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Repubblica-Scuola moderna, il "portfolio delle conoscenze"

Scuola moderna, il "portfolio delle conoscenze" CORRADO AUGIAS C aro Augias, ecco il dialogo (neanche tanto immaginario) avuto con mia figlia all'uscita da scuola: oggi il tutor ...

21/11/2004
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la Repubblica

Scuola moderna, il "portfolio delle conoscenze"

CORRADO AUGIAS

C aro Augias, ecco il dialogo (neanche tanto immaginario) avuto con mia figlia all'uscita da scuola: oggi il tutor ha assemblato il portfolio delle competenze e delle conoscenze per stabilire i nostri crediti e debiti formativi (noi li chiamavamo compiti in classe, interrogazioni e voti), ci ha somministrato le P. P.3 (Progetto Pilota 3) dell'Invalsi (Istituto nazionale valutazione sistema dell'istruzione), in collaborazione con l'Indire (Istituto nazionale documentazione per innovazione e ricerca educativa), anche nell'ambito del Larsa (Laboratorio approfondimento recupero e sviluppo degli apprendimenti); sai, non ho ancora visto il laboratorio, ma è descritto nel libretto che il Miur (Ministero istruzione, università e ricerca; sparita la parola "pubblica"). Eccetera. Perbacco, questa sì che è modernità.
Massimo Manzoni, Bologna
massimo.manzoni2@tin.it
G entile Augias, sono la mamma di Giorgio, sei anni, che ha iniziato il primo anno alle elementari. Il primo giorno eravamo emozionati, bambini e genitori. Giorgio era curioso di conoscere le nuove maestre, avendo lasciato a malincuore quelle della materna. Per fortuna, pensavo io, l'anno scolastico partirà "con tutti gli insegnanti in classe sin dal primo giorno di scuola", come aveva detto il ministro.
Sorpresa! Veniamo a sapere che le maestre che avranno il delicato compito di accompagnare i bambini dalla scuola dell'infanzia (noi la chiamavamo materna) alla primaria (elementare, per capirsi) hanno un incarico temporaneo, perché le graduatorie definitive (peraltro sempre per incarichi precari) non sono ancora pronte. Le povere maestre, che ringrazio per essersi comportate in modo esemplare, ci hanno raccontato i programmi. Un'ora di ginnastica a settimana, una d'inglese, l'informatica ancora non si sa, religione però due ore con l'insegnante già identificata. Domanda: invece di affannarsi a cambiare quello che nella scuola funzionava, non si poteva migliorare ciò che non funzionava?
Marina Davoli
mro380@hotmail. com
R isposta : no che non si poteva. Bisognava dare il segno del cambiamento, vistoso, sbandierato nei titoli dei telegiornali, aperto verso un radioso avvenire, imbottito di sigle altisonanti e di termini inglesi perché fosse evidente il suggello della modernità. Che orrore quel "portfolio delle conoscenze" appiccicato addosso a dei bambini. Quale patetico eccesso quel profluvio di termini di stampo aziendale in una scuola ridotta com'è ridotta, affidata quasi esclusivamente alla buona volontà e all'esperienza degli insegnanti.
Parole, solo parole. Ma possibile, mi chiedo, che anche nel loro interesse, costoro non si rendano conto di coprirsi di ridicolo a promettere cose che non potranno essere mantenute? Lo so qual è il demone che li agita. La smania di far vedere che nulla sarà più come prima, dare il segno che i tempi sono mutati, che "loro" sono lì. Pretesa legittima, se si vuole; ogni governante vorrebbe fare altrettanto. Ma quando poi i mezzi sono quelli che sono, le competenze scarseggiano, scarseggia perfino la buona tattica politica (diciamo pure la furbizia) di coinvolgere nei cambiamenti gli interessati, allora tutto precipita in un confuso velleitarismo e ci ritroviamo davanti il penoso spettacolo di queste settimane, un film che francamente non avremmo più voluto rivedere.


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