di capire cosa fare all'università.
La formazione professionale prevede corsi di quattro anni ed uno supplementare per sperare di accedere all'università o all'istruzione tecnica superiore. Ovviamente tutti saranno liberi, se lo vorranno, di abbandonare il classico per frequentare i corsi di cameriere in un istituto alberghiero e viceversa.
La prima stilettata al ministro è arrivata dalla Compagnia delle Opere. Il settimanale "Tempi", molto vicino a Cl ed al responsabile scuola di Forza Italia Mario Mauro, scrive nell'ultimo editoriale: "Un decreto terribilmente deludente. Scuole che non sono più né licei né istituti tecnici, dove si studia poco e male di tutto. Il lavoro? La specializzazione? Se ne parla dalla terza in avanti. Esattamente quello che voleva Berlinguer. Valeva la pena buttare all'aria la scuola italiana per riproporre dopo 5 anni lo stesso pasticcio?".
E se da Cl il messaggio è forte e chiaro, ed a parte la stroncatura ufficiale da parte dell'Udc, anche dalle Regioni arriva un avvertimento al ministro. "La bozza di decreto evidenzia un'ambiguità enorme - dichiara Mariangela Bastico, assessore regionale all'Istruzione e alla Formazione dell'Emilia Romagna - parla di percorsi professionalizzanti. Cosa vuol dire? Un decreto attuativo deve essere chiaro e comprensibile e non far capire, senza dirlo, che le Regioni dovranno gestirsi la formazione professionale con dei pezzi misteriosi degli ex istituti tecnici. E poi: la maturità presa dagli studenti del liceo tecnico sarà spendibile sul mercato del lavoro, come adesso, o permetterà solo l'accesso all'università? Le Regioni hanno una linea chiara: il sistema deve restare unitario, lo Stato ne disegna l'architettura, alle Regioni spetta la gestione del personale e l'organizzazione didattica. Il 26 gennaio ci incontreremo tra assessori per ribadire la nostra posizione".
Duro anche il commento di Enrico Panini, segretario della Cgil: "Abbonda la confusione, manca ogni riferimento alla copertura finanziaria, c'è un'evidente pochezza d'idee e si conferma la forte discriminazione sociale che contiene".


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