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Repubblica: Scuola, trovare i supplenti costa 50 milioni

Ecco il bilancio annuale negli istituti primari. La denuncia di Tuttoscuola. Il ministro Fioroni: cambiare i meccanismi burocratici

31/10/2006
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la Repubblica

Telegrammi, chiamate, spese di segreteria. Latina, 574 telefonate per avere un sì

Per sostituzioni brevi i precari indicano fino a 30 istituti e possono rifiutare l´incarico
MARIO REGGIO

ROMA - Più di 50 milioni di euro spesi ogni anno dalle scuole primarie, un tempo si chiamavano elementari, per cercare un docente precario disposto ad una supplenza di qualche giorno. Telegrammi, telefonate, impiegati delle segreterie scolastiche mobilitati per ore, a volte senza nessun risultato concreto. E a quel punto scatta la diaspora degli studenti dirottati in altre classi. Con relativa levata di scudi degli insegnanti di ruolo. Un marasma che è partito nel 2003, in piena gestione morattiana, anche se l´infernale meccanismo data dal 2.002.
La denuncia arriva dalla newsletter mensile di Tuttoscuola, che però precisa come la valutazione della spesa sostenuta dalle scuole è solo una stima. Ma a sostegno della sua tesi cita una scuola elementare in provincia di Latina, dove le segretarie hanno dovuto effettuare 574 telefonate prima di trovare un supplente disponibile alla supplenza breve. Il precario ha detto sì, ma sarebbe arrivato a scuola a fine mattinata, mantenendo il diritto ad essere pagato per la giornata di servizio. Perché accade tutto questo?
Il regolamento in vigore prevede che la convocazione venga effettuata per telegramma. La trafila è così complessa da apparire assurda. Un insegnante è assente per malattia, o per altri motivi. La segreteria della scuola scartabella l´elenco delle graduatorie dei docenti che hanno dato la disponibilità. Prima li cerca al telefono. Se non li trova spedisce un telegramma, poi aspetta la risposta. L´insegnante precario ha diritto ad iscriversi a 30 diversi istituti, ma non ha l´obbligo, una volta rintracciato, di dare la sua disponibilità. E senza alcuna conseguenza sul livello in graduatoria. Certo, perderà quello straccio di punteggio che gli permetterebbe di salire magari di un posto. Ma molto spesso non conviene, specie se la supplenza è di pochi giorni a magari centinaia di chilometri dal luogo dove abita.
Prima dell´entrata in vigore del nuovo regolamento le regole per le chiamate di supplenza prevedevano, precisa Tuttoscuola, in caso di rifiuto della proposta di nomina senza un giustificato motivo la retrocessione del docente in fondo alla graduatoria. Nel passato il supplente doveva avere il domicilio, non la residenza, nella provincia che aveva scelto. Ora questa regola non c´è più.
Un meccanismo infernale che grava anche sull´attività del personale amministrativo che perde centinaia di ore l´anno alla ricerca disperata di un supplente, a danno delle altre mansioni che fanno funzionare un istituto. Ma ora sembra che anche il ministero della Pubblica Istruzione abbia capito che la questione va affrontata e risolta. «Nella Finanziaria in discussione in Parlamento l´autonomia scolastica tornerà ad essere gestita direttamente dagli istituti scolastici - afferma il ministro Giuseppe Fioroni - tre miliardi di euro, suddivisi tra le scuole, che decideranno come impegnare il budget tra programmi di offerta formativa, spese correnti e supplenze brevi. Su queste ultime è previsto un risparmio di 25 milioni di euro. E poi si devono cambiare i meccanismi che hanno portato a questa situazione ingestibile. Il ministero della Pubblica Istruzione è pronto ad aprire un confronto con le organizzazioni sindacali per trovare le giuste e appropriate soluzioni».
D´accordo con il ministro Fioroni il segretario nazionale della Cgil Enrico Panini: «Da quando è entrato in vigore il nuovo regolamento ne chiedo una profonda modifica, così non funziona proprio - afferma - ho sollecitato un incontro al ministro una quindicina di giorni fa. Ma dobbiamo fare in fretta, i disagi nelle scuole sono troppo evidenti».


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