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Repubblica: Scuola, si impara più al Nord che al Sud

Nuovi criteri e modalità di ricerca: l´Istituto per la valutazione del sistema educativo cambia strada e ribalta i risultati delle precedenti rilevazioni

06/07/2007
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la Repubblica

Il ministero: divario presente già alle elementari, ma cresce alle superiori

MARIO REGGIO

ROMA - I livelli di apprendimento degli studenti delle regioni del Nord sono maggiori rispetto a chi frequenta le scuole del Sud, sia alle elementari che alle superiori. Il divario si accentua con il passaggio dalle primarie alle medie ed ai licei. Sono i primi risultati del nuovo corso dell´Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione e formazione, «in pratica smantellato durante i cinque anni della gestione di Letizia Moratti - afferma Benedetto Vertecchi, ordinario di Pedagogia Sperimentale a Roma Tre e direttore dell´Invalsi prima del ministero Moratti - per cinque anni, l´Invalsi, diretto dall´ingegner Giacomo Elias, ha sfornato dati privi di validità scientifica, per sua stessa ammissione, basati su questionari volontari lasciati alla gestione delle scuole. Per cinque anni l´Italia ha perso il passo con lo sviluppo della ricerca internazionale, provocando un ritardo che sarà arduo recuperare». È bastato che il ministero della Pubblica Istruzione mettesse in campo un gruppo di "rilevatori esterni" per scoprire la verità.
Secondo la rilevazione del 2005-2006, con il vecchio metodo, nei test di italiano della seconda elementare i ragazzi del Nord avevano un punteggio inferiore a quello del Sud di oltre 11 punti percentuali. Per matematica la differenza era di 10,7 punti percentuali e per scienze di 8,5 punti, sempre a discapito del Nord. Per la quarta elementare i risultati dei test indicavano che i punteggi del Nord erano inferiori a quelli del Sud del 6,4 in scienze, del 9,7 in italiano e di addirittura di 20 punti in matematica. I risultati dunque presentavano una scuola del Sud che andava molto meglio di quella del Nord, una realtà in contrasto sia con la percezione collettiva sia con i risultati delle indagini internazionali.
Secondo i primi dati dell´indagine, fatta per campione, nel 2006-2007, con i rilevatori esterni, in seconda elementare in italiano i ragazzi del Nord hanno un punteggio superiore di 2,8 rispetto a quelli del Sud. Per matematica e scienze i livelli sono sostanzialmente analoghi. Per la quarta elementare i dati indicano un vantaggio degli studenti del Nord di 5 per cento in italiano e una sostanziale uniformità per matematica e scienze. Per quanto riguarda i risultati della scuola secondaria di primo e secondo grado, i dati confermano che esiste una divario tra il nord e il sud del Paese e che questo cresce nei gradi superiori di scuola. La buona notizia, secondo il ministro, è che questo divario sembra essere meno marcato di quello che indicano le indagini internazionali, note come "Pisa". «Crediamo che questa differenza - ha osservato Fioroni - sia dovuta al fatto che quando le indagini si concentrano su quello che la scuola effettivamente fa, cioè lavorare sull´apprendimento dei ragazzi, le differenze tra aree sono meno marcate. Il divario nelle competenze misurate da "Pisa" riflette anche quello che i ragazzi apprendono dal contesto sociale in cui sono inseriti, e in questo le scuole del sud sono più svantaggiate». Oltre a lanciare un appello contro la «molestia statistica» alle scuole, costrette ogni anno a fornire dati già noti, il ministro ha ricordato che tra i compiti affidati all´Invalsi c´è anche quello di valutare gli apprendimenti utilizzando le prove degli esami di maturità di quest´anno, di aiutare le scuole meridionali ad innalzare il livello di apprendimento degli studenti utilizzando i 3 miliardi e 700 milioni di euro che arriveranno alle scuole nei prossimi 7 anni dall´Unione Europea, di studiare proposte per la valutazione dei dirigenti scolastici.
Riuscirà l´Invalsi a recuperare il tempo perduto? «I propositi sono abbastanza positivi - commenta il professor Benedetto Vertecchi - ma non bastano le buone intenzioni, servono i ricercatori esperti nelle nuove metodologie informatiche, che in Italia si contano sulle dita di una mano, e per formarli occorrono da due a tre anni».


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