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Repubblica: Scuole da chiudere, è scontro le Regioni bloccano il decreto

Berlusconi: il tempo pieno resta. Ma la bufera non si placa

17/10/2008
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la Repubblica

I governatori: "Via la minaccia del commissario o non diamo l´ok" No della Gelmini
MARIO REGGIO

ROMA - Sulla chiusura delle scuole con meno di 50 studenti e l´accorpamento di quelle che hanno meno di 300 allievi, lo scontro tra il governo e le Regioni si è consumato. I governatori hanno deciso di porre una pregiudiziale: o l´esecutivo cancella l´articolo 3 del decreto sui costi della sanità nel quale si prevede il commissariamento delle Regioni che entro il 30 novembre non avranno messo in pratica il piano, oppure diserteremo la Conferenza unificata Stato-Regioni. E così è successo: il presidente dei governatori, Vasco Errani, ha posto la pregiudiziale, approvata all´unanimità, ma il ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini ha risposto con un secco rifiuto. Il ministro per i rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, ha preso atto ed ha rinviato a data destinarsi il prossimo incontro.
«Il governo deve dirci che eliminerà dal testo quella norma - ha dichiarato al termine dell´incontro dei presidenti delle Regioni Vasco Errani - perché il dimensionamento delle scuole è costituzionalmente di competenza degli Enti locali, e poi lo abbiamo appreso dopo che è stato reso noto il testo del decreto che tra l´altro riguarda la sanità. Ora il cerino è nella mani del governo».
Mentre si consuma la crisi istituzionale tra le Regioni e Palazzo Chigi, il premier Silvio Berlusconi rassicura le mamme sul tempo pieno. «Sarà confermato dove c´era e incrementato del 50 o 60 per cento - afferma da Bruxelles - Ci saranno più insegnanti a disposizione con il maestro unico, voglio così tranquillizzare le mamme in piazza con cartelli dove c´è scritto il contrario della realtà». Ma le sue parole non sembrano avere un effetto reale visto il calendario delle manifestazioni dei prossimi giorni.
E i sindacati che scenderanno in piazza il 30 ottobre? «Come è possibile arrivare a quello che dice il presidente del Consiglio se almeno 130.000 persone tra docenti e Ata andranno via? Basta leggere la legge 137 - osserva il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo - per capire che le cose non stanno come le raccontano: il tempo pieno dipenderà dagli organici disponibili ed è chiaro che se gli insegnanti diminuiscono il tempo pieno non si farà». Sulla stessa lunghezza d´onda il leader della Cisl scuola, Francesco Scrima: «Ma il presidente del Consiglio ha letto i provvedimenti emanati dal suo governo? Ce lo chiediamo dopo l´ennesima boutade con cui promette alle mamme un aumento del 50-60% di tempo pieno».
«Se non c´è un confronto vero e trasparente tutto è opinabile» commenta il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna, mentre la Gilda è disposta a credere al premier «soltanto quando rispetterà prima l´impegno, assunto solennemente in televisione durante la sua passata legislatura con gli italiani e con l´allora ministro Moratti, di investire 10 miliardi di euro nel settore dell´istruzione». Il rischio quale è? Forse quello evocato dall´ex ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni: «Con l´eliminazione del tempo pieno dall´ordinamento scolastico, i bambini usciranno da scuola alle 12.30, e finiranno parcheggiati davanti alla tv. Insomma, meno Giulio Cesare e più Cesaroni».

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