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Repubblica: Scuola, la protesta riempie le piazze mezzo milione contro la Gelmini

In 350mila solo a Roma. Contestazione a sorpresa sotto il ministero

18/10/2008
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la Repubblica

Roma

Nella capitale la pioggia non ferma il corteo. Disagi in tutta Italia per lo stop dei trasporti
MARINA CAVALLIERI

ROMA - Sotto un ombrellino zuppo color arcobaleno un bambino di otto anni grida serissimo e senza timidezze: «Giù le mani dalla scuola». È uno dei tanti baby-difensori dell´istruzione pubblica arrivato, con mamma e maestre al seguito, nel corteo che ieri ha attraversato la città. Il popolo della scuola è sceso in piazza, compatto come mai, incredibilmente unito. Sono trecentocinquantamila. Forse di più. Marciano indifferenti alla pioggia che scende fitta, legati dagli stessi bisogni più che dalle bandiere.
È un venerdì duro di protesta e lo sciopero nazionale indetto dai sindacati autonomi riunisce migliaia di persone ma non tutte con la stessa divisa. Partono puntuali da piazza della Repubblica, ma è un corteo senza sorrisi e senza folclore, «incazzato», non ci sono balli e canti a rallegrare, come non c´è la sinistra radicale e chic che a volte s´incontra. È un corteo pacifico che non intende però fare sconti. Ci sono gli operai di Pomigliano, i vigili del fuoco con la divisa, quelli con lo striscione «Ridateci il ministero della sanità» ma sono i rappresentanti della scuola i più numerosi. Sono qui contro «un attacco a tutto campo» e per arginare «una distrazione collettiva» che consente di mandare alla deriva la scuola pubblica. Sfilano oggi e minacciano di farlo ancora perché questa battaglia «si vince ora o si perde per sempre». Ed è qui, nelle strade dense di folla, che circola palpabile una preoccupazione profonda, si diffonde pericolosa una nuova paura.
Ecco una maestra di Monterotondo, si chiama Gigliola: «Stanno distruggendo la scuola, non è un problema di grembiulini, sono trent´anni che insegno, sono stata maestra unica ma lavorare con altri colleghi è stato solo bello e utile. Ora con questi tagli avremo classi sempre più numerose e sarà più difficile seguire i bambini». Ecco un gruppo di genitori con i figli che indossano una maglia «Gelmini non fa rima con bambini». «Non siamo cobas», dicono, «non facciamo politica attiva, andremo anche al corteo del 30 ottobre. Quello che accade oggi è una lenta deriva perché non è che le cose cambino tutte insieme, però un decreto oggi, uno domani, accadrà che un giorno ci si sveglierà con la scuola pubblica che non c´è più». Ecco una maestra, una mamma e un bidello, vengono dalla periferia romana: «Io solo sono cobas», dice l´insegnante, «una grande trasformazione è in atto: con la legge 133 si decide che l´orario sarà di 24 ore, si torna alla scuola del passato e sarà una scuola di élite. Con le classi sempre più affollate, andranno avanti solo quelli che hanno le famiglie dietro che li possono seguire ed aiutare».
Quando il corteo arriva a piazza San Giovanni la coda è ancora a piazza Esedra, gli organizzatori - Cobas e Rdb - gridano soddisfatti: «In questa piazza negli ultimi anni ridotta a spettacolo ci siamo ripresi lo sciopero». Lentamente arrivano tutti, è un popolo distante e incompatibile con il mondo dei Berlusconi, dei Tremonti, delle Gelmini: «Con i ricchi statalisti con i poveri liberisti», scandiscono. Un operaio di colore che viene dal Madagascar ripete: «Sono preoccupato, sono in Italia da 14 anni, i miei figli sono nati qui, a scuola vanno bene ma temo che i più piccoli incontreranno solo ostacoli, è un governo razzista».
«I numeri di questa protesta sono indubbiamente enormi», dice Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei Cobas della scuola. «Uno straordinario successo, ma è soprattutto una grande mobilitazione popolare perché le cifre dello sciopero sono superiori alle nostre forze. Quello che ha spinto tanta gente a venire è aver constatato come il governo quando vuole può intervenire. È stato così con l´Alitalia, con le banche, solo per la scuola non ci sono soldi».
Alla fine uno spezzone del corteo di soli studenti si dirige sotto il ministero di viale Trastevere dove rimarrà sorvegliato dalla polizia, controllato da elicotteri. Ma lo sciopero ha attraversato tutta l´Italia, cinquecentomila complessivamente i lavoratori che hanno manifestato, creando disagi nella sanità e soprattutto nei trasporti. Mentre in molti atenei, da Milano, a Genova, a Ferrara, sono continuate le mobilitazioni. È solo l´inizio, dicono.

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